Incontro con l’autore

 1 marzo 2017, ore 18.30, Villa Ronzani, Gruaro (VE)

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Alberto Garlini

presenta per la prima volta il suo ultimo libro, un giallo che vede come protagonista Saul Lovisoni … nella Bassa Parmigiana tutti lo conoscono: di famiglia ricchissima, una laurea a Harvard in Diritto internazionale, per anni ha fatto il poliziotto. Dopo aver risolto brillantemente alcuni casi, ha scritto un romanzo giallo da un milione di copie, un successo che gli ha portato solo guai… per esempio gli ha fatto perdere il grande amore della sua vita. Ora è un investigatore privato d’eccezione, capace di ricostruire con precisione e sensibilità il romanzo esistenziale che ha condotto a un delitto. Ed è ciò che fa quando una delle famiglie più in vista della città denuncia la scomparsa di Bernardo, quarantenne innocuo, succube prima del padre e poi di due sorelle molto volitive. Cosa c’entra la sua sparizione improvvisa con la morte misteriosa di un bambino e una speculazione edilizia che la famiglia sta per intraprendere? Saul, affiancato da Margherita, assistente stramba ma assai perspicace, ha intenzione di scoprirlo al più presto.

note sull’autore

Alberto Garlini è nato a Parma nel 1969 è scrittore e poeta italiano, curatore del festival letterario Pordenonelegge.it.

Ha pubblicato opere di poesia e narrativa, alcune delle quali tradotte anche in Paesi Bassi e Francia.

Opere:

  • Una timida santità, Sironi Editore, 2002
  • Fútbol Bailado, Sironi, 2004 e Christian Bourgois, 2008 (in lingua francese)
  • Tutto il mondo ha voglia di ballare, Mondadori, 2007
  • La legge dell’odio, Einaudi Stile Libero, 2012 tradotto in: De Bezige Bij (in lingua olandese) e  “Les noirs et les rouges” (in lingua francese)  ed. Gallimard.
  • Piani di Vita, Marsilio, 2015;
  • Il Fratello Unico, ed. Mondadori, 2017.


La gioia di vivere, 1905- Matisse

La gioia di vivere, 1905- Matisse

E’ una delle parole più belle che ci siano. Già il solo pronunciarla ti cambia l’umore. Innanzitutto ti riempie la bocca; come un cibo ricco e appagante ti nutre di sé stessa e infine ti lascia con quel dittongo “ia” che ti obbliga a sorridere. La parola è uscita dalle tue labbra ma ti è rimasto dentro tutto il nutrimento, il suo concetto, che si manifesta nel sorriso.

Cos’è la gioia?

E’ uno stato d’animo in qualche modo imparentato con la felicità. Ma non è mai effimera, ha sempre una certa durata e la riconosci perché produce un piacere intenso al corpo e alla mente. La senti espandersi dentro, dal cuore raggiunge le estremità più lontane e non solo del tuo corpo, hai la sensazione infatti di essere più grande, anzi enorme e di inondare l’etere con la tua essenza. Quando sei pervaso dalla gioia non riesci a stare fermo e devi, correre, saltare, abbracciare e condividere quello che provi con chi ti è accanto. Le labbra non c’è verso che restino chiuse, si aprono eccome, in un largo sorriso che coinvolge tutto il viso, e, chi guarda dall’esterno spesso nota che : “ ti ridono anche le orecchie!” Ed è vero, è proprio così. E poi sei più bello/a, più simpatica e hai una luce speciale che ti circonda, che coinvolge e contagia tutti. Nella gioia diventiamo fabbriche potentissime di adrenalina, noradrenalina, beta-endorfina e l’encefalina, ma anche di ossitocina e vasopressina. Che potenza questa gioia! Un sentimento veramente eccezionale, capace di alleggerire all’improvviso tutti i pesi che portiamo…almeno per un po’.  Ma cosa fa scatenare in noi tanta potenza?

Tu, quando provi gioia?

Marianna Maior

letture consigliate:

http://www.macrolibrarsi.it/libri/__la-rivoluzione-del-cervello-libro.php?pn=5772

http://www.macrolibrarsi.it/libri/__ricette-per-la-gioia-libro.php?pn=5772


 


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Madre Terra (autore sconosciuto, anche per la foto)

“Vita” è la prima parola per una questione logica. “Vita” è l’energia che anima ogni corpo vivente, animale, vegetale e minerale. Tutto vive. Tutto pulsa, tutto è in costante movimento: tutto è vita. Se in me non ci fosse vita io non potrei scrivere qui davanti al mio pc. Senza la vita in realtà, non ci sarebbe proprio niente da scrivere, da dire, da vedere… Nulla di cui parlare, nulla da pensare. Vita  è la conditio sine qua non.

Siamo vivi e quindi respiriamo, mangiamo, beviamo… innanzitutto per vivere. Poi scriviamo, amiamo, corriamo, camminiamo, viaggiamo, cantiamo … per dare un colore alla vita che altrimenti sarebbe apatia o movimento senza senso.
Perchè vita? Perchè è azione, forza, fluidità, morbidezza, pienezza, contro l’inerzia, l’immobilità, la rigidità. Contro la morte.

Tuttavia non è così semplice: una definizione che stabilisca cosa sia la vita non è stata ancora trovata e nessuno, né scienziato , né filosofo, ad oggi, è stato capace di dirci davvero cosa sia. Forse basterà pensare che è un’energia di cui non conosciamo né l’origine, né la fine, né il perchè. Già. Perché viviamo? Perché siamo qui in questi corpi, fatti in questo modo insieme ad altri animali fatti in modi diversi? Perché siamo circondati da piante, sassi e rocce e terra e aria e acqua? Perché viviamo sospesi, attaccati a una sfera in mezzo allo spazio infinito? Ma chi ha detto che è infinito, poi? E se fossimo solo noi talmente piccoli da non vederne i limiti?

La vita è la forza più potente e più sconosciuta. La vita è il mistero più grande con cui l’uomo deve vivere. Eppur vi gioca senza timore alcuno fino a modificarla e distruggerla.
Eppur, la vita è tutto quello che abbiamo. E vivere è forse l’unico modo per scoprirne il senso o forse ne è il senso stesso.
Di certo, la vita è il punto di partenza di ogni cosa e anch’io l’ho scelta come prima parola.
Quindi, innanzitutto: vita!

Marianna Maior ©

Letture consigliate:

http://www.macrolibrarsi.it/libri/__l-anno-migliore-della-tua-vita.php?pn=5772

http://www.lescienze.it/news/2013/12/07/news/definizione_vita_non_soddisfacente_non_esiste-1920964/

https://it.wikipedia.org/wiki/Vita

la parola di Marianna Maior

La Parola f.to di Marianna Maior

Non è facile scegliere la prima parola da far cadere nel web, la prima che metta in vibrazione ogni singolo filo della rete. Ci ho pensato un po’ e subito alcune candidate si sono messe in fila, ciascuna convinta di essere quella giusta. Io le ho guardate attentamente e ascoltate con attenzione, e ho cercato di immaginarle in questo momento storico che la mia mente si rappresenta come un uragano violento, azionato dalla follia religiosa, dall’incapacità politica, dalla superficialità sociale, dall’avidità, dall’ignavia e da tanti altri comportamenti umani purtroppo in sintonia con questi appena citati. Un uragano è quella cosa che stravolge tutto, distrugge case, strade, addirittura modifica il corso dei fiumi e il profilo delle coste. Ma Alan Turing, in un saggio del 1950, scriveva: «Lo spostamento di un singolo elettrone per un miliardesimo di centimetro, a un momento dato, potrebbe significare la differenza tra due avvenimenti molto diversi, come l’uccisione di un uomo un anno dopo, a causa di una valanga, o la sua salvezza» (Macchine calcolatrici e intelligenza, 1950), poi qualcuno modificò il concetto rendendolo più poetico e forse più efficace, dicendo che “il battito d’ali di una farfalla in Brasile può causare un uragano in Texas”, il famoso effetto farfalla. Quindi, eventi all’apparenza insignificanti e privi di valore sarebbero invece la causa di grandi conseguenze. Se questo è vero, come credo, se un battito d’ali può causare un uragano allora deve essere anche vero che una parola ha il potere di fermarlo.
Bene, allora quale parola per iniziare? Mi sa che ho reso la scelta ancor più difficile, a volte le premesse non aiutano. Il primo suono-parola è quello portante e, come le fondamenta di un edificio, segna già il profilo della costruzione sul quale si erige poi tutto il progetto; su di essa si azioneranno tutti gli altri suoni e dovranno essere in sintonia e risuonare armonicamente per poter creare e sorreggere la creazione stessa. A quale parola potrei affidare tutta questa responsabilità?…

Ecco ce l’ho, è la parola Vita.

Vi spiegherò perché nel prossimo post.
Nel frattempo se avete consigli o parole da suggerire son qui! A presto

Per fortuna mio marito ha comprato il libro prima di ascoltare la presentazione! Il 3 giugno infatti ero andata alla presentazione del libro di Telese, “Gioventù, amore e rabbia”, ne ho scritto anche un pezzo che trovate nel blog. Ma quella sera, se avessi atteso la fine del confronto io non avrei mai comprato il libro, mio marito invece che temeva nella fila decise di sbrigare immediatamente la pratica e lo comprò così a scatola chiusa. Per fortuna!

Innanzitutto è un libro scritto bene, le frasi si susseguono rapide, il linguaggio è equilibrato e la lingua italiana è usata con eleganza e sobrietà. Il racconto è intenso, anche se più volte leggendolo mi son ritrovata a pensare ai “Ragazzi della via Pàl”, ma non vuol essere una critica. Il libro di Telese, giornalista del Fatto, commuove e fa incazzare. Se hai non più di quarant’anni con molta probabilità ti rivedi e, purtroppo, trovi in quelle storie anche la tua e ti scappa quel pensiero: “Allora è così anche per altri!”. Già “per altri” e quelle due parole per un attimo fungono da consolazione come nel detto “mal comune mezzo gaudio”. Certo esistono anche i privilegiati, quelli con un cognome che funge da passepartout e anche quelli che il mondo hanno capito subito come gira e si sono adeguati a quel meccanismo spudorato facendo buon viso a cattivo gioco. Ma, escluse le due ultime categorie molto esigue peraltro, “gli altri” son tutti nel calderone senza grandi differenze: sono i precari, i cassaintegrati o comunque gli sfruttati da qualcuno che si arroga il diritto di abusare della propria forza economica e politica.

Telese, racconta molto bene la storia di queste categorie, le sue parole suonano sentite, proprio come qualcuno che c’è passato. Racconta i suoi inizi, le sue delusioni arrivando addirittura a scrivere “ Se sono diventato giornalista io, che ho iniziato così, può davvero diventarlo chiunque”. Ma qui sospetti che, forse, nel racconto della sua storia personale manchino dei pezzi fondamentali. A parte questo, la descrizione della moltitudine è veramente ben rappresentata mentre la storia dell’autore funge solo da scenografia dove in realtà si muovono altri personaggi. Lucilla Calabria, la giornalista Maria Teresa, Ascanio Celestini, gli operai dello stabilimento di Porto Torres, Maria operaia della Fiat. Tutti vittime del famigerato sistema Italia insieme ai ragazzi dei centri sociali che “non sono partigiani come sognano, non sono eroi come pensano e non sono nemmeno demoni come li dipingono….Sono quello che bisogna capire, se si vuole impedire che l’Italia diventi un nuovo campo di battaglia”.

In conclusione è un libro che consiglio: leggetelo.