Quanti fuochi accesi ieri sera! Ogni quartiere ha richiamato giovani, adulti e piccini intorno al proprio falò. Quante fiamme che danzavano e ondeggiavano sui cieli tersi e stellati di Pordenone e provincia. Eh? (bene, adesso il tono svenevole è finito).

Dicevo: quante befane bruciate, ovviamente solo dopo che hanno consegnato tutti i doni (ben 2 miliardi di euro spesi in Italia in calzette, dolcetti, regalini e minchiatine che dobbiamo far girare l’economia alla faccia dell’epifania. Aperta parentesi (dicasi epifania “La manifestazione della divinità in forma visibile” nello specifico la divinità è il Cristo, Gesù. Qualcuno se lo ricorda? Era quello che parlava di vivere in povertà, di amare il prossimo (tutto il prossimo eh anche quello che ti sta.. mmmmh.. che ti sta proprio lì!). Gesù dai, quello che chiedeva di lasciare tutto e seguirlo, già, ma non aveva considerato che camminando sulle acque lui non ha lasciato mica molte impronte.

Ma torniamo ai falò. Ieri, quanti falò, casere, foghere, pire, montagne di legna, bancali, gomme, oli (forse ma speriamo di no),  e cose varie ed eventuali avranno bruciato, che “si profita” o “se profita” “ghe sè la foghera”? Del resto, non è l’antico rito della purificazione e della consacrazione?

Ma cosa avremmo mai consacrato ieri sera oltre a bronchi e polmoni?

Ora, non voglio mettermi a fare il censimento esatto di falò o casere dir si voglia e tanto meno delle povere befane, ma così, a naso posso dire con certezza che sì erano troppi! Decisamente troppi!

Faccio una brevissima cronaca. Tornando a casa ieri sera, 5 gennaio del 2020, alle ore 23 circa, nel tragitto San Quirino, Cordenons, Pordenone Azzano Decimo, Gruaro, tutto era avvolto da una nebbiolina biancastra che odorava di bruciato e garantisco: non era sinestesia, no! No! Non era una questione neurologica, non era un colore che oltre alla vista attiva anche l’udito. No! Era semplicemente fumo, effetto diretto della combustione che sprigiona oltre al fumo anche un odore acre, pungente e contemporaneamente migliaia di famigerate polveri sottili, quelle per le quali ci rompono i coglioni ogni inverno “targhe pari sì, targhe dispari no, e abbassa il riscaldamento e non accendete il camino a legna”; ecco proprio quelle, che ieri tra l’altro hanno fatto registrare un valore di 74 µm/Nm3 mentre il 21 dicembre era di appena 14 µm/Nm3 .  E come mai? Perché il 5 gennaio ogni cazzo di quartiere (ma anche ogni condominio, via e giardino privato e pollaio) deve fare il suo falò. E liberare nell’aria in nome della tradizione, milioni di particelle dannose, cancerogene. Ecco ieri sera era tutta una polvere sottile credetemi.

Belle le tradizioni. Non si tocchino le tradizioni.

E no, per carità e chi le vuole toccare. Viva le tradizioni!

Ma tipo, pensare a un falò 4.0?

Un falò olografico. Provate a immaginare: schermi olografici pieni di pixel in ogni quartiere, effetti speciali, fiamme pazzesche come nei film “Hellboy” o “Spawn – Hell, Malebolgia”.

E sì, lo so come si fa poi per i pronostici legati alla direzione che prende il fumo? come si fa? Beh, Vuoi che non ci sia un cazzo di algoritmo che spara il fumo grazie a una lettura simultanea dei venti reali? C’è un algoritmo per ogni minchiata vuoi che proprio per il fumo della casera non ci sia? E se proprio non c’è l’algoritmo, si fa andare il fumo come dicevano  i latini a cazzum, che non è poi tanto diverso da quanto già accade, no?

E poi volete mettere: befane per tutti i gusti! Magari con versioni vietate ai minori con vecchiette che … no, no, non mi riferivo a quelle vecchiette lì, no le milf, le gilf o cougar no! (anche se perché no poi) comunque, io mi riferivo a befane vere che urlano nelle fiamme come tante Giovanna d’Arco o come accadeva alle presunte streghe medioevali. Un po’ macabro lo so, terribile anzi. Ma oggi non è forse macabro lo stesso? Mettere in scena il rogo di una donna, finta per carità, ma non è pur sempre una donna la befana? Avete mai visto un befano maschio bruciare al rogo? No! Non l’avete mai visto! E perché non bruciamo anche Babbo Natale? Lui no, non si brucia,  anzi lo si aspetta e gli si offre il panettone e la play station o quella roba con le serie tv, no?! Si bruciano solo le donne. Fino a prova contraria la befana è una donna, lo si fa tutti gli anni, davanti agli sguardi dei bambini, gli stessi bambini che prima incassano il regalo poi mangiano e bevono guardando il rogo della povera vecchia befana. Ma non è assurdo?

Sì, lo è. Anche perché nessuno più si ricorda che l’epifania il cd dodicesimo giorno dopo il natale, prima di Cristo e anche un po’ dopo Cristo, era il giorno dedicato alla dea dell’abbondanza, Diana per i romani, legata ai riti agrari, ma poi un bel po’ dopo Cristo, la chiesa, ha voluto eliminare, bruciare appunto, il culto pagano legato alla dea dell’abbondanza e così la bellissima dea Diana è stata trasformata in una vecchia orribile e cattiva ma, che stranezza, che porta i doni…

Il futuro secondo me è per quel che vale la mia opinione, dei falò olografici, miliardi di versioni di falò da far sbizzarrire tutti i grafici del mondo e dare lavoro a tanta gente piena di creatività. Questo è il futuro della foghera, casera, falò e quel che volete. Per consacrare con i santi bit o pixel o come cavolo funzionano le immagini olografiche, la salute e l’ambiente e avviare un processo di sana purificazione dell’aria grazie al famoso progresso tecnologico!

Ecco questo è quanto ho pensato ieri sera quando sulla mia scopa ho attraversato il cielo per rientrare a casa e ho dovuto indossare la maschera anti gas tanto non si poteva respirare!!

Ricordo che questa è una campagna di sensibilizzazione privata sull’abuso indiscriminato di casere, sul risparmio della vita delle befane e sull’uso sano e consapevole della tecnologia.