Quello che state vedendo non è un gioiello, è molto di più ed ha un valore inestimabile: quello di partecipare alla creazione della vita. Si chiama Laminina e quando ho scoperto cosa fosse e quale la funzione di questa struttura magnifica sono rimasta stupefatta: “Dio che meraviglia, ma davvero questa cosa è dentro me?” E sì, è dentro tutti noi. Ma facciamo un passo indietro.

Durante le conferenze in cui parlo dell’acqua, spesso cito il prof. Emilio Del Giudice, come potrei non farlo?! Del Giudice in una delle sue affermazioni paragona l’essere umano a una pozzanghera, questa cosa mi ha sempre molto colpita tant’è che la ricordo sempre, e infatti non solo siamo composti a livello molecolare per oltre il 90% di acqua, ma anche gli stessi elementi presenti in una pozzanghera si trovano dentro di noi. Ma mentre noi conteniamo in una forma l’acqua e in una struttura, la pozzanghera no. Come mai? Ecco, questo Emilio Del Giudice non lo diceva – che io sappia – ma adesso l’ho capito: noi abbiamo la Laminina.

Cos’è dunque e che ci fa dentro noi?

La Laminina è una proteina che tiene collegata tutta la struttura delle cellule umane. Nei libri di scienza leggiamo che è una “proteina fibrosa contenuta nella matrice extracellulare, e svolge il ruolo di collante che tiene insieme le cellule e il tessuto umano. Senza questa proteina, il corpo umano (membra, organi interni, pelle, ossa, muscoli, etc.) cadrebbe letteralmente a pezzi. Le Laminine sono dunque il terreno nel quale si sviluppano e si muovono le cellule; ne consegue che un peggioramento della produzione delle Laminine può portare verso un’alterata architettura tissutale, a scapito di un “sano equilibrio fisico/mentale/emozionale”.

Quindi collega e unisce, e senza di lei saremmo… una pozzanghera appunto. Ma arriviamo alla forma , quella di una croce, simbolo di Cristo. “Noi apprendiamo per mezzo della croce, la cui forma si distribuisce in quattro, che Colui che vi fu appeso è Colui che collega e adatta tutte le cose a se stesso” scrisse Gregorio di Nissa, uno dei Padri della Chiesa vissuto tra il 335 e il 395 circa d.C.

Il Dr. Fazale Rana, biochimico, osservando la forma a croce della Laminina pare abbia affermato: “Ci sono molti modi più sostanziali per utilizzare la biochimica: discutere della necessità di un Creatore. Sono diventato un cristiano quando studiavo la biochimica. La cellula nella sua complessità, l’eleganza, la raffinatezza e l’inadeguatezza degli scenari evolutivi sul conto dell’origine della vita, mi hanno spinto a concludere che la vita deve derivare da un Creatore”.

La croce come simbolo universale di connessione

Ora, a onor del vero, il simbolo della croce è antichissimo, ben antecedente a Cristo. Era usato in culture antiche quali quelle dell’Egitto, della Cina, del Messico, dei Celti, del Tibet, dell’India, degli indiani d’America. Inoltre, è presente nel cerchio e nel quadrato: ne è lo scheletro, in un certo senso, che ne permette la creazione. La croce rappresenta l’unione tra opposti – cielo e terra, spirito e materia, visibile e invisibile – e diventa un archetipo di equilibrio e integrazione.

La forma e la funzione della materia

La Laminina, con la sua forma cruciforme, sembra suggerire che le forme abbiano un potere organizzativo sulla materia. In geometria sacra, la croce è una matrice fondamentale: ordina il caos e rende possibile la creazione. Allo stesso modo, la Laminina “ordina” il caos cellulare.

La croce come nodo energetico

Nelle tradizioni esoteriche, la croce è vista come il punto di incontro delle energie cosmiche. La fisica moderna, studiando i campi di forza, rivela schemi di nodi e reti che richiamano le strutture cruciformi. Forse, la Laminina è una manifestazione microscopica di un principio universale? L’intersezione genera forza, coesione e vita?

La croce e il ciclo del sacrificio e della rigenerazione

Da ultimo, non è forse significativo che la croce, simbolo del sacrificio di Cristo, sia anche simbolo di rigenerazione? In biologia, il costante sacrificio delle cellule vecchie per crearne di nuove è un ciclo continuo reso possibile dalla Laminina. La croce, allora, tiene insieme il corpo umano in un continuo processo in cui  vita e  morte si alternano, si ripetono grazie a un modello, una matrice, che onnipresente “informa” la materia. Queste riflessioni mi fanno venire in mente Sant’Agostino, che affermava:

Nell’amore ci sono due cose: amare e unirsi all’amato.”

Mi chiedo dunque: le forme, sono solo “forme” o hanno un potere, un’intelligenza intrinseca? Forse, a livello biologico come a livello simbolico, non è la croce a insegnarci che la vita è unione? Come scrisse Simone Weil, ‘L’amore di Dio è la croce: essa tiene insieme il mondo.’

L’essenza della Laminina è dunque l’amore di Dio in noi?

Ad maiora

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Nel nome del PAdre e della MAdre


Malika Favre artista

L’alfabeto del Kamasutra di Malika Favre

Ci sono lettere che fanno l’amore e le parole a volte possono essere delle vere orge. Va be’ forse esagero, ma forse no ;-), ad ogni modo, vi garantisco che almeno due lettere in particolare, fanno davvero l’amore, a volte è solo sesso, ma sempre lo fanno per riprodursi. Vi spiego come.

La parola padre deriva dalla radice sanscrita , alla quale sono riconosciuti due significati: il primo ha a che fare con la purificazione tramite l’acqua, (bere per purificarsi), il secondo, invece, si riferisce all’effetto della purificazione, che è quello di preservare e proteggere. Bere acqua, lo sappiamo tutti, fa benissimo, anche perché ne siamo fatti a livello molecolare del 90%. Ma c’è anche un altro significato. Se pensiamo al sesso e alla riproduzione, il maschio produce ed emette sperma che il corpo della femmina accoglie (beve?!), nel ventre, e questo gesto permette e riassume il senso di quel “preservare” in riferimento alla conservazione della specie. Se consultiamo un qualunque dizionario, infatti come primo significato alla voce padre, leggiamo: “Uomo che ha generato uno o più figli”. Ma l’acqua è innanzitutto un simbolo femminile, del resto anche la femmina produce liquido organico nell’atto sessuale e il feto si sviluppa dentro il ventre materno, nel  liquido amniotico. Ci torneremo su questo punto. Ora consideriamo solo che anche madre è una parola che deriva dal sanscrito, la cui radice, mā, significa misurare, preparare e si riferisce all’azione formatrice del corpo del bambino.
Arriviamo adesso al punto. Consideriamo le due lettere P ed M, e provate a pronunciarle,…fatto? Cosa notate? Seguitemi. La P è una consonante sorda occlusiva, “essa viene generata mediante il blocco completo del flusso d’aria a livello della bocca, della faringe o della glottide, e il seguente rilascio rapido di questo blocco”, senza mettere in vibrazione alcun organo. In altre parole l’aria viene trattenuta ed espulsa, dalla bocca, proprio come quando si sputa.
La M, invece è una consonante sonora, nasale bilabiale; il suono viene articolato chiudendo le labbra e tenendole chiuse fino alla formazione della lettera, e le corde vocali vibrano durante l’articolazione del suono. Avete notato niente? La P si comporta come il maschio nell’atto sessuale e la M come la femmina. La prima emette, la seconda trattiene, e forma, trattenendo. Infatti la vibrazione, messa in moto dall’articolazione della M è la modulazione necessaria alla creazione… Se questo è un caso!

20170318_105943Cosa sono quindi le lettere? E cosa si nasconde nel linguaggio?
“Le lettere incise sulla pietra e poi nei libri, conservano nel loro cuore il segreto del loro potere”.
Ma non mi fermo qui le analisi continueranno… E’ restato in sospeso il discorso sull’acqua.

Marianna Maior