Il principe Andrea abbracciato a Virginia Giuffrè. Nello sfondo Ghislaine Maxwell.

Neergabby, Australia Occidentale — Era la testimone chiave contro il giro di sfruttamento sessuale tessuto da Jeffrey Epstein e i suoi protettori, Virginia Giuffre 41 anni, madre di tre figli è morta nell’ombra, lontana dal clamore delle aule giudiziarie e dai riflettori dei rotocalchi. I giornali riferiscono di un gesto estremo: Virginia si sarebbe tolta la vita nella sua fattoria, sopraffatta “dal peso degli orrori subiti”. Eppure la donna scriveva nel 2019 :

“In nessun caso io intendo suicidarmi. Se dovesse succedermi qualcosa, non lasciate che la vicenda scivoli via come se nulla fosse, e proteggete la mia famiglia. Troppe persone malvagie vogliono silenziarmi.” Un monito, pronunciato sei anni fa, impossibile ignorarlo oggi: dopo l’inverosimile suicidio di Epstein l’8 agosto 2019, in una cella di massima sicurezza a New York, un altro caso carico di ombre torna a far tremare chi ha visto da vicino la voragine del potere e del ricatto. Un altro episodio, non può essere tralasciato, Virginia circa tre settimane fa mentre era in auto , così racconta lei- è stata presa in pieno da uno scuolabus che andava a 110Km/h e nella sua pagina instagram, la donna, accanto alla foto che la ritraeva piena di lividi scriveva : “Quest’anno è stato il peggior inizio di un nuovo anno, non annoio nessuno con i dettagli ma credo sia importante notare che quando un autista di scuolabus ti viene addosso a 110 km/h mentre rallentavamo per una curva, non importa di cosa sia fatta la tua macchina, tanto potrebbe anche essere una scatola di latta. Sono entrata in insufficienza renale, mi hanno dato quattro giorni di vita, mi stanno trasferendo in un ospedale specializzato in urologia. Sono pronta ad andarmene, solo che vorrei vedere i miei bambini un’ultima volta. …..Grazie a tutti voi per essere state persone meravigliose e per aver fatto parte della mia vita. Dio vi benedica tutti. xx Virginia”.

Nel saggio La società del ricatto. E come difendersi di Marcello Foa, alcune pagine raccontano di catene invisibili fatte di segreti, fotografie compromettenti, voli privati e contatti tra vip del jet set internazionale. Foa descrive un meccanismo – fatto di paura e protezione reciproca – che avvolge in un silenzio complice chi osa denunciare: “Il vero ricatto non è nella minaccia di una lettera anonima, ma nel terrore di perdere l’ossigeno sociale”, scrive.

La domanda rimane sospesa nell’aria gelida di Neergabby: sapremo mai la verità? Chi controllava davvero i fili, dietro Epstein, chi voleva chiudere la bocca a Virginia?
Non lasciamo che la morte di Virginia resti un trafiletto sui giornali.
Chiediamo giustizia, rifiutiamo l’oblio. Non c’è libertà senza verità, non c’è dignità senza il coraggio di guardare in faccia il mostro.