Allora è deciso, leggerò “Il canto dell’arcobaleno: la sinestesia” e sarà bene quindi 😉 iniziare proprio dall’inizio. Per darvi un’idea complessiva il mio saggio è composto da una Prefazione scritta dallo scrittore Alberto Garlini (e che leggerò per ultima), una Presentazione (che è quella che trovate in questo video-audio), 18 capitoli e la Conclusione che è la parte in cui raccolgo tutti i fili che ho trovato e che uniscono in modi diversi suono e colore e che spiegano la #sinestesia e le sue potenzialità. Ogni capitolo è preceduto da una frase o un pensiero di un grande artista o un dialogo tratto da un film o da qualche verso di una poesia, tutti rigorosamente attinenti alla sinestesia. Per aprire il saggio ho scelto questa frase di William Blake :
“Se le porte della percezione fossero purificate, tutto apparirebbe all’uomo come in effetti è, infinito”.
Buon ascolto !! Un abbraccio e godetevi la vita ragazzi!! Marianna
Una foto sbiadita come la memoria di quegli anni. Eppure guardandola lo sguardo si abbassa e vedo come fosse oggi i miei piccoli piedi abbronzati che camminano sulle alghe soffici, e le onde del mare che me li bagnano dopo ogni risacca. Quelli erano i baci del mare e ricordo che sorridevo e lo ringraziavo. Allora, il mare era il mio miglior amico, il mio confidente. Sedevo su uno scoglio e gli raccontavo il mio futuro. Lui ascoltava in un silenzio acquoso e ogni tanto rideva ed erano schizzi d’acqua freddi improvvisi da togliermi il fiato, e allora, tutta bagnata, mi immergevo nel suo sorriso e ridevamo insieme.
Questo è uno dei video che ho fatto per Bukitaly. Ma posto che non mi piacciono le cose esclusive lo metto qui per tutti i sinestesici nella mente e soprattutto nel cuore .
Con il mio saggio “Il Canto dell’arcobaleno” ho partecipato al festival letterario BuKitaly che durava dal 20 al 29 giugno 2020 . Ebbene 🙂 finito il festival ho ricevuto questa mail : “BUONGIORNO, VI INFORMIAMO CHE IN BASE ALLA CLASSIFICA SOCIAL DELL’EVENTO LETTERARIO BUKITALY 2020, AVETE OTTENUTO IL PASS PER LA FINALE DELL’EVENTO LETTERARIO PREVISTO ALLA FIERA DELL’ORTO BOTANICO DI ROMA ” . 🙂 Felice!
Qui sotto uno dei video che avevo preparato per il festival, che si è tenuto ovviamente (uff) in versione online! Nel video parlo della prefazione, sapete già chi l’ha scritta?
Gli altri video li trovate nella mia pagina you tube!!
Una mia poesia vecchia, molto vecchia , scritta quindi in tempi non sospetti…. ma che oggi non potrei leggere in nessuno luogo!! Verrebbe persino #DeLuca il governatore della Campania con il lancia fiamme, come peraltro ha davvero minacciato di fare a chi voleva fare un festa per festeggiare la laurea , giustamente aggiungo
GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA AI TEMPI DEL CORONAVIRUS
In biblioteca (istituto giuridico Cattolica Milano)
Mensole ingobbite dai libri di diritto impolverati mi isolano insieme a tanti estranei,
In questa stanza affollata da pensieri disordinati davanti a occhi puntati nel vuoto di ragazzi distratti, sospiro.
Sospiro annoiata leggendo quei fogli davanti ai miei occhi,
rigati di un inchiostro che vuol tracciare i binari alla vita.
Seguendo quelle righe senza rima di testi vecchi senza progresso attraverso nel presente la coscienza inerte dello stato delle cose. col dito annoiata tolgo la polvere da un libro sdraiato ehccccciiuuu!!!!!! l’allergia si sveglia tutti gli sguardi mi colpiscono.
E se dicessi che amo l’organo riproduttivo delle angiosperme? lo dico! E se dicessi che ne amo sia i gametofiti maschili tanto quanto quelli femminili, se non più? Ebbene lo dico! Perché e’ così. E lo amo anche se è finto, se non altro perché mi fa spezzare il grigiore…di un cappotto.
Dio mio: tre ore in piedi coi tacchi! Appena tornata a casa le scarpe le ho inchiodate al muro, tutte e due. Le userò come acquasantiere per lavare i peccati del mondo. Primo fra tutti “il buffet senza sedie”. Seguito da “il Buffet senza superfici d’appoggio”.
Perché? Io alle 8 di sera quasi sempre muoio di fame e in genere anche di sete specie se c’è del buon vino e con tutto l’impegno che ci metto per essere una persona migliore non potrò mai, ma proprio mai, essere la dea Kali’, e non mi si può chiedere quindi di scegliere se bere o mangiare! E se una mano è impegnata a tenere in equilibrio il piatto mentre l’altra con destrezza infilza a forchettate il cibo nel piatto le due mani di cui sono dotata me le sono giocate. E come bevo? Nei casi super fortunati, quelli in cui riesco a trovare un cm per appoggiarci il bicchiere, dopo un nano secondo appaiono almeno altri 3 super fortunati, che piazzano i loro bicchieri nello stesso posto in equilibrio con il mio come quell’arte che si fa con le pietre e …non so più qual è il mio!
Scarpa o acquasantiera?
E tornare a gettarsi nella folla per procacciarmi un altro bicchiere di vino è follia perché vorrebbe dire mollare il piatto e dove poi? …Una volta, lo ricordo come fosse ieri, una tremenda sete mi assali’ e così lasciai il piatto quasi pieno, avevo appena sbeccottato qua e là, lo appoggiai in un anfratto che credevo sicuro, ebbene quando tornai nel luogo dell’abbandono, uno stava mangiando nel mio piatto, mi guardo’ e mi disse: “non potevo mica mollare il bicchiere”.
Non ero preparata lo ammetto, non ero preparata a incontrare un’arte così potente e il genio che le ha dato vita. E sapete cosa vi dico che ormai questa parola “genio” è talmente abusata che poi quando incontri un vero genio come Charlie Chaplin, la parola si riempie di tutto il suo senso e ti stordisce e, forse offesa, ti schiaffeggia dimostrandoti chi è davvero un genio.
Cosa mi è successo? Ho visto per la prima volta The kid (Il
monello in italiano ma la traduzione non mi piace) di Charlie Chaplin. E’ stata
la mia prima volta e non ero preparata. Sì avevo visto tanti trailers qui e lì,
e li avevo anche usati per il montaggio di alcuni servizi dedicati al cinema
muto, avevo visto anche altri suoi film “Il grande dittatore” e “Charlot”, sempre
a pezzetti un po’ qui un po’ lì. E a dire il vero ho anche letto molto su Chaplin,
tutta la sua storia, la vita, le recensioni, etc. Ma mai avevo visto il film
intero e tanto meno seduta a teatro con un’orchestra che suonava dal vivo. Mai.
Jackie Coogan e Charlie Chaplin
Ebbene è stato travolgente, trascinante, prorompente: un film muto mi ha fatto sentire con una chiarezza pazzesca, tantissime emozioni definite da così tante sfumature che se non l’avessi provato non ci crederei.
Seduta in seconda galleria al teatro Verdi di Pordenone la storia di questo bambino mi scorreva davanti e ogni sguardo, ogni gesto, ogni espressione del volto del piccolo John, di Chaplin e degli altri attori mi sono penetrati dentro accompagnati dalla musica perfetta dell’orchestra San Marco e una volta entrati hanno scatenato un turbinio, un subbuglio, un frastuono pazzesco di sentimenti.
E mi rendo conto che faccio fatica a trovare le parole per descrivervi quello che ho provato, mi è difficile innanzitutto perché mi sono accorta che gli aggettivi che uso sono annacquati dall’abitudine di usarli e da un tipo di linguaggio che dice sempre meno e appiattisce tutto: intenso, bellissimo, divertente, commovente, particolare, importante, li uso troppo spesso soprattutto per velocità, sono già lì, i primi sulla punta della lingua sempre pronti ad esibirsi che non si sbaglia mai, esagerando in bene nessuno si offende. E adesso per questo vero, grande, raro, stupefacente capolavoro non trovo le parole giuste.
Come dirvelo, The kid, fotogramma dopo fotogramma mi è entrato dentro ha oltrepassato il pericardio ha scovato il misterioso impulso che fa pulsare il cuore e lo ha rianimato e io ho iniziato a sentire scorrermi la vita nelle vene più ricca e intensa. E ha fatto tutto senza dire una parola. E senza dire una parola adesso mi sta spingendo a cercare le parole giuste per descriverlo e mi sta facendo sentire la debolezza del mio linguaggio.
Charlie Chaplin – che ha scritto, diretto, prodotto e creato la musica che accompagna questo film, per la cui storia si è ispirato direttamente alla sua vita- la paura dell’orfanotrofio, dell’abbandono, la miseria, le meschinità della vita lui le ha vissute e le ha raccontate facendomele provare: io ho sentito freddo nella sua camera mentre indugiava a letto con addosso coperte bucate e lise, ho sentito il dolore straziante che si è poi trasformato in rabbia, terrore e violenza quando gli volevano portare via il bambino, ma ho anche riso quando seduceva la moglie del poliziotto e ho riso anche quando il piccolo rompeva le finestre coi sassi e non erano marachelle (ecco perché monello non mi piace) ma solo strategie di sopravvivenza.
Ho riso e pianto tanto.
Chaplin con un film muto è riuscito a farmi sentire (e dico sentire non vedere) la miseria delle periferie abbandonate a se stesse, la violenza e la prepotenza che le abita ma mi ha anche fatto sentire l’amore intenso e appassionato di un padre (suo malgrado) e di un bimbo che gli chiede solo amore e lo ricambia con una tenerezza che risuona in ogni bacio in ogni sguardo, e poi c’è anche la forza di una donna che sbaglia, si rialza, paga e poi…. e poi dovete andare al cinema, a teatro ovunque daranno questo film, andate, andate a vederlo.
Jackie Coogan interpreta “The Kid” di Charlie Chaplin
E per dirvela proprio tutta alla fine della proiezione con Tomaso abbiamo fatto a caldo uno special, The kid infatti è stato proiettato per la prima volta a Le giornate del cinema muto di Pordenone e insomma era un evento, ma io ero stordita da tutto questo frastuono che mi è esploso dentro, col viso struccato dalle lacrime e vi confesso che fare la trasmissione non mi è stato proprio facile e insomma la vedrete e spero capirete.