Rieccomi qua, a parlare con me stessa.
Ho passato un paio d’ore a sfogliare i quotidiani locali e come spesso mi accade, una riflessione mi accompagna proprio mentre giro l’ultima pagina e mi trovo faccia a faccia con la pubblicità di turno: perché i giornali locali riportano i morti degli incidenti stradali o domestici? Perché è una notizia, mi direbbe qualcuno, perché alla gente interessa sapere chi muore, ricalcherebbe qualcun altro. I più sofisticati mi direbbero che la cronaca nera fa notizia, che c’è un certo spiccato interesse della popolazione verso questi eventi. Che i giornali vendono di più quando muore qualcuno, anche se è preferibile, per le vendite si intende, che ci sia un assassino. Ma allora, lasciando stare i morti ammazzati da qualcuno, se è notizia uno che muore sulla strada perché non lo è altrettanto uno che muore in ospedale? Quante persone muoiono in ospedale ogni giorno? Sono morti diverse? Che differenza c’è tra uno che perde la vita sull’asfalto e uno che la perde dopo una malattia, o semplicemente dopo aver vissuto tutta la sua vita? Noi lettori facciamo questa differenza? Lo so, sono io che non capisco, del resto scrivo per questo, per chiarirmi le idee. Ma confesso che non mi è facile. Mi lascia molto perplessa questa disparità di trattamento. La morte non ci rende tutti uguali come suggeriva la famosa poesia di Totò “La livella”? Ma ancor di più non capisco perché non facciano notizia: le guarigioni di tutte le persone salvate dai medici (mentre se per caso muore qualcuno sotto i ferri titoli a tutta pagina), le storie di chi sconfigge il cancro (che darebbero speranza e forza a chi si trova a combattere la stessa battaglia), la nascita di nuove creature (considerato soprattutto il tasso di natalità in Italia!) o semplicemente i gesti di solidarietà e amicizia. Perché la morte fa notizia e la vita no? Perché non si considera il fatto che la gente è già messa a dura prova dalla quotidianità, che la depressione è una malattia molto diffusa e grave, senza parlare dell’ansia e degli attacchi di panico che colpiscono sempre più persone? Il malessere in tutte le sue declinazioni è fortemente alimentato dalla follia dei terroristi, dalla politica amorale e parassita, dalla paura di ladri, rapinatori e stupratori, da quella parte di industria che saccheggia il pianeta e avvelena i suoi abitanti e chi più ne ha più ne metta. Sembra che il mondo sia popolato solo da schiere di pazzi che si comportano senza ritegno e come se non ci fosse un futuro. Ecco, credo sia questo il punto: dal futuro sono nutrite tutte le nostre speranze e quando lo vedi nero o non lo vedi proprio il male di vivere prende il sopravvento. I giornali ignorano questo fatto o forse pensano che due pagine di sport bastino a pareggiare il conto? E poi c’è lo stile. Anzi non c’è affatto. Un aggettivo che leggo spesso per descrivere gli incidenti stradali mortali o gravi è “spettacolare”. Se la morte di qualcuno è definita “spettacolare”, vuol dire che fa spettacolo, quindi, se fa spettacolo è uno strumento per intrattenere la gente. Ecco…non mi pare l’aggettivo più adatto, a meno che non ci sia dell’altro che mi sfugge.
Penso che siamo bombardati continuamente da notizie di morte, di terrore, di povertà, di inquinamento, di violenza. Mentre mancano totalmente notizie che nutrano la voglia di vivere, non ci sono fari che illuminano il domani, che aiutino le persone a proiettarsi nel futuro, a sognare la propria vita nel lungo periodo per vivere il presente con più leggerezza. Nelle news di tutti i giorni la gioia di vivere è la grande assente, la morte la fa da padrona… e poi si lamentano che le vendite sono in calo…
Marianna Maiorino