Ricordo spesso il caso del talidomide quando parlo dei vaccini di oggi e dei danni che stanno facendo perché secondo me ci sono molte similitudini.

Allora, erano gli anni 50’, il farmaco fu sponsorizzato dalla case farmaceutiche con una campagna di marketing pazzesca che fu così efficace che le vendite subirono un incremento vertiginoso. Il talidomide conquistò velocemente il mercato dei “sedativi” garantendo alla Chemie Grünenthal che lo distribuiva di superare di 5 volte le vendite dei suoi principali competitors. Il talidomide venne distribuito e venduto in 46 paesi con nomi commerciali diversi e indicato come  farmaco “da banco”, efficace e sicuro. E i medici lo prescrivevano alle donne in gravidanza contro la nausea basandosi e fidandosi esclusivamente di quanto dichiaravano i produttori del farmaco, allora come oggi.

Nel frattempo che il farmaco faceva impennare le vendite e i guadagni delle case farmaceutiche, improvvisamente e contemporaneamente più il farmaco veniva comprato e quindi ingerito dalle donne in gravidanza, più nascevano bambini con gravi malformazioni agli arti, bambini che vennero chiamati focomelici. Ma i medici non correlavano. Dopo qualche anno , era il 1959, in Europa vennero pubblicati alcuni studi, (ripeto alcuni studi, non valanghe di studi come ne sono pubblicati oggi contro i vaccini e che ne evidenziano la nocività), quindi dicevo, vennero pubblicati alcuni studi che evidenziarono possibili (non certi) possibili effetti neuropatologici correlati all’uso di talidomide.

Nello stesso anno una donna molto coraggiosa, forte e soprattutto nel posto giusto, permise di fermare l’abominio commesso dalle case farmaceutiche. Era la Dottoressa Frances Kelsey, farmacologa in servizio presso il Food and Drug Administration (FDA) responsabile per la sicurezza dei farmaci, che sulla base di quei primi studi e nonostante le pressioni della casa farmaceutica negò la licenza di commercializzazione del farmaco negli USA. Nonostante le pressioni delle case farmaceutiche potete immaginare di quali pressioni si trattasse vero?  

La dottoressa inoltre sapeva, perché non era riportato in scheda tecnica, che il farmaco non era stato testato sugli animali in gravidanza e forte anche di questa grave lacuna nella procedura di ammissione del farmaco ne bloccò la commercializzazione.

Le prime ipotesi poi di una connessione tra la somministrazione del talidomide e la focomelia si ebbero successivamente grazie ad una segnalazione spontanea del medico Widukind Lenz nel 1960. E quando il nesso fu poi confermato potete immaginare lo scandalo che vi fu. La società, il mondo della medicina e quello della ricerca scientifica ne furono molto scosse e da allora furono imposte una maggior cautela e un maggior numero di prove sperimentali prima di immettere sul mercato nuovi farmaci. Il caso della talidomide ha rappresentato il primo esempio di farmacovigilanza e nel 1962 fu quindi introdotto l’obbligo di sperimentare i nuovi farmaci anche su animali gravidi per testarne gli effetti sui feti. Cosa che ricordo non è stata fatta per i vaccini a mRNA che sono stati testati direttamente sulle donne incinte obbligate pure a farlo.

L’aspetto positivo di queste tremenda vicenda è che da allora la normativa che disciplina l’immissione nel mercato dei farmaci è diventata più stringente per tutelare la salute delle persone.

La normativa è quella che stiamo imparando tutti grazie in particolare al dottor Fabio La Falce che da quasi un anno sta denunciando le gravi violazioni rispetto all’appropriatezza prescrittiva e all’immissione in commercio di questi vaccini. Non solo. A fronte delle morti ad oggi correlate oltreché dei danni gravi prodotti e sempre correlati,  questi vaccini a mRNA  dovevano essere già bloccati. E invece niente, si continua a somministrarli senza se e senza ma consigliandone addirittura la inoculazione ai neonati. E ancora tutto ciò avviene nonostante migliaia di denunce per reati gravi siano state depositate nelle procure di tutta Italia da gruppi di medici, ricercatori e avvocati. Un silenzio spettrale avvolge la magistratura che ad oggi ancora nessun procedimento ha avviato per verificare se non altro la fondatezza delle denunce stesse. E stiamo parlando di violazioni che se confermate sarebbero tremende perché le norme sull’approvazione dei farmaci sono state scritte per proteggere la salute delle persone. Non vorremo che a rompere il silenzio nelle aule dei tribunali fosse il suono ripetuto delle campane a morto.

2. Non ditemi che dobbiamo fidarci delle case farmaceutiche che nella storia, signori oltre al talidomide, hanno dato prova di gravi comportamenti ai danni della salute delle persone. Ve lo dico in un altro modo: diciamo che non vivono grazie alle persone sane, campano, e molto bene grazie alle persone malate. E ricordo che nel caso del talidomide cercarono di ottener l’approvazione del farmaco facendo pressioni sulla dott. Frances Kelsey, fregandosene dei bambini malformati che stavano nascendo. E  grazie a dio allora la dottoressa Kelsey si dimostrò integerrima, e mise la salute delle persone al primo posto.

Quante persone si sono comportate così oggi rispetto ai vaccini? Le pressioni della case farmaceutiche fin dove si sono spinte questa volta? Ovviamente la similitudine a cui accennavo all’inizio si ferma al fatto che venne diffuso ( pubblicizzato come sicuro ed efficace) e commercializzato senza alcuna remora un farmaco nocivo senza che venissero fatti i test necessari a garantirne la sicurezza, al fatto che vi sono danni gravi  conseguenti alla somministrazione che non vengono correlati, e che vi sono studi che affermano e correlano i danni da vaccino. La similitudine si ferma qui. Cosa manca oggi per fermare l’abominio? Mancano persone con la schiena dritta e un’etica in posti chiave, mancano altre dott. Frances Kelsey alla FDA, all’EMA, all’ISS, all’AIFA e mi viene il sospetto che le case farmaceutiche con il loro potere €€ abbiano contribuito nel tempo a mettere loro uomini in tutte le postazioni per impedire che ai loro farmaci venissero detti dei no. Mi viene il dubbio che nel tempo controllato e controllore siano diventate le stesse persone.

Ma questo ancora non basta a spiegarmi l’assurdità di quanto stiamo vivendo.

A fronte delle ammissioni stesse della Pfizer che in Parlamento Europeo ha affermato per tramite di Janine Small che i vaccini ad esempio non sono mai stati testati per impedire la trasmissione del virus, c’era troppa fretta, ha detto, i paladini del green pass tacciono. In Europa sono state ghettizzate, insultate, violentate verbalmente e non solo, persone che non volevano vaccinarsi perché non si sentivano sicure rispetto a un farmaco prodotto così velocemente e senza le garanzie NECESSARIE e previste per legge. E’ stato imposto il green pass, fatto passare per mezzo che garantiva la non trasmissibilità del virus, quando tale affermazione era falsa! Così come era falsa l’affermazione che il vaccino impediva la malattia. Ma non solo, sappiamo per certo infatti che questi vaccini non sono mai stati testati né sugli animali in gravidanza, come imporrebbe la normativa, né per garantire la non cancerogenicità del farmaco così come molte altre gravi mancanze sono state commesse. Che senso ha avuto, spiegatemi, obbligare alla vaccinazione una persona contro una malattia che prenderà comunque perché i fatti hanno dimostrato e dimostrano ogni giorno che nonostante 3 e 4 dosi la gente si contagia e si ammala di covid19, e inoltre, in aggiunta, ha pure il rischio concreto di ammalarsi oltre che di miocardite, pericardite etc. etc. pure di cancro perché il vaccino non è stato mai testato per escludere questa tragica evenienza? Spiegatemi che senso ha avuto salvare (ammesso e non concesso questi vaccini lo facciano) una persona dalla covid19 se poi questa stessa persona a causa del vaccino si ammalerà di cancro o di qualche altra patologia che subentrerà nel lungo periodo? Qualche fanatico fondamentalista del green pass può spiegarmelo? marianna maior (riproduzione riservata©)

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Il deputato Andrea Colletti – per la cronaca uno di quelli che il 18 febbraio 2021, ha votato contro la fiducia al governo Draghi e per questo motivo è stato espulso dal Gruppo Parlamentare del Movimento 5 Stelle- alla camera con un’interrogazione in commissione affari costituzionali ha chiesto al ministro dell’Interno se “intenda assumere iniziative per sanzionare la condotta dell’ex Questore di Pordenone, Marco Odorisio, oggi questore di Monza e Brianza, rimuovendolo dall’incarico per manifesta inidoneità”. La richiesta è motivata in considerazione dell’esito del processo relativo ai fatti che si verificarono a Pordenone il 15.12.21 e che costarono a Stefano Puzzer un ingiusto Daspo di tre anni. Il 13 luglio 2022 infatti il Tar del FVG non solo ha revocato il Daspo ma ha ricostruito magistralmente tutti i fatti. La sentenza come ho già avuto modo di dire è un capolavoro. Vi riporto qui solo alcuni brevi passaggi che vi faranno comunque comprendere il perchè della richiesta del on. Andrea Coletti:

1.“Violazione di legge – art. 1, comma 1 lett. c) del D. Lgs. 159/2011 – Eccesso di potere per carenza dei presupposti, travisamento dei fatti”…


2.“Eccesso di potere per sviamento, violazione di legge art. – art. 1, comma 1 lett.
N. 00109/2022 REG.RIC. c) del D. Lgs. 159/2011 in relazione agli artt. 16, 21 e 27 Costituzione”, con cui censura il provvedimento opposto essenzialmente perché emesso a causa della posizione critica espressa in varie occasioni dal ricorrente nei confronti delle politiche governative, che giammai può, in uno Stato democratico, portare l’Autorità a considerare coloro che semplicemente manifestano liberamente il proprio pensiero «pericolosi socialmente e dediti ad attività criminali». E’ stato, dunque, colpito solo in quanto simbolo del dissenso.

3.“Violazione di legge – 2 del d.lgs. 159/2011 – Eccesso di potere, motivazione carente e del tutto illogica con riferimento alla durata del provvedimento dd. 15.12.2021”, con cui contesta che nel provvedimento non vengono in alcun modo esplicitate le ragioni per cui la sua durata è pari a quella massima di legge, il che “non fa che confermare la natura meramente politica del provvedimento adottato, che non è stato soppesato sulla pericolosità reale del soggetto con riferimento al luogo da cui lo stesso veniva allontanato (…), e la volontà di segnare il sig. – omissis – con uno stigma a titolo non preventivo ma educativo, esemplare e punitivo nei confronti della comunità di coloro i quali hanno <osato> criticare l’operato di chi detiene il potere”.

Pordenone: Annullato il foglio di via con il quale il 15.12.2021 il questore di Pordenone stabiliva il divieto a carico di Stefano Puzzer di fare ritorno nella città di Pordenone per tre anni.

Un’altra vittoria per Stefano Puzzer: dopo il daspo di Roma annullato anche quello di Pordenone. Il ricorso presentato al Tar di Trieste dagli avvocati Alessandra Devetag e Mirta Samengo è stato accolto in quanto “ fondati tutti i motivi di impugnazione formulati dal ricorrente”.

Le parole usate nella sentenza firmata dai magistrati Oriana Settesoldi, Manuela Sinigoi e Luca Emanuele Ricci sono molto significative e importanti in questo momento storico, perchè secondo me, restituiscono dignità al dissenso pacifico che in uno stato democratico è un valore e non un crimine come voleva far credere il Questore.

I giudici di questa sentenza hanno perfettamente colto quanto accaduto, mi chiedo però e non vi nascondo che mi ha creato molto timore verso le istituzioni – come abbiano potuto arrivare a dare un daspo a Stefano Puzzer a Pordenone travisando così tanto la realtà le forze dell’ordine.

Questa sentenza del Tar di Trieste vi confesso la stavo aspettando anch’io con ansia perché quel giorno a Pordenone c’ero con la mia telecamera e ho ripreso le immagini relative alla “manifestazione” che si svolgeva fuori dall’ospedale Santa Maria degli Angeli mentre un gruppo di sanitari era all’interno per parlare con il direttore Generale che ha rifiutato il confronto. Io sono entrata anche in ospedale dove ho intervistato il referente del gruppo, il dott. Fabio La Falce, e ho potuto parlare con alcuni componenti e vi garantisco che non erano solo pacifici erano anche avviliti, tristi, increduli per la discriminazione che stavano vivendo. Non ero presente quando è arrivato Stefano Puzzer ma tutta la parte precedente il suo arrivo l’ho visto, vissuto e documentato e vi garantisco che niente corrispondeva a una “Occupazione all’Ospedale di Pordenone” .

Il mio commento lo potete ascoltare nel video, qui riporto solo un passaggio della sentenza, secondo uno dei più cruciali.

“Il ricorso è, infatti, fondato, non sfuggendo il provvedimento questorile a nessuno dei vizi di legittimità dedotti dall’interessato. Invero – oltre ad essere di palesa evidenza l’apoditticità della durata fissata dal Questore al divieto inflitto al ricorrente di fare ritorno nel Comune di Pordenone, pari a tre anni, corrispondente a quella massima di legge, atteso che non è sorretta dalla benché minima motivazione, in palese violazione non solo, per l’appunto, dell’obbligo di motivazione dei provvedimenti amministrativi immanente all’ordinamento, ma anche di basilari principi di civiltà giuridica e rispetto della persona – la misura in sé risulta emessa in assenza dei presupposti idonei a legittimarla, al punto da sconfinare in uno strumento immotivatamente repressivo, che male si concilia con i principi democratici vigenti.”

Il Ministero dell’Interno è stato anche condannato al pagamento delle spese legali liquidate in €1500,00 e al pagamento del contributo unificato che Stefano Puzzer ha dovuto sborsare per poter presentare il ricorso.

Ricordo che Stefano Puzzer, che lavorava al Porto di Trieste da 25 anni è stato licenziato “per giusta causa” a dire del datore di lavoro, il 15 aprile 2022, perchè non voleva mostrare il Green Pass ( che aveva) per poter lavorare. Restiamo in attesa di giustizia anche su questo punto. Ad Maiora

Rifiuta la mascherina in classe e perde la maturità con il 7 di media. La provincia di Pordenone torna a far parlare di sè, questa volta è il gesto di un giovane casarsese ribelle a finire nelle pagine della cronaca dei quotidiani.

L’intervista che potete ascoltare e vedere nel video qui sotto, è stata fatta al volo, con il telefonino, per strada. ero in corso Garibaldi e Enrico aveva da poco finito il suo intervento a WideLine Radio con Katia e Gio.

Enrico Centis

Enrico Centis, di Casarsa della Delizia, media del 7 all’Istituto Kennedy di Pordenone ha rifiutato di indossare la mascherina imposta per legge durante le 5 ore di lezione, comprese le ore di educazione fisica. E’ una misura antiscientifica” ha detto il ragazzo che, convinto delle sue ragioni, non ha fatto alcun passo indietro nemmeno davanti alla direttrice dell’istituto che non riuscendo ad ottenere da lui l’obbedienza alla norma ha chiamato i Carabinieri, “nemmeno avessi commesso un furto o un atto di vandalismo” “Mi hanno scortato fuori da scuola al pari di un delinquente” ha dichiarato il ragazzo in un’intervista rilasciata al quotidiano La Verità.

Per Enrico, che è stato sostenuto da un solo docente in tutto l’istituto, “ribellarmi è stato un atto di dignità“. E se pensiamo che la norma che obbliga l’uso della mascherina in classe è contenuta nello stesso decreto che stabilisce invece non si debba usare la mascherina in discoteca, al bar e  in palestra, tutti luoghi che i ragazzi frequentano, come dargli torto. Questo è sicuramente uno di quei casi , sempre più numerosi , in cui viene da chiedersi, quale sia la ratio della norma, quale la logica dell’obbligo.

Questa è una storia che farà ancora discutere posto che Enrico, seguito dall’Avv. Fusillo ha presentato diversi ricorsi.

Tutto questo come dicevamo è accaduto a Pordenone città che non è nuova a gesti di persone che cercano di far notare le incoerenze “del sistema”, vive infatti sempre a Pordenone, e il caso ha voluto che proprio mentre stavo intervistando Enrico stesse passando di lì, anche il dott. Fabio La Falce, il farmacista ospedaliero che il 15 dicembre 2021 con un gruppo di infermiere ed Os chiese di poter parlare con il direttore dell’Asfo (Azienda Sanitaria del Friuli Occidentale) per capire come mai molti infermieri, medici e os non vaccinati continuavano ( e continuano tutt’ora) a lavorare in violazione della norma che ne prevede la sospensione ed altri invece , erano stati sospesi. Perchè questa differenza di trattamento? Quali i criteri seguiti per attuare quella che in tutta evidenza è una discriminazione? A queste domande il gruppo di sanitari, non hanno ancora ricevuto risposta. Nemmeno dai sindacati. E ancora La Falce è colui che il 24 maggio 2022 ha anche denunciato pubblicamente durante l’assemblea dell’ordine dei farmacisti di Torino la violazione dell’appropriatezza prescrittiva dei vaccini, da cui potrebbero derivare conseguenze gravi per medici e infermieri vaccinatori, che non avrebbero alcuno scudo penale dalla loro. Insomma la città è piccola ma la responsabilità e l’impegno civile non mancano.

L’intervista è stata fatta al volo, con il telefonino, per strada. ero in corso Garibaldi e Enrico aveva da poco finito il suo intervento a WideLine Radio con Katia e Gio.

L’ultimo temporale estivo d’agosto

ha appena bagnato l’asfalto.

Vestita d’estate, sempre fuori tempo,

cammino con i piedi vestiti di sole

e i pensieri pieni di pioggia.

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Quanti fuochi accesi ieri sera! Ogni quartiere ha richiamato giovani, adulti e piccini intorno al proprio falò. Quante fiamme che danzavano e ondeggiavano sui cieli tersi e stellati di Pordenone e provincia. Eh? (bene, adesso il tono svenevole è finito).

Dicevo: quante befane bruciate, ovviamente solo dopo che hanno consegnato tutti i doni (ben 2 miliardi di euro spesi in Italia in calzette, dolcetti, regalini e minchiatine che dobbiamo far girare l’economia alla faccia dell’epifania. Aperta parentesi (dicasi epifania “La manifestazione della divinità in forma visibile” nello specifico la divinità è il Cristo, Gesù. Qualcuno se lo ricorda? Era quello che parlava di vivere in povertà, di amare il prossimo (tutto il prossimo eh anche quello che ti sta.. mmmmh.. che ti sta proprio lì!). Gesù dai, quello che chiedeva di lasciare tutto e seguirlo, già, ma non aveva considerato che camminando sulle acque lui non ha lasciato mica molte impronte.

Ma torniamo ai falò. Ieri, quanti falò, casere, foghere, pire, montagne di legna, bancali, gomme, oli (forse ma speriamo di no),  e cose varie ed eventuali avranno bruciato, che “si profita” o “se profita” “ghe sè la foghera”? Del resto, non è l’antico rito della purificazione e della consacrazione?

Ma cosa avremmo mai consacrato ieri sera oltre a bronchi e polmoni?

Ora, non voglio mettermi a fare il censimento esatto di falò o casere dir si voglia e tanto meno delle povere befane, ma così, a naso posso dire con certezza che sì erano troppi! Decisamente troppi!

Faccio una brevissima cronaca. Tornando a casa ieri sera, 5 gennaio del 2020, alle ore 23 circa, nel tragitto San Quirino, Cordenons, Pordenone Azzano Decimo, Gruaro, tutto era avvolto da una nebbiolina biancastra che odorava di bruciato e garantisco: non era sinestesia, no! No! Non era una questione neurologica, non era un colore che oltre alla vista attiva anche l’udito. No! Era semplicemente fumo, effetto diretto della combustione che sprigiona oltre al fumo anche un odore acre, pungente e contemporaneamente migliaia di famigerate polveri sottili, quelle per le quali ci rompono i coglioni ogni inverno “targhe pari sì, targhe dispari no, e abbassa il riscaldamento e non accendete il camino a legna”; ecco proprio quelle, che ieri tra l’altro hanno fatto registrare un valore di 74 µm/Nm3 mentre il 21 dicembre era di appena 14 µm/Nm3 .  E come mai? Perché il 5 gennaio ogni cazzo di quartiere (ma anche ogni condominio, via e giardino privato e pollaio) deve fare il suo falò. E liberare nell’aria in nome della tradizione, milioni di particelle dannose, cancerogene. Ecco ieri sera era tutta una polvere sottile credetemi.

Belle le tradizioni. Non si tocchino le tradizioni.

E no, per carità e chi le vuole toccare. Viva le tradizioni!

Ma tipo, pensare a un falò 4.0?

Un falò olografico. Provate a immaginare: schermi olografici pieni di pixel in ogni quartiere, effetti speciali, fiamme pazzesche come nei film “Hellboy” o “Spawn – Hell, Malebolgia”.

E sì, lo so come si fa poi per i pronostici legati alla direzione che prende il fumo? come si fa? Beh, Vuoi che non ci sia un cazzo di algoritmo che spara il fumo grazie a una lettura simultanea dei venti reali? C’è un algoritmo per ogni minchiata vuoi che proprio per il fumo della casera non ci sia? E se proprio non c’è l’algoritmo, si fa andare il fumo come dicevano  i latini a cazzum, che non è poi tanto diverso da quanto già accade, no?

E poi volete mettere: befane per tutti i gusti! Magari con versioni vietate ai minori con vecchiette che … no, no, non mi riferivo a quelle vecchiette lì, no le milf, le gilf o cougar no! (anche se perché no poi) comunque, io mi riferivo a befane vere che urlano nelle fiamme come tante Giovanna d’Arco o come accadeva alle presunte streghe medioevali. Un po’ macabro lo so, terribile anzi. Ma oggi non è forse macabro lo stesso? Mettere in scena il rogo di una donna, finta per carità, ma non è pur sempre una donna la befana? Avete mai visto un befano maschio bruciare al rogo? No! Non l’avete mai visto! E perché non bruciamo anche Babbo Natale? Lui no, non si brucia,  anzi lo si aspetta e gli si offre il panettone e la play station o quella roba con le serie tv, no?! Si bruciano solo le donne. Fino a prova contraria la befana è una donna, lo si fa tutti gli anni, davanti agli sguardi dei bambini, gli stessi bambini che prima incassano il regalo poi mangiano e bevono guardando il rogo della povera vecchia befana. Ma non è assurdo?

Sì, lo è. Anche perché nessuno più si ricorda che l’epifania il cd dodicesimo giorno dopo il natale, prima di Cristo e anche un po’ dopo Cristo, era il giorno dedicato alla dea dell’abbondanza, Diana per i romani, legata ai riti agrari, ma poi un bel po’ dopo Cristo, la chiesa, ha voluto eliminare, bruciare appunto, il culto pagano legato alla dea dell’abbondanza e così la bellissima dea Diana è stata trasformata in una vecchia orribile e cattiva ma, che stranezza, che porta i doni…

Il futuro secondo me è per quel che vale la mia opinione, dei falò olografici, miliardi di versioni di falò da far sbizzarrire tutti i grafici del mondo e dare lavoro a tanta gente piena di creatività. Questo è il futuro della foghera, casera, falò e quel che volete. Per consacrare con i santi bit o pixel o come cavolo funzionano le immagini olografiche, la salute e l’ambiente e avviare un processo di sana purificazione dell’aria grazie al famoso progresso tecnologico!

Ecco questo è quanto ho pensato ieri sera quando sulla mia scopa ho attraversato il cielo per rientrare a casa e ho dovuto indossare la maschera anti gas tanto non si poteva respirare!!

Ricordo che questa è una campagna di sensibilizzazione privata sull’abuso indiscriminato di casere, sul risparmio della vita delle befane e sull’uso sano e consapevole della tecnologia.

Dietro le quinte del Teatro Verdi

Era la serata di chiusura di PordenoneLegge… eravamo Lui ed io, uno di fronte all’altra dietro le quinte del Teatro Verdi di Pordenone (si d’accordo non eravamo soli ma per me era come se lo fossimo).

teatro Verdi Pordeone

Stefano Benni

Io, con la consapevolezza di avere davanti a me uno scrittore magnifico, uno che fa vivere nella sua letteratura tutta la varietà che esiste in una lingua, riuscendo così a rappresentare la vita in tutte le sue sfumature con abilità chirurgica e dissacrante; e Lui, che pur concentrato nel dover entrare in scena davanti a un teatro stracolmo, a me, una tra le tante persone che incontra per lavoro, al momento donnina schermofila (per dovere), ha dedicato due parole e la dedica sul suo libro con modi semplici, spontanei e riflessivi.


Compaiono i personaggi

Poi è andato sul palco e proprio come parlava con me dietro le quinte, nello stesso modo, con la stessa naturalezza ha iniziato a parlare a non so quante persone. L’unica differenza, rispetto a quando era con me dietro le quinte, è stata che sul palco con lui, improvvisamente, sono comparsi tutti i personaggi di Prendiluna, sbucavano lentamente da dietro i drappi del teatro, lo sostenevano e guidavano nella lettura dei brani mentre, dall’altra parte, il pubblico ascoltava, rideva, si riconosceva, rifletteva.

 


IN COSA CREDE STEFANO BENNI

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Ma sul palco c’è stato anche spazio per alcuni racconti intimi, Stefano Benni infatti ha raccontato di quando gli hanno chiesto se era credente e lui ha risposto: “Io sono molto, molto, molto, credente. Io credo nella grandezza dell’universo, dei sentimenti, delle emozioni, credo nel dolore, nella sofferenza, credo nell’amicizia, credo nella Nutella. Credo in un sacco di cose.” Poi prende fiato e dice scandendo bene le parole: “N o n   c r e d o     p e r   n i e n t e   nelle religioni monoteiste specialmente quelle che usano le parole  E R E  S I A   E  I N F E D E L E.


Prendiluna, Stefano Benni , ed. Feltrinelli

Come è nata Prendiluna

Poi ha svelato a tutti di quando aveva deciso di non scrivere più romanzi, e ne era convinto, sino al giorno in cui ha ricevuto la mail di una studentessa straniera che gli ha scritto, con un italiano incerto, che avrebbe tanto voluto scrivere una tesi su di lui “perchè è ancora momentaneamente vivo”. La ragazza intendeva che posto che è vivo poteva fargli un sacco di domande, ma in realtà, ha spiegato Benni, quella frase ha espresso un concetto filosofico notevole e – ha detto – “mi ha ricordato che sono momentaneamente (ancora) vivo, e devo approfittarne”: da questa riflessione è nato “Prendiluna”.

 

E qui mi fermo. Le cose raccontate sul palco sono state tante, “l’incontro con l’autore” , come si dice, è stato meraviglioso, si è perso di sicuro qualcosa chi non ha potuto assistervi. Io ho cercato di raccontarne i tratti salienti tralasciando la lettura dei brani del libro perché o si ascoltano dall’autore e Benni  sul palco del Verdi di Pordenone è stato esilarante, o si legge il libro. per quanto riguarda quest’ultimo punto io l’ho letto e credo che lo rileggerò e rileggerò ancora…Se volete sapere perché continuate a leggere qui Prendiluna.