
Da Bruxelles a Washington, fino al reparto di farmacovigilanza della FDA, emergono dettagli inquietanti. Premesso che la fonte è la U.S. Food and Drug Administration, parliamo di:
oltre 21 ospedalizzazioni, 3 decessi, tra cui una persona morta per encefalite attribuibile al ceppo vaccinale stesso, e almeno un decesso direttamente collegato al vaccino, confermato da PCR positivo al ceppo. Nella memoria raccolta via VAERS fino al 15 agosto 2025 sono segnalati 38 eventi avversi gravi, in 32 casi unici (7 negli USA, 25 all’estero), con 21 ospedalizzazioni e 3 morti. Questi eventi non riguardano solo gli anziani: anche persone sotto i 65 anni sono state colpite. Un 55enne, ad esempio, ha sviluppato sintomi di meningite o encefalite.
Vaccini fatti in fretta, guardando ai ricavi a scapito della nostra sicurezza e della nostra salute.
Pare che gli studi clinici – anche di fase 3 – non riescano a rilevare tutti gli eventi avversi gravi. Per sapere l’effettiva incidenza sulla popolazione è necessario ampliare la base delle cavie ad almeno 5.000 persone. Ecco perché solo con la commercializzazione emergono numeri più realistici che permettono di comprendere la vera portata dei rischi. Nel caso del vaccino IXCHIQ, a solo un anno dall’approvazione della FDA americana, hanno iniziato così a fioccare gli effetti avversi.
Secondo voi avvisano i cittadini prima di vaccinarli di questo particolare? Dicono con trasparenza: “Non abbiamo testato il vaccino su un numero sufficientemente ampio di persone, quindi, non possiamo garantirvi che non ci siano effetti gravi, ma lo scopriremo solo grazie a voi?” Ovviamente no. Ci dicono che è assolutamente sicuro ed efficace e che devi credere nella scienza. Amen
L’ho detto più volte e lo ripeto e non mi stancherò di ripeterlo: non si può vaccinare fregandosene dei rischi che si fanno correre alle persone. La salute è il bene più prezioso che abbiamo, non è una variabile negoziabile. È un bene da rispettare, non da sacrificare sull’altare dell’urgenza e del profitto.
A proposito di profitto. L’azienda che produce questo vaccino è la Valneva, la stessa che sviluppa:
- l’unico candidato vaccinale contro la malattia di Lyme (in collaborazione con Pfizer) ancora in fase 3 ma garantiscono di metterlo in commercio prossimo anno;
- il vaccino tetravalente contro la Shigella che, dicono loro, sia il più avanzato a livello mondiale, sperimentato in fase due con l’azienda LimmaTech con due studi , guarda caso nei paesi a basso e medio reddito. Chissà come mai non nei paesi a medio alto reddito…
- e infine è tra i candidati vaccinali per il virus Zika.
Ora fate attenzione. A fronte della sospensione del vaccino cd contro la chikungunya operata negli Stati Uniti il 25 agosto 2025, sul sito ufficiale di Valneva leggiamo nel comunicato stampa: “Valneva sta valutando il potenziale impatto finanziario di un ritiro permanente della licenza di IXCHIQ® negli Stati Uniti, ma al momento non modifica le proprie previsioni sui ricavi. Le vendite di IXCHIQ® hanno contribuito per 7,5 milioni di euro ai 91 milioni di euro di vendite totali di prodotti della società nella prima metà del 2025, una quota significativa delle quali derivante da una fornitura una tantum di dosi di vaccino destinate a contrastare l’epidemia di chikungunya a La Réunion.” E poco prima Thomas Lingelbach, Amministratore Delegato di Valneva, commentava nello stesso comunicato: «Mentre valutiamo i prossimi possibili passi, e dato che la minaccia della chikungunya continua chiaramente a crescere a livello globale, Valneva resta pienamente impegnata a garantire l’accesso al nostro vaccino come strumento di salute pubblica per affrontare e prevenire le epidemie di questa devastante malattia. Puntiamo a continuare a fornire IXCHIQ® a tutti i Paesi in cui è autorizzato e a proseguire i nostri sforzi con i partner per accelerare l’accesso al vaccino nei Paesi a basso e medio reddito endemici per la chikungunya – soprattutto in risposta a eventuali epidemie attuali o future – assicurando che il vaccino raggiunga chi ne ha più bisogno.»
E il motivo della sospensione? E le vittime? Leggete da qualche parte dispiacere per le morti causate dal vaccino? Un pensiero per le persone la cui vita è stata rovinata dagli effetti avversi? Individuate cenni di umanità in quelle parole? No. L’unica preoccupazione è rassicurare gli investitori!! Di fatti leggiamo nel sito marketscreener.com : “Le azioni della società farmaceutica francese Valneva sono precipitate di oltre il 20% lunedì, dopo che la Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti ha sospeso con effetto immediato la licenza per il suo vaccino contro la chikungunya, Ixchiq, citando gravi preoccupazioni legate alla sicurezza. Il Center for Biologics Evaluation and Research (CBER) della FDA ha dichiarato che la sospensione si basa su segnalazioni di oltre 20 eventi avversi gravi, tra cui 21 ricoveri ospedalieri e tre decessi, uno dei quali direttamente collegato a un’encefalite derivata dal vaccino. L’agenzia regolatoria ha sottolineato che, sebbene Ixchiq abbia ricevuto un’approvazione accelerata nel novembre 2023 per adulti a rischio aumentato di chikungunya, gli studi di conferma : “L’analisi rischio-beneficio condotta dal CBER mostra che, nella maggior parte degli scenari plausibili, il vaccino non offre benefici superiori ai rischi”, ha affermato l’agenzia, aggiungendo che un uso continuativo “costituirebbe un pericolo per la salute”.
E considerate che il vaccino, quando fu messo in commercio nel 2023, e quindi iniettato alle persone il virus chikungunya, pur in crescita nelle zone tropicali e subtropicali, non rappresentava un’emergenza sanitaria globale. Quindi? L’urgenza di vaccinare dove era? Quale la priorità di questa gente? La salute, o forse aprire un nuovo mercato? Perché non aspettare e verificare con scrupolosità? Perché testare sul campo, sulla pelle delle persone, e non in laboratorio? La risposta nel comunicato di Valneva con il quale l’azienda è evidente che ha come priorità quella di rassicurare gli azionisti: le prospettive restano solide, i profitti verranno “rimodulati”, l’azienda “gestirà l’impatto” della sospensione. Ma non una parola di sincera preoccupazione verso chi ha pagato con la salute o con la vita.
Dovremmo avere il coraggio, noi cittadini, (certo non saranno i capi di Big Pharma e tanto meno chi ci governa) di ripensare il sistema, dalle fondamenta. Perché la salute non può essere quotata in borsa. Non è una merce, non è un’azione da far salire o scendere, quei segmenti di grafici sono le nostre vite! La salute è la vita, è la nostra unica vita, ed è un dovere etico difenderla, tutelarla, proteggerla innanzitutto dal capitalismo selvaggio che dà sempre calpesta vita, salute, e natura. Ad maiora