Julian Assange è libero e ha lasciato ieri il Regno Unito e il carcere di massima sicurezza vicino Londra dove era stato incarcerato per cinque anni. Lo ha annunciato nella notte WikiLeaks dopo la notizia dell’accordo di dichiarazione di colpevolezza raggiunto con la giustizia americana. Assange era accusato di aver pubblicato circa 700.000 documenti riservati relativi alle attività militari e diplomatiche degli Stati Uniti, a partire dal 2010.

Il giornalista ha accettato di dichiararsi colpevole di un reato relativo al suo ruolo in quella che per gli americani è una  violazione di materiale classificato americano, l’accordo di cui non sappiamo ancora tutti i dettagli come gli consentirà di evitare la reclusione negli Stati Uniti e di tornare in Australia. Il patteggiamento deve ancora essere approvato da un giudice federale. «Assange è libero» ha annunciato Wikileaks, che riporta che l’australiano, 52 anni, ha lasciato la prigione di Belmarsh lunedì mattina, è stato rilasciato dalla giustizia britannica nel pomeriggio all’aeroporto di Stansted a Londra, da dove si è imbarcato su un aereo e ha lasciato il Regno Unito.

Ad Maiora

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Non so descrivervi con quanta forza mi ha fatto vibrare questo canto, ma ci voglio provare. Mi è entrato dentro con lo stesso stupore che crea un tramonto infuocato che rapisce lo sguardo e vorresti finisse mai, con la stessa magia di una corsa al galoppo su un unicorno che a un tratto prende il volo portandomi con sé, con la stessa forza con cui la natura mi richiama prepotentemente nei boschi vibranti di vita vera, con la stessa meraviglia di un amore, ancora mai conosciuto, che sorprende con mille baci che mai saziano.

In questo inverno così strano questo stupefacente canto del “corvo delle nevi” mi è arrivato e mi ha risuonato potente nell’anima perché a me sapete ha parlato di Verità e Libertà e mi ha svelato che sono come due innamorati che non si lasciano mai e danzano per il mondo sempre insieme.

Libertà mi ha detto non può essere nell’amante che si dice tale ma di nascosto, dalla sposa o dallo sposo, è sempre in cerca di conferme tra le braccia di nuove conquiste, la libertà non seduce per il piacere di compiacersi, ferendo gli altri. L’uomo libero non fa le cose di nascosto o mentendo, questa non è libertà, è solo la banale, diffusissima viltà.

SUOR – sciamana

La libertà agisce alla luce del sole e non inganna e non ferisce: questa è la sua forza, l’orgoglio di manifestarsi e di essere con fierezza ciò che è.

Libertà non è nemmeno chiudere le persone in recinti da 15 minuti, e libero non è chi accetta passivamente di esservi rinchiuso.

Libertà non è sfruttare la natura e renderla sterile per poter dare un prezzo ai suoi semi.

Libertà non è pagare ogni cosa anche per usare ciò che ti appartiene. E non è liberale chi ti obbliga a farlo pur dicendosi tale. Libertà non è farsi iniettare nel corpo qualunque sostanza senza alcun rispetto per la propria vita e singolarità. E non è libero chi scambia la propria salute per uno stipendio. E non è liberale chi ti ricatta mettendo su piatto il tuo diritto alla salute e sull’altro il tuo diritto al lavoro.

Libertà non è obbedire: Libertà è poter scegliere, la cosa migliore per noi e per gli altri, e lottare per averla. Perché come scrive boy sul muro di Pordenone: “La libertà non è gratuita”.

La libertà è un atto di coraggio, di forza, di onestà e di amore, sì di tantissimo amore. Per sé e per gli altri.

La libertà è armonia, è serenità. Perché chi è libero, è in pace con se stesso, non ha niente di cui vergognarsi, perché la libertà quella vera, è rispetto, per sè e per gli altri. L’uomo, mi ha suggerito questo canto, è terrorizzato dalla libertà, perché lo obbliga a essere onesto… con se stesso.

La libertà è una cosa rara, una conquista per veri eroi.

Questo è il motivo per cui gli uomini liberi mancano e abbondano i millantatori.

Questo è quanto mi ha raccontato questo canto , che sapete è il canto della natura che ci richiama a se’ perché è nella natura dell’uomo, la Libertà.

 Marianna Maiorino- Ad Maiora

(ovviamente la parola uomo, comprende uomini e donne)

Ad maiora

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Io sono qui solo a metà, una parte di me è in una stanza a far servizi, montaggi, letture, cercare persone che aiutino a mettere a fuoco la situazione, mentre l’altra parte non c’è più. Notte tempo è finita in qualche decreto incerto. Bloccata tra i vari divieti, di lei, da allora, non so più niente a parte che mi manca.
Mi manca quando fa scorrere lo sguardo sulle vetrine mentre passeggio, e mi manca quando incrocia gli sguardi degli altri sia quelli che sorridono che quelli che scendono dall’alto in basso.
Mi manca quando stringe le mani per salutare e le maniglie che in realtà non ha mai toccato perché uso sempre il gomito per aprire le porte se non sono a casa mia.
Mi manca quando parla con le mani anche per mandare a quel paese il solito che si butta in autostrada dalla corsia di incanalamento senza darmi la precedenza.
Mi mancano anche tutti i suoi gesti quotidiani: prendere (o dimenticare a casa) la borsa dello sport, litigare con le chiavi della redazione che non indovino mai quella giusta. Mi manca quando vede i ragazzi entrare e uscire dal mio ufficio con le bottiglie d’acqua, e sentire quelle 10 volte al giorno ( vabbè sono un po’ meno) il direttore chiamare la moglie con il comando vocale: “Chiama Gloria amore grande”.
Mi manca quando mi faceva indossare i tacchi e poi pentirmene: la comodità è un’altra cosa.
Mi manca quando andavamo al cinema, adesso poi che lo pulivano pure.
E mi manca il vino bevuto al bar e i menù stropicciati dei ristoranti che girava e rigirava perché non so mai cosa mangiare.
E poi decreto dopo decreto adesso sono al punto che iniziano a mancarmi anche le cose che non faccio mai ma che sono già impellenti. Le camminate in montagna, con calma gustandomi ogni albero, fiore, filo d’erba; andare in giornata a Padova per vedere il Musme e il giardino botanico che è una vita che ci devo andare, dalla mia vita precedente quella di quando potevamo andare in stazione in mezzo ai pendolari e se uno tossiva senza coprirsi la bocca era solo un maleducato e non uno che metteva in pericolo la salute pubblica.
Mi manca aspettare in auto, ferma davanti alle strisce che gruppi di studenti che sembrano greggi con lo zaino attraversino la strada bloccandola per pochi minuti percepiti sempre come infiniti. Mi mancano gli incontri casuali e anche quelli causali perché da cosa nasce cosa e ci scappa che ci racconto una storia.
Mi mancano i concerti con la gente ammassata, quella che crea gli aerosol sì ma al ritmo della musica magari di James Blunt che ci dovevamo andare il 27 marzo.
E mi manca la gente ma quella nostra italiana disordinata e chiassosa che quando siamo all’estero ci riconosciamo dal volume delle chiacchiere al tavolo.
Queste file ordinate, lunghe, tutti distanziati, silenziosi, rispettosi, mi par di essere in un riformatorio. Se penso che c’è voluta una pandemia a metterci tutti in fila beh sai che vi dico forse era proprio bella quella indisciplina.