
A Bologna, il concerto del pianista ucraino Alexander Romanovsky, in programma per il 5 agosto 2025 ai Giardini di Porta Europa (Piazza Sergio Vieira de Mello), nell’ambito del festival Cubo Live, è stato cancellato dal sindaco Matteo Lepore, insieme a Unipol e Musica Insieme, “dopo pressioni politiche” — si legge sui giornali.
A Caserta, stessa sorte per il maestro Valerij Gergiev: il concerto, in programma per il 27 luglio 2025 alla Reggia, come parte del festival “Un’Estate da Re”, è stato cancellato dalla direttrice Tiziana Maffei, con l’avallo del Ministero della Cultura. Motivazione: «crescente tensione internazionale» e rischio di «strumentalizzazione ideologica», in particolare legato alle posizioni filo-Putin del maestro.
I due artisti però, non hanno commesso crimini, né violato leggi. La loro colpa è avere opinioni diverse. Una colpa tutta politica: quella di essere vicini alla Russia, o peggio ancora, a Putin. Eppure sul palco del teatro mi pare vadano a suonare e dirigere orchestre mica fanno comizi.

Siamo al paradosso della democrazia: si parla di libertà, ma si agisce col manganello ideologico. In nome di che cosa? Di una morale selettiva? Di una guerra che vogliamo combattere sul palco e nei teatri, zittendo le note ma lasciando “libere” le bombe?
Nel 2022, se ricordate, all’Università Bicocca vennero sospese addirittura le lezioni su Dostoevskij. Perché russo. E quindi colpevole a prescindere, anche perché di certo nemmeno lo conosceva Putin. Una follia.
A Trieste, lo stesso anno, venne cancellato “Il Lago dei Cigni” di Tchaikovsky. La Ukrainian Classical Ballet di Kiev non poté esibirsi sulle note dell’autore russo:
«Tra l’Arte, la Musica e la Cultura teatrale si è intromessa la politica, vietando a noi e ad altri artisti di utilizzare opere russe» — così spiegò allora Natalia Iordanov, manager e direttore responsabile della tournée in Europa della compagnia dell’Ukrainian Classical Ballet. E molti altri artisti sono stati invece esclusi da concorsi o comunque censurati solo perché russi. E oggi si continua, ancora censura dell’arte sempre per motivi politici. Ma nessuna censura per gli artisti israeliani, magari filo Netanyahu, no questo sarebbe antisemitismo. Davvero? L’altro invece? Discriminazione? E sia chiaro per me gli artisti non dovrebbero essere censurati mai, nemmeno i filo Netanyahu nonostante quest’uomo sia responsabile di un genocidio.
Ma sapete cosa c’è dietro la censura contro gli artisti russi? Un messaggio forte e chiaro. Ci stanno insegnando che la cultura, se non si allinea, va cancellata. Che la cultura non è libera. Che noi non siamo liberi.
Eppure l’articolo 3 della Costituzione ci dice che:
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.”
Come vedete, l’articolo vieta le discriminazioni e garantisce ( sulla carta) pari dignità sociale anche (e soprattutto) quando le opinioni politiche sono diverse, converrete con me che quando la pensiamo tutti nello stesso modo, primo c’è qualcosa che non va, secondo non avrebbe senso questo articolo.
Mi chiedo quindi: il rispetto della diversità sancito nell’art. 3, vale solo quando fa comodo? O vale, sempre, per tutti? Vale anche per gli artisti? Anche se amici di qualcuno che non ci piace? Oppure no?
E poi , quale sarà il prossimo passo? Domani potranno licenziarci perché non siamo allineati? Perché abbiamo un’opinione diversa da quella del governo? O perchè abbiamo amici scomodi?
Il ministro Alessandro Giuli ha approvato la cancellazione del concerto di Caserta. Perdendo la possibilità di fare la cosa giusta. E io mi chiedo: ma dove finisce il suo giuramento alla Costituzione? E ancora, dove comincia la sua obbedienza a un pensiero unico che esclude, condanna, colpisce chi osa contraddire la narrazione dominante? Il ministero tra l’altro sta partecipando alle manifestazioni in ricordo dei 50 anni dalla morte di Pier Paolo Pasolini. Ebbene, Pasolini ricordo, è colui che scriveva:
“Quando si vuole colpire la libertà, si comincia sempre dalla cultura.”
Gli autori, prima di essere celebrati, perchè fa chic, andrebbero letti e capiti.
Chi piega la cultura alle ragioni della guerra, della propaganda, della paura, non è un uomo di cultura, è solo un burocrate del pensiero.
Mi chiedo poi ,dove siano tutti coloro che gridano ogni tre per due al fascismo. A queste persone ricordo che proprio così è iniziato il nazismo: con la censura, con le liste, con la paura dell’altro. Con l’odio per chi parlava una lingua diversa, pensava in modo diverso. E poi — a valanga — con l’indifferenza.
La cultura, signori, è un’altra cosa. Chi sta censurando l’arte, oggi è solo un servo. Sono servi di un potere che ci vuole condurre al macello.
Servi dello stesso potere che guarda Netanyahu violare le norme internazionali, gettare bombe su altri stati, massacrare un popolo nel modo più ignobile, compiendo un genocidio atroce, e tacere.
Perché tacere, oggi, fa comodo. Non perché sia giusto.
Ripeto, la cultura è un’altra cosa.
Ministri, sindaci e direttori di musei, marionette varie, la cultura non è servile, non è accondiscendenza, non punta ai ruoli prestigiosi, a posti di potere. Di questa roba non se fa niente. La cultura è fatta di suoni, parole, colori, profumi, gesti, movimenti, pensieri, che combinati in infiniti modi hanno lo scopo di proiettare l’uomo verso quell’armonia e quella bellezza che trascende l’essere umano stesso. La cultura è “qualcosa” che vuole strappare l’essere umano dalla mediocrità, a differenza vostra che grazie alla mediocrità ricoprite i vostri incarichi.
Arriverà domani. E guardandovi allo specchio forse vi chiederete dove e quando avete perso onore e dignità. Speriamo solo quel domani arrivi presto, perché state devastando il mondo.
Intanto questa la risposta del pianista Alexander Romanovsky alla vostra censura:

“Ho appreso che il mio concerto previsto per il 5 agosto a Bologna non potrà avere luogo. Ma il desiderio di condividere la musica con chi mi segue con cuore aperto resta più vivo che mai. Ci tenevo a suonare per voi lo stesso, come segno di gratitudine per il vostro sostegno e affetto. Terrò il concerto da casa e lo trasmetterò online, integralmente. Un piccolo gesto per restituirvi almeno in parte ciò che mi date. La musica, in fondo, è questo: qualcosa che unisce, sempre. Grazie di cuore, Alexander“
Ad Maiora
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