Scavalca a piè pari il Parlamento e impone un piano da 800 miliardi.

La democrazia? Roba d’altri tempi. Ora c’è il “new deal”.

E no, non stiamo parlando né di Trump né tantomeno di Putin.

Siamo nel cuore dell’Europa, dove a violare le regole democratiche c’è – ancora una volta – Ursula von der Leyen.

La situazione è talmente grave che perfino Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, minaccia il ricorso alla Corte di Giustizia.

Due le possibilità: o Ursula ha scambiato l’Europa per la sua società per azioni, o considera i cittadini europei degli imbecilli che tanto accettano tutto (vd accordi con Pfizer via whatsapp, contenuto negato a tutti e c’era in ballo la nostra salute).

Non è escluso comunque che entrambe le cose siano vere.

Una cosa però è certa:

l’Europa non è un’azienda privata. E il potere senza legittimità non è solo arroganza. È un insulto alla democrazia. E’ una forma, seppur elegante, di dittatura il cui germe era tutto in quella frase usata e abusata a giustificare ogni imposizione: “Lo dice l’Europa” . Appunto l’Europa non gli europei. Non il popolo.

Occhio che la storia ha i suoi modi per ripetersi.

Ad maiora

Il popolo iraniano risponde alla “Sfortuna” con grande coraggio e amore per la libertà.

Un coraggio incredibile quello della popolazione (uomini e donne ) che stanno protestando in Iran. “Donne. Vita. Libertà” il nome della rivoluzione che non si ferma nemmeno davanti alla prepotenza dittatoriale maschilista del governo iraniano. Un governo contro le donne e contro la libertà, anche quella di pensiero e di stampa: 20 i giornalisti tra cui la fotoreporter Yalda Moaiery– arrestati dalle forze dell’ordine e 76 le persone uccise perchè protestavano in piazza. Ma il dissenso popolare non si ferma , continua senza demordere sfidando il governo di Ebrahim Raisi, sfidando una dittatura ideologica e di sistema.

Un sistema che impone se stesso, il sistema “uomo”,  radicato nei millenni forte solo della propria forza, e che in Iran e nei paesi islamici si esprime in tutta la sua brutalità. E’ una forza senza saggezza, una forza senza cultura, una forza senza rispetto. E’ la tracotanza del potere, l’avidità smaniosa e bavosa di controllare, dominare , comandare e che ha fatto sì che l’uomo dimenticasse di essere uguale e complementare alla donna. L’uomo ha dimenticato cosa significa essere “un uomo”, e ripropone nella società che gestisce quasi totalmente esclusivamente lui ( solo il 93 % dei ruoli di potere è nelle mani degli uomini in Europa, figuriamoci in Iran ). Il “sistema uomo” domina tutte le istituzioni e la sua ingordigia e la perdita di ogni forma di armonia, rispetto al mondo che lo circonda oggi si esprime nei mille volti che la violenza contro le donne può assumere.

In Iran la brutalità contro la donna del “sistema uomo” si esprime ai suoi massimi livelli e  la popolazione iraniana ci sta dando una grande lezione. Chi manifesta in Iran ha un coraggio incredibile. Là si muore se non si è allineati e ubbidienti. Ad oggi 76 ripeto le persone morte perché protestavano.

Qui in Europa non si muore ma la sottomissione è gestita in maniera più sottile e subdola: ti controllano socialmente, ti ostacolano la crescita professionale, e il poter ricoprire ruoli importanti ( salvo non esser arruolata al soldo di qualcuno a cui fa comodo vendere un volto femminile, a patto sia sempre una donna  obbediente ai comandi dall’alto). Questo nella società. Nella famiglia da figlia sei ignorata e ostacolata perché “non sei nata maschio”, nel matrimonio : “Non c’è bisogno che lavori ci sono io” e se lavori e vuoi fare carriera ti rinfacciano ti trascurare i figli :“lavori troppo!” “Ti sei dimenticata di essere una madre’ o ancora “Avevo una moglie, adesso con questa smania del lavoro, non ce l’ho più”. E nell’abbigliamento se esprimi troppo la tua bellezza: “Ma dove credi di andare!”.  Quante donne hanno sentito queste parole ancora oggi nel 2022, qui in Europa e non in Iran!

Dico questo perché la rivoluzione che ha il nome “Donne. Vita. Libertà.” dovrebbe essere la rivoluzione di tutte le donne. Mahsa Amini originaria del Kurdistan iraniano, in vacanza con la famiglia a Teheran è stata picchiata a morte perché non indossava il velo in maniera corretta. Perché un ciuffo di capelli usciva dal velo. A 22 anni Masha è stata picchiata a sangue e uccisa dalla “polizia morale”.  Ma che mondo è questo in cui le donne vengono uccise perché non sono nemmeno libere di vestirsi come vogliono, di manifestarsi la loro bellezza, di essere orgogliose del proprio corpo? Quando l’uomo ha iniziato ad avere il terrore della bellezza? Quando l’uomo ha perso il senso della meraviglia? Quando l’uomo ha perso il senso dell’armonia, quando l’uomo ha smesso di accordarsi con la sinfonia della vita per suonare questa marcia della violenza che si replica seppur con livelli diversi in ogni società occidentale? Quando?

Oggi tutte le donne dovrebbero unirsi alle donne iraniane perché la violenza espressa contro di noi seppur con sfumature diverse e anche molto diverse, ha comunque la stessa radice in tutto il mondo ed è quella che va sradicata. E possiamo farlo solo tutte insieme agendo da ogni angolo del mondo. Perché alla condizione della donna non è legata solo “la donna” ma tutta la società. Tutte le società. La libertà della donna, l’uguaglianza, il rispetto reciproco e la solidarietà tra i sessi sono gli elementi indispensabili per dare vita a un mondo diverso. Un mondo in cui l’uomo stesso vedrebbe esaltato il suo lato positivo, permettendo così la creazione di un mondo armonioso e rispettoso.

Un mondo che non riconosce il valore della donna, che non riconosce e rispetta la libertà della donna e che non lascia alla potenza femminile di esprimersi è un mondo destinato all’autodistruzione. E i segnali ci sono già tutti.

Ad Maiora

Domenica 24 luglio su Il Fatto Quotidiano è stato pubblicato l’articolo “Rischio per anticorpi post vaccino: possibili malattie autoimmuni” che riporto in foto. Questo articolo io l’ho condiviso su Facebook limitandomi a riportare nella parte dedicata al commento un estratto dell’articolo. Risultato: bloccata per due giorni.

Di cosa parla il pezzo firmato da Peter D’Angelo? Di una ricerca condotta dall’Azienda Sanitaria di Alessandria dalla quale è emerso che dall’analisi di 77 sanitar,i dopo la vaccinazione, sono possibili malattie autoimmuni. In particolare ho riportato questo pezzo dell’articolo: “I dati ottenuti suggeriscono che questi nuovi vaccini a mRna possano essere in grado di indurre un’alterazione dell’assetto autoimmune, ma questi auto-anticorpi potrebbero essere anche solo transitori, infatti, gli stessi possono essere presenti in una parte delle popolazione sana, statisticamente più piccola, negli anziani, e nei parenti di primo grado di pazienti con malattie autoimmuni”.

E ho aggiunto poi: “Responsabile della ricerca, Maria Cristina Sacchi, che coordina il centro di autoimmunità presso il laboratorio di Analisi e autoimmunità dell’Azienda ospedaliera di Alessandria, diretto da Maria Matilde Ciriello”.

Non ho fatto alcun commento personale come vedete, non ho aggiunto nulla. Ho solo riportato un articolo che è pubblicato in Italia in uno dei quotidiani più seguiti e che per le leggi italiane può essere tranquillamente pubblicato. Perché Facebook lo ha eliminato dalla mia pagina? Perchè mi ha bloccato per 2 giorni? In base a quale autorità? Quale il contenuto che avrebbe violato esattamente le regole della community? E soprattutto come può permettersi di censurare un articolo di giornale in questo caso de “Il Fatto Quotidiano”? Non è forse una censura alla stampa seppur indiretta?

E inoltre, non sa Facebook che i principi democratici e costituzionali non si fermano davanti alla porta di un’azienda privata? La libertà di pensiero non vale forse in ogni luogo, pubblico o privato che sia e in particolar modo se per attività aziendale si ha quella di permettere alle persone di comunicare e scambiarsi opinioni? Io ritengo che la magistratura italiana dovrebbe intervenire per ricordare e far rispettare a Facebook e a Mark Zuckerberg i principi fondanti della nostra società, e tra questi la libertà di espressione. E mi rivolgo anche e soprattutto con questo pezzo a Il Fatto Quotidiano affinchè intervenga su questo episodio perché in concreto è l’articolo de Il fatto ad essere stato censurato. E chiedo pertanto a questo quotidiano e al suo direttore Marco Travaglio di non lasciar passare questi episodi che sono piccoli gesti che un po’ alla volta stanno mettendo il cappio alla libertà di pensiero , e conseguentemente anche l’informazione.

Ad Maiora Marianna Maior