Un viaggio in Bosnia dove la scienza tace e la terra parla
Reportage indipendente di Marianna Maiorino

In Anteprima assoluta il 29 settembre alle ore 21 su you tube https://youtu.be/o02k1vw8cfo e qui https://youtu.be/o02k1vw8cfo

A Visoko, in Bosnia, ci sono colline che per alcuni sono solo natura, mentre per altri sono le piramidi più antiche del mondo. Da anni dividono scienziati e ricercatori: c’è chi le considera un’illusione e chi un sito importantissimo capace di riscrivere la Storia. Così a luglio ho deciso di andare di persona. Ho percorso quelle valli, ho osservato, ho ascoltato, e soprattutto ho incontrato l’uomo che ha dedicato tutta la sua vita alle piramidi , a dimostrarne l’esistenza: il dott. Semir Osmanagich.

Da questo viaggio è nato un reportage di 34 minuti, interamente autoprodotto: riprese, montaggio, testo, voce. Nessuna rete, nessun finanziamento. Solo la volontà di documentare ciò che ho visto con i miei occhi. link https://youtu.be/o02k1vw8cfo

Per la prima volta rendo pubblico, in esclusiva assoluta, il video integrale di questo lavoro.
Non è un semplice racconto, ma un invito a guardare la realtà da un’altra prospettiva, a mettere in discussione certezze consolidate.

Il rischio? Scoprire che l’umanità potrebbe avere un altro passato. Il costo effettivo? Dover accettare di riscrivere tutta la nostra storia.

NB. Hai visto questo reportage gratuitamente.
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Con un video di due minuti, sulla sua pagina facebook, Stefano Puzzer ha annunciato la vittoria.

All’inizio del video è timoroso a dirlo apertamente: usa il condizionale, “ e’ stato accolto il ricorso sembra che abbiamo vinto tutti”poi solo alla fine, quasi prendesse atto di quanto accaduto parola dopo parola, si lascia andare e usa con più consapevolezza la parola “vittoria”. Sì, Stefano Puzzer, dopo 4 anni di ansie, sofferenze e soprattutto ingiustizia, può dire: “Finalmente giustizia è fatta”.

Licenziato illegittimamente: questo il verdetto della Corte di Cassazione. Era l’ultimo grado, l’ultima speranza per ottenere giustizia. “ Non vedevo l’ora di finire il tutto. Ero veramente molto stanco.” E in sottofondo si sente la moglie Matia ridere – è felice-. Spesso dimentichiamo che un processo non riguarda solo l’interessato ma mette a dura prova tutta la famiglia , non soffre solo una persona, soffrono tutti i componenti della famiglia e anche gli amici più cari…

Come immaginabile, il profilo Facebook del portuale più famoso di Italia, dopo questo video- è stato travolto dai complimenti e dal calore di chi lo ha sempre sostenuto. Lui non potendo rispondere a tutti ha scritto un messaggio  laconico:

“Sono al lavoro, domani, rispondo a tutti, promesso. Vi voglio tanto bene ❤️. Ah sì… RICORDATEVI CHE ABBIAMO VINTO TUTTI”*.

È il suo stile: semplice, diretto ma pieno di calore. Nonostante 4 anni di amarezza.

Lui, infatti amava il suo lavoro al porto di Trieste, e ne è stato privato nel peggiore dei modi. A questo aggiungete, a quasi 50 anni, la necessità di rimettersi in gioco e cercare altri lavori. Ne ha svolti diversi, non è stato mai con le mani in mano. Mai si è fatto travolgere dalla tristezza anche perché 4 anni di processi… sappiamo tutti quanto possono costare in termini umani, certo, ma anche in termini monetari.

Ha vinto abbiamo detto, anzi lo detto la Corte di Cassazione. Ma che vuol dire? Vuol dire che la giustizia ha accolto il ricorso di Stefano Puzzer, in merito al licenziamento subito il 16 aprile 2022. Il datore di lavoro , l’Agenzia Portuale di Trieste lo aveva licenziato perché, pur avendo il Green Pass, Stefano non lo ha voluto usare per entrare al lavoro. Il suo era un segno di protesta contro la certificazione verde e si era autosospeso per alcuni mesi.

Sappiamo tutti che allora era possibile non esibire, non richiedere, non vaccinarsi, e anche non avere il green pass , ma tutto,  al caro prezzo di essere sospesi dal lavoro, perdendo la retribuzione, oltre che cancellati dalla vita sociale (un ricatto di Stato vergognoso, sul quale la giustizia prima o poi dovrà esprimersi) – ma, appunto, una persona poteva essere sospesa, non certo licenziata! Era risaputo! Cosa che la Cassazione ha riconosciuto e messo nero su bianco.

Poi c’è il fatto che Stefano il Green Pass lo aveva: il suo era un rifiuto a esibirlo. Anche su questo la Corte si è pronunciata a favore di Stefano.

La sentenza della Corte d’Appello di Trieste del febbraio 2024 quindi è stata oggi cassata! Oggi è un giorno di festa per tutti i lavoratori.

Ad Maiora !!

Stefano Puzzer è stato assistito dagli avvocati Mirta Samengo e Alessandra Devetag.

ps. Spero che tutti i sindacalisti che in quegli anni hanno voltato le spalle ai lavoratori, si prendano la briga di leggere la sentenza e le motivazioni appena saranno disponibili, magari iniziano a ricordare da che parte devono stare e chi devono difendere, perché più di qualcuno ha perso la rotta..

qui una mia intervista a Stefano Puzzer l’ho intitolata “L’uomo che ha tolto la maschera allo Stato”

L’accusa di falso ideologico per aver firmato 16 certificati di esenzione dal vaccino cd antiCovid non supera l’udienza preliminare. Il GUP, la dott.ssa Benedetta Vitolo, ha infatti disposto il non luogo a procedere a fronte della richiesta di rinvio a giudizio della procura.

Per il giudice, il suo comportamento fu legittimo: i certificati erano clinicamente motivati, rilasciati dopo visite accurate e coerenti con quanto stabilito da una circolare del Ministero della Salute dell’agosto 2021, che vietava la vaccinazione in presenza di controindicazioni. A sostegno della decisione vengono richiamati anche la Costituzione – l’articolo 32 sul diritto alla salute e l’articolo 13 sulla libertà personale, che comprende i trattamenti sanitari – e perfino una sentenza della Corte di giustizia europea, secondo cui un medico che nutra dubbi sulla sicurezza o sull’efficacia di un vaccino resta libero di non raccomandarlo, né somministrarlo.

Fa pensare però che a far scattare l’inchiesta sia stato proprio l’Ordine dei Medici, quello della serenissima per la precisione, che ha pure avviato il procedimento (ancora pendente) di radiazione dall’albo del proprio iscritto. Come mai? Hanno dimenticato i principi che animano, o dovrebbero animare e il caso di dire, la pratica medica? Caggiano ha agito con scrupolo e nel rispetto delle norme infatti. E a sentir di tutte le persone che hanno riportato reazioni avverse da vaccini a mRNA sarebbe da fare una statua o comunque lodare e premiare chi ha saputo mettere la salute del paziente al primo posto. Non certo radiarlo. Ciò detto , a me resta una perplessità, o meglio una curiosità. Se il dott. Caggiano ha messo la salute del paziente al primo posto agendo come deve essere in “scienza e coscienza” , l’ordine dei medici di Venezia ( e molti altri come quest’ultimo) cosa hanno messo invece al primo posto, prima cioè della salute del paziente?

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9.09.2025

Poche ore fa, la Family Boat della Global Sumud Flotilla – una nave civile, carica di aiuti umanitari e guidata dal comitato globale con Greta Thunberg – è stata colpita nella rada di Sidi Bou Said, nel porto tunisino. Un oggetto luminoso è piombato dall’alto, ha colpito il ponte, ha incendiato la stiva, per fortuna i sei presenti sono illesi.

Organizzatori e testimoni dicono chiaramente che e’ stato un drone israeliano.

La Tunisia risponde: niente droni, incendio interno nei giubbotti. Ma e’ smentita dai video che girano sui social in cui si vede chiaramente il drone che attacca. 

Più filmati “confermano l’attacco del drone” alla Family Boat, ha sottolineato  la Global Sumud Flotilla, pubblicando le immagini sui social delle telecamere a circuito chiuso delle navi. Anche “le riprese effettuate da un’altra imbarcazione della nostra flottiglia mostrano il momento esatto in cui la Family Boat è stata colpita dall’alto”, hanno affermato gli attivisti pubblicando altri video

Il diritto internazionale vieta ogni atto di guerra contro una barca civile carica di aiuti alimentari. Tra l altro Israele avrebbe attaccato in acque tunisine. 

Ogni Stato civile dovrebbe gridare basta – ma invece tace.

Attendo di sentire cosa dira’ il governo italiano e cosa dirà l Europa. E la domanda d’obbligo e’: l’avesse fatto Putin?” . Sulla risposta ho qualche idea…

E’ evidente che la diplomazia non può limitarsi a silenzi e tanto meno o frasi di circostanza, quando si attacca una nave umanitaria in acque non ostili. Vediamo l ipocrisia della politica istituzionale e non fin dove arriva questa volta.

E chiudo con una domanda: se a Israele è permesso tutto questo, cosa e chi stanno difendendo i governi occidentali? Da chi siamo governati davvero?

Alcune affermazioni di Robert F. Kennedy Jr. durante l’audizione al Senato USA del 4 settembre 2025

  • Politicizzazione della pandemia: ha affermato che “l’intera copertura del Covid è stata politicizzata” e che “ci hanno mentito sull’immunità naturale”.
    Secondo lui, l’immunità naturale è stata sistematicamente svalutata per favorire la campagna vaccinale.
  • Promesse non mantenute sui vaccini: ha ricordato che era stato detto ai cittadini che i vaccini avrebbero impedito la trasmissione e l’infezione, ma questo non si è verificato. Insomma non erano efficaci..
  • Licenziamenti e censura:
    • Ha citato il caso del prof. Martin Kulldorff (Harvard), allontanato dal comitato vaccini per aver criticato i richiami anticovid.
    • Ha ricordato che due funzionari di alto livello della FDA, Marion Gruber e Philip Krause, si sono dimessi per contrasti sulle politiche dei vaccini.
    • Ha denunciato un clima di censura e di esclusione degli scienziati che non si allineavano alla narrativa ufficiale.
  • Trasparenza (?) e Big Pharma
  • ha accusato i senatori e la politica di essere condizionati dalle multinazionali farmaceutiche, arrivando a citare pubblicamente i finanziamenti ricevuti da una senatrice. (Insomma ha le prove)
  • Rischi sottovalutati: ha denunciato che sono stati censurati dati sui rischi collegati ai vaccini, compreso il tema della correlazione tra alcuni vaccini e disturbi ( tra i quali l’autismo).
  • Sfida al sistema sanitario: Kennedy ha difeso le sue scelte di riorganizzazione delle agenzie sanitarie (CDC e FDA), sostenendo la necessità di eliminare conflitti di interesse e dipendenze dall’industria farmaceutica.
  • Che dire:Speriamo l’Italia prenda esempio
  • Ad Maiora

Per la prima volta nella storia diplomatica recente, gli Stati Uniti hanno revocato i visti a esponenti dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) e dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) in vista dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che si aprirà il 9 settembre a New York.

L’annuncio è arrivato dal Segretario di Stato Marco Rubio. Secondo il Dipartimento di Stato, la decisione si inserisce nella linea dell’amministrazione Trump, intenzionata – si legge nella nota ufficiale – “a non premiare il terrorismo”. Prima che i palestinesi possano essere considerati “partner di pace”, continua il comunicato, dovranno ripudiare l’incitamento alla violenza, compreso “il massacro del 7 ottobre”, e rinunciare a strategie parallele come il ricorso alla Corte penale internazionale o la richiesta di riconoscimento unilaterale dello Stato di Palestina.

Una mossa “diplomatica” – si fa per dire- che rompe con la prassi consolidata: mai era accaduto che gli Stati Uniti negassero l’accesso a New York a una delegazione riconosciuta presso l’ONU. Solo un’eccezione è stata concessa: la missione palestinese già accreditata presso le Nazioni Unite potrà continuare a operare grazie a una deroga prevista dall’Accordo di Sede tra Stati Uniti e ONU.

Le reazioni

La risposta palestinese non si è fatta attendere. L’ANP ha definito la decisione “illegale” e “una violazione del diritto internazionale”, invocando il rispetto dell’accordo che obbliga Washington a garantire l’accesso a tutte le delegazioni dirette al Palazzo di Vetro. Abu Mazen ha chiesto un ripensamento immediato.

Israele, ha invece brindato al provvedimento. Il ministro Gideon Sa’ar ha parlato di “passo coraggioso”, ringraziando apertamente Rubio e l’amministrazione Trump per la fermezza mostrata.

Andrebbe ricordato a questo punto però a chi legge, il forte legame tra il governo Trump e Israele. Non solo. La campagna elettorale di Trump è stata finanziata in gran parte da Miriam Adelson , miliardaria ebrea americana, con circa 100 milioni di dollari. In cambio di cosa? Considerate le opinioni della Andelson e il suo sostegno a Netanyahu non è difficile da ipotizzare. Quindi diciamo che se non altro, il sospetto, dell’assenza totale di imparzialità, nelle decisioni degli Stati Uniti, c’è tutto.

Un’esclusione comunque, quella operata dal ministro Rubio che niente ha a che vedere con lo spirito che dovrebbe animare l’ONU.

Inoltre la scelta di Washington non colpisce un’organizzazione armata designata come terroristica, ma due istituzioni – l’OLP e l’ANP – che, pur tra contraddizioni e debolezze, rappresentano da decenni l’interlocutore politico ufficiale della comunità internazionale per il popolo palestinese.

Gli USA a mio avviso stanno escludendo, e quindi negando la parola ai palestinesi, in una sede come l’Assemblea Generale. L’inaudito della scelta sta proprio qui: limitare l’accesso di una delegazione nazionale in un’arena che dovrebbe garantire a tutti i popoli rappresentanza e voce. Non un premio, ma un diritto. La pace, non nasce dal silenzio imposto, dai bavagli, ma dall’ascolto reciproco – anche quando le posizioni sono lontane, e’ questa la sfida! Il resto è dittatura, prevaricazione, barbarie. Questo sta mostrando l’America di Trump, questo sta dimostrando Israele.

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Da Bruxelles a Washington, fino al reparto di farmacovigilanza della FDA, emergono dettagli inquietanti. Premesso che la fonte è la U.S. Food and Drug Administration, parliamo di:

oltre 21 ospedalizzazioni, 3 decessi, tra cui una persona morta per encefalite attribuibile al ceppo vaccinale stesso, e almeno un decesso direttamente collegato al vaccino, confermato da PCR positivo al ceppo. Nella memoria raccolta via VAERS fino al 15 agosto 2025 sono segnalati 38 eventi avversi gravi, in 32 casi unici (7 negli USA, 25 all’estero), con 21 ospedalizzazioni e 3 morti. Questi eventi non riguardano solo gli anziani: anche persone sotto i 65 anni sono state colpite. Un 55enne, ad esempio, ha sviluppato sintomi di meningite o encefalite.

Vaccini fatti in fretta, guardando ai ricavi a scapito della nostra sicurezza e della nostra salute.

Pare che gli studi clinici – anche di fase 3 – non riescano a rilevare tutti gli eventi avversi gravi. Per sapere l’effettiva incidenza sulla popolazione è necessario ampliare la base delle cavie ad almeno 5.000 persone. Ecco perché solo con la commercializzazione emergono numeri più realistici che permettono di comprendere la vera portata dei rischi. Nel caso del vaccino IXCHIQ, a solo un anno dall’approvazione della FDA americana, hanno iniziato così a fioccare gli effetti avversi.

Secondo voi avvisano i cittadini prima di vaccinarli di questo particolare? Dicono con trasparenza: “Non abbiamo testato il vaccino su un numero sufficientemente ampio di persone, quindi, non possiamo garantirvi che non ci siano effetti gravi, ma lo scopriremo solo grazie a voi?” Ovviamente no. Ci dicono che è assolutamente sicuro ed efficace e che devi credere nella scienza. Amen

L’ho detto più volte e lo ripeto e non mi stancherò di ripeterlo: non si può vaccinare fregandosene dei rischi che si fanno correre alle persone. La salute è il bene più prezioso che abbiamo, non è una variabile negoziabile. È un bene da rispettare, non da sacrificare sull’altare dell’urgenza e del profitto.

A proposito di profitto. L’azienda che produce questo vaccino è la Valneva, la stessa che sviluppa:

  • l’unico candidato vaccinale contro la malattia di Lyme (in collaborazione con Pfizer) ancora in fase 3 ma garantiscono di metterlo in commercio prossimo anno;
  • il vaccino tetravalente contro la Shigella che, dicono loro, sia il più avanzato a livello mondiale, sperimentato in fase due con l’azienda LimmaTech con due studi , guarda caso nei paesi a basso e medio reddito. Chissà come mai non nei paesi a medio alto reddito…
  • e infine è tra i candidati vaccinali per il virus Zika.

Ora fate attenzione. A fronte della sospensione del vaccino cd contro la chikungunya operata negli Stati Uniti il 25 agosto 2025, sul sito ufficiale di Valneva leggiamo nel comunicato stampa: “Valneva sta valutando il potenziale impatto finanziario di un ritiro permanente della licenza di IXCHIQ® negli Stati Uniti, ma al momento non modifica le proprie previsioni sui ricavi. Le vendite di IXCHIQ® hanno contribuito per 7,5 milioni di euro ai 91 milioni di euro di vendite totali di prodotti della società nella prima metà del 2025, una quota significativa delle quali derivante da una fornitura una tantum di dosi di vaccino destinate a contrastare l’epidemia di chikungunya a La Réunion.” E poco prima Thomas Lingelbach, Amministratore Delegato di Valneva, commentava nello stesso comunicato: «Mentre valutiamo i prossimi possibili passi, e dato che la minaccia della chikungunya continua chiaramente a crescere a livello globale, Valneva resta pienamente impegnata a garantire l’accesso al nostro vaccino come strumento di salute pubblica per affrontare e prevenire le epidemie di questa devastante malattia. Puntiamo a continuare a fornire IXCHIQ® a tutti i Paesi in cui è autorizzato e a proseguire i nostri sforzi con i partner per accelerare l’accesso al vaccino nei Paesi a basso e medio reddito endemici per la chikungunya – soprattutto in risposta a eventuali epidemie attuali o future – assicurando che il vaccino raggiunga chi ne ha più bisogno.»

E il motivo della sospensione? E le vittime? Leggete da qualche parte dispiacere per le morti causate dal vaccino? Un pensiero per le persone la cui vita è stata rovinata dagli effetti avversi? Individuate cenni di umanità in quelle parole? No. L’unica preoccupazione è rassicurare gli investitori!! Di fatti leggiamo nel sito marketscreener.com : “Le azioni della società farmaceutica francese Valneva sono precipitate di oltre il 20% lunedì, dopo che la Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti ha sospeso con effetto immediato la licenza per il suo vaccino contro la chikungunya, Ixchiq, citando gravi preoccupazioni legate alla sicurezza. Il Center for Biologics Evaluation and Research (CBER) della FDA ha dichiarato che la sospensione si basa su segnalazioni di oltre 20 eventi avversi gravi, tra cui 21 ricoveri ospedalieri e tre decessi, uno dei quali direttamente collegato a un’encefalite derivata dal vaccino. L’agenzia regolatoria ha sottolineato che, sebbene Ixchiq abbia ricevuto un’approvazione accelerata nel novembre 2023 per adulti a rischio aumentato di chikungunya, gli studi di conferma : “L’analisi rischio-beneficio condotta dal CBER mostra che, nella maggior parte degli scenari plausibili, il vaccino non offre benefici superiori ai rischi”, ha affermato l’agenzia, aggiungendo che un uso continuativo “costituirebbe un pericolo per la salute”.

E considerate che il vaccino, quando fu messo in commercio nel 2023, e quindi iniettato alle persone il virus chikungunya, pur in crescita nelle zone tropicali e subtropicali, non rappresentava un’emergenza sanitaria globale. Quindi? L’urgenza di vaccinare dove era? Quale la priorità di questa gente? La salute, o forse aprire un nuovo mercato? Perché non aspettare e verificare con scrupolosità? Perché testare sul campo, sulla pelle delle persone, e non in laboratorio? La risposta nel comunicato di Valneva con il quale l’azienda è evidente che ha come priorità quella  di rassicurare gli azionisti: le prospettive restano solide, i profitti verranno “rimodulati”, l’azienda “gestirà l’impatto” della sospensione. Ma non una parola di sincera preoccupazione verso chi ha pagato con la salute o con la vita.

Dovremmo avere il coraggio, noi cittadini, (certo non saranno i capi di Big Pharma e tanto meno chi ci governa) di ripensare il sistema, dalle fondamenta. Perché la salute non può essere quotata in borsa. Non è una merce, non è un’azione da far salire o scendere, quei segmenti di grafici sono le nostre vite! La salute è la vita, è la nostra unica vita, ed è un dovere etico difenderla, tutelarla, proteggerla innanzitutto dal capitalismo selvaggio che dà sempre calpesta vita, salute, e natura. Ad maiora

L’Appello dell’OMS

Gaza, 25 agosto 2025 – Un nuovo capitolo di orrore si è scritto oggi nel cuore di Gaza: l’Ospedale Nasser, simbolo di speranza per migliaia di palestinesi, è stato colpito da un attacco aereo israeliano che ha provocato almeno 20 vittime, tra cui cinque giornalisti, medici e soccorritori.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha immediatamente condannato l’attacco, con il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus che ha scritto su X: “STOP agli attacchi all’assistenza sanitaria. Cessate il fuoco ora!”. In un comunicato, Ghebreyesus ha sottolineato l’urgenza di fermare le violenze contro le strutture sanitarie, ricordando che “mentre la popolazione di Gaza soffre la fame, il suo già limitato accesso all’assistenza sanitaria viene ulteriormente paralizzato dai ripetuti attacchi”.

Il Nasser Medical Complex, situato a Khan Younis, è stato bersaglio di numerosi raid aerei israeliani sin dall’inizio del conflitto. Secondo la Gaza Health Ministry, l’ospedale è stato bombardato più volte, con l’ultimo attacco che ha reso inutilizzabile l’intera struttura. Le forze israeliane hanno anche sequestrato ambulanze e impedito l’ingresso del personale medico, creando una situazione catastrofica per i pazienti.

Le organizzazioni internazionali, tra cui Medici Senza Frontiere e la Foreign Press Association, hanno denunciato l’attacco come un crimine di guerra, chiedendo responsabilità e protezione per i giornalisti e gli operatori sanitari. In risposta, il governo turco ha chiesto l’espulsione di Israele dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

La situazione a Gaza è ormai insostenibile. Le agenzie umanitarie hanno confermato la presenza di carestia in alcune zone, con oltre 640.000 persone a rischio di fame entro settembre. Le scorte di cibo, acqua e carburante sono esaurite, e le strutture sanitarie sono al collasso.

In questo contesto, l’appello dell’OMS non può restare inascoltato. È necessario un cessate il fuoco immediato per fermare la strage e garantire l’accesso umanitario alle vittime innocenti. La comunità internazionale deve intervenire con urgenza per salvare ciò che resta di un sistema sanitario ormai distrutto e per proteggere la vita di chi ancora lotta per la sopravvivenza.

La storia dell’Ospedale Nasser è quella di una resistenza silenziosa, di medici e pazienti che hanno sfidato la morte per curare e curarsi. Oggi, quel simbolo è ridotto in macerie, ma la sua memoria deve spingerci a non voltare lo sguardo. La libertà di curare è un diritto umano fondamentale, e nessuna guerra può giustificarne la negazione.

Una medicina che espelle medici che hanno teorie diverse non è scienza , e’ una vergogna. Medici che chiedono l’estromissione di colleghi che hanno altre opinioni, non sono scienziati, sono branco terrorizzato di perdere privilegi, terrorizzato venga smantellato il loro sistema di clientelismo, fatto di sponsorizzazioni da big pharm.

Ben venga lo scioglimento della commissione solo se il ministro Schillaci avrà il coraggio ora di farne una con scienziati pro e contro i vaccini a mrna e sopratutto senza medici infraciditi dai conflitti di interesse. Il suo vero problema molto probabilmente a questo punto sarà proprio questo: trovare camici davvero bianchi ..

Ma dubito molto del coraggio del ministro. A mio parere Schillaci ha sciolto la commissione Covid non per amore della scienza, ma per paura dei fischi di Burioni, Bassetti e della solita corte di camici d’oro. Quelli che in TV facevano i gladiatori del terrore, dispensando diktat come se fossero verità assolute, e che oggi pretendono di riscrivere la storia a modo loro, senza confronti, senza mettere nulla in discussione, senza subire alcuna critica.

Giorgia Meloni, dicono, pare, si sia arrabbiata: «Noi siamo per il pluralismo» avrebbe detto. E come mai non è mai intervenuta prima, quando i baroni hanno iniziato a lamentarsi per l’ingresso in commissione di scienziati non allineati quali Paolo Bellavite, 73 anni, a lungo professore di Patologia generale all’Università di Verona, e Eugenio Serravalle, medico specializzato in Pediatria Preventiva e Puericultura e Patologia?

Persone titolate e rispettabili: cacciate perché portatori di opinioni diverse!

La storia e’ piena di casi analoghi , vi ricordate il medico Ignaz Semmelweis, che intuì l’importanza del lavaggio delle mani per prevenire infezioni? Ebbene i baroni lo osteggiarono e infine cacciarono dal suo posto di lavoro a causa delle sue idee rivoluzionarie. Loro , gli asini ebbero la meglio, ma Semmelweis aveva ragione e oggi lo sappiamo. Il problema è il potere che hanno questi individui. Un potere inversamente proporzionale all’etica e al rispetto dei principi fondamentali della scienza. Questo deve cambiare!

In italia non esiste l’etica, non esiste il rispetto delle opinioni e in ambito scientifico nemmeno delle teorie diverse. In italia non esiste il pluralismo. In Italia o ti allinei ai dogmi dei baroni di laboratorio, o vieni sbattuto fuori dal dibattito.

E Garattini? Anche lui a urlare allo scandalo, ma non perché la commissione fosse “contaminata” da qualche medico critico sui vaccini: il vero problema per lui è che dentro quelle stanze siedono troppi con conflitti d’interesse lunghi come curriculum. Burioni, Bassetti e compagni di merende: quanti contratti, quanti rapporti con case farmaceutiche, quante consulenze? Garattini ha ragione, c’è anche questo ignobile problema, ma non è l’unico e lui si guarda bene dal dirlo.

Le “verità scientifiche” che hanno ammazzato i malati vogliamo elencarle tutte? Ricordiamolo: non è stato il Covid a sterminare da solo. Sono stati anche i protocolli sbagliati, medici incapaci o obbedienti al sistema.

Tachipirina e vigile attesa: lasciati a casa come pacchi, fino al collasso. Niente cure domiciliari precoci: chi provava a farle veniva bollato come stregone. Terapie efficaci censurate, sperimentazioni bloccate, professionisti sospesi. Ospedali ridotti a mattatoi dove intubare era diventato il “rito sacro” anche quando non serviva.

E Burioni? Colui che pontificava che il virus non sarebbe mai arrivato in Italia, poi che era “impossibile” contagiare se vaccinati, poi ancora che chi criticava era “sciamano”. Se questa è scienza, meglio davvero tornare agli aurispici: almeno dalle viscere degli animali non uscivano contratti con Pfizer.

La verità è semplice e feroce: il Covid è stato il grande banchetto di Big Pharma e dei suoi sacerdoti in camice. Osi dubitare? Sei no-vax, stregone, fuori legge.

Schillaci oggi piega la testa a questi signori, sciogliendo una commissione che — pur con tutti i suoi limiti — rischiava di aprire spiragli di verità.

Il popolo ha pagato il prezzo: con i morti, con i malati cronici post-vaccino, con i ragazzi sospesi da scuola e lavoro.

Loro, i “luminari”, hanno incassato stipendi, ospitate, contratti e gloria televisiva.

Conclusione : La storia non li assolverà.

Il virus ha colpito, ma a uccidere sono stati gli asini arroganti che hanno chiamato “scienza” i loro dogmi sponsorizzati.

E oggi, con la complicità di Schillaci, cercano di blindare di nuovo il fortino.

Ma la verità, anche se la imbavagli, ha la pessima abitudine di sopravvivere. Ad Maiora!

Il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti ha annunciato la ricostituzione della Task Force sui vaccini infantili più sicuri, sciolta nel 1998. La decisione arriva dopo una causa intentata da Children’s Health Defense, l’organizzazione fondata da Robert F. Kennedy Jr., oggi Segretario alla Salute, che accusava il governo di non aver rispettato quanto previsto dal National Childhood Vaccine Injury Act del 1986.

A guidare il nuovo organismo sarà il dottor Jay Bhattacharya, direttore dei National Institutes of Health, insieme a dirigenti di FDA, CDC e altre agenzie federali. Obiettivo della task force sarà sviluppare vaccini con minori eventi avversi, rafforzare la ricerca sugli effetti collaterali e potenziare la fiducia delle famiglie americane.

“Reintegrando questa Task Force riaffermiamo il nostro impegno per una scienza rigorosa e per l’innovazione che protegge i bambini senza compromessi”, ha dichiarato Bhattacharya.

https://mariannamaior.com/donazioni/

La causa, sostenuta dall’avvocato Ray Flores per conto di Children’s Health Defense, contesta il mancato rispetto della legge che imponeva al ministro della Salute di istituire la task force e di presentare ogni due anni un rapporto al Congresso. Obblighi che, secondo l’accusa, non sarebbero stati rispettati da oltre 25 anni.

Il procedimento è ancora in corso, ma il governo ha già chiesto una proroga per valutare una soluzione extragiudiziale.

Vd anche  The Epoch Times, Zachary Stieber, 14 agosto 2025.

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Oggi, 5 agosto, avrebbe compiuto gli anni Ettore Majorana, il genio scomparso e mai dimenticato. Nato nel 1906 a Catania, fisico dal pensiero vertiginoso, tanto silenzioso quanto profondo, Majorana resta una delle figure più enigmatiche e affascinanti della scienza italiana, e forse della scienza tout court.

Scomparve nel nulla nel 1938, a soli 31 anni, lasciando dietro di sé lettere ambigue e una leggenda che da allora alimenta ipotesi, sospetti, e una sorta di mito quasi religioso. C’è chi lo immagina monaco in un convento del Sud, chi esule volontario in Sud America, chi tra i primi a comprendere la portata distruttiva dell’energia nucleare e a voler scomparire per non esserne complice. Nessuno sa, nessuno può dire con certezza cos è stato di lui. Qualcuno parla anche di una scoperta sconcertante messa a punto da Majorana proprio nel periodo trascorso nel convento , una macchina capace di trasformare vari materiali in oro. Una macchina che sarebbe riproducibile, che anzi stata riprodotta, ma appena pronta strani uomini vestiti di nero compaiono e la requisiscono. Leggende forse. Ma non dimentichiamo che le leggende portano sempre dei semi di verità.

Ritornando alla storia quella certa. Enrico Fermi, che lo aveva scelto tra i suoi “ragazzi di via Panisperna”, diceva di lui:  “C’erano vari tipi di scienziati: di second’ordine, di primo ordine, e i geni. Majorana era un genio come Galileo e Newton. Quando si sarà trovato un incarico, gli altri dovranno andare a lezione da lui.”

Eppure Majorana non cercava fama, né carriera. Per sei anni si era chiuso in casa, scrivendo, pensando, sparendo già prima di sparire davvero.

Nel 1937 pubblicò un unico articolo, “Teoria simmetrica dell’elettrone e del positrone”, considerato da Wolfgang Pauli *”un’opera geniale, della più alta qualità”*. In quelle pagine c’era una visione che avrebbe anticipato sviluppi della meccanica quantistica e della fisica delle particelle solo compresi decenni dopo.

Non amava pubblicare, né esporsi. Ma chi lo ha incontrato, lo ricorda come uno che “vedeva” le soluzioni senza calcolare, come se il mondo della fisica gli si rivelasse in forma pura, geometrica, essenziale.

Il suo nome è oggi legato alle “particelle di Majorana” che rappresentano un concetto rivoluzionario ancora oggi al centro della fisica delle particelle e della ricerca sui neutrini. Lo scorso febbraio la Microsoft ha annunciato la realizzazione del chip quantistico di ultima generazione: il Majorana-1, che incorpora le scoperte del grande genio italiano.

Ciò che è reale non sempre è visibile, e ciò che è visibile non sempre è realeEttore Majorana

Un viaggio dentro la terra, dentro la vibrazione, dentro l’enigma

Tutto è iniziato con una collina a Visoko, in Bosnia. Una forma perfetta, più grande di Giza, che però non è da sola: ci sono altre 5 piramidi, tutte equidistanti. Tunnel sotterranei, vibrazioni misurabili, storie incredibili.

Sono andata là. Ho visto, ascoltato, documentato. Ho parlato con l’uomo che ha dedicato tutto per portare alla luce questa verità: il dott. Semir Osmanagich. Il risultato 34 minuti di reportage indipendente che si propone di essere un invito a dubitare, a vedere con occhi nuovi.

Rischi? Sì: scoprire che per l’umanità potrebbe esistere un’altra Storia. Solo per chi ha il coraggio di lasciare le vecchie certezze questo il link :

https://substack.com/@mariannamaior/note/p-170013457?utm_source=notes-share-action

Partiamo dal video che sta girando sui social , c’è una persona che non vediamo perché è colui che fa le riprese con il telefonino. Sentiamo subito la sua voce che in francese dice “ta gueule” che sta per “taci!” o “ sta zitto” e lo ripete più volte.

Il francese, possiamo chiamarlo così, riprende le persone intorno a lui andando anche loro incontro. Quasi subito il suo sguardo cade su un giovane uomo che sorridendo guarda la camera, manda un bacio e dice “hello” , e poi in italiano , con tono pacato “Palestina libera ragazzi”. Intorno all’uomo che riprende ci sono persone in piedi che bevono il caffè altre che lo guardano e dicono “Free Palestine” e poi di nuovo, ma in italiano, “Palestina libera”. L’uomo che fa le riprese pare dica, sempre in francese, qualcosa del tipo “ Vieni fuori a dirlo”, ma non è dato sapere se sta rispondendo a chi diceva “Palestina Libera” o a qualcun altro, per non si sa quale motivo.

Poi l’inquadratura va su un anziano in una classica posa da marines sul fronte, impugna cioè una pericolosissima tazzina di caffe con la mano destra, mentre la mano sinistra e’ in tasca, e parlando pacatamente ricorda a chi fa le riprese che “qui non siamo a Gaza siamo in Italia”. Intorno qualcuno che dice ( non si vede chi) “assassini”, ripetutamente.

Questo è quanto emerge dal video, lo allego così potete verificare; considerate che sul video vi sono delle sovrascritte che sono state apposte dall’account ebraico da cui ho tratto il video. Nella descrizione del fatto, in questo account Instagram leggiamo : “Mentre si fermavano a un distributore di benzina in Italia per fare rifornimento, un padre francese e suo figlio sono stati aggrediti violentemente in un’aggressione scioccante e immotivata. Il padre è stato scaraventato a terra, picchiato e gli sono stati rotti gli occhiali durante l’aggressione. Il figlioletto è stato spinto da parte e protetto da un passante che ha cercato di proteggerlo dal caos. Le autorità stanno indagando sull’incidente, che ha suscitato indignazione e sollevato serie preoccupazioni per la sicurezza pubblica e la violenza motivata dall’odio.”

Se andiamo a curiosare tra i commenti – fatelo e’ interessante per capire le reazioni del popolo dei followers – vediamo per la maggior parte, bandiere italiane che sventolano, e scritte tipo “Viva l’Italia”, “Forza Italia” e “Free Palestine”.

Ma ritorniamo al caso. L’ uomo francese, che ha fatto il video, è tornato in Francia. Lavora nella propria libreria, a Parigi dove è stato raggiunto da Giuliano Sangiuliano, ex ministro della cultura, oggi giornalista inviato della rai a Parigi. Nel sito della rai leggiamo : “Sono contento che la giustizia italiana abbia aperto un’inchiesta e spero che trovino i colpevoli e che si arrivi a un processo, come è giusto che sia”. Così al Tg1 Elie, l’ebreo francese aggredito domenica insieme al figlio di 6 anni in un autogrill di Lainate, nel milanese. Rientrato a lavoro nel suo negozio di Parigi Elia racconta al corrispondente della Rai, Gennaro Sangiuliano, i tragici momenti dell’aggressione”

Insomma, sbaglio o mi pare diano per scontato che l’aggredito sia Elie, l’ebreo francese? La narrazione è tutta dalla sua parte. Ma nessuno si chiede se sia davvero andata così.

Non solo la rai ma tutti i giornali fanno lo stesso. Hanno fatto rimbalzare la notizia di una aggressione antisemita , in cui l’uomo, ebreo, veniva picchiato, insultato da persone palestinesi quattro per giunta contro un adulto e un bimbo.

L’ebreo è la vittima, i palestinesi e gli italiani, gli aggressori. Ma è davvero andata così? Sicuri, sicuri?

E perché l’anziano ripeteva “ Qui non siamo a Gaza?”

Chi ha aggredito chi?

Io non so come sia andata, sia chiaro, e non sono qui a scrivere per dire: “non è andata come la raccontano”. Sto solo dicendo che chi ha raccontato la storia non ha verificato la notizia e soprattutto non ha ascoltato l’altra parte, la famiglia palestinese. E’ normale questo?

No. E infatti oggi inizia a girare un’altra versione e scopriamo così che quattro persone, madre, padre e due ventenni italiani di origini palestinesi, hanno presentato denuncia: sostengono di essere stati aggrediti dal turista francese che riconoscendoli palestinesi grazie a un ciondolo che portano al collo, li avrebbe insultati e poi colpiti con una testata e pugno al volto, finendo ricoverati con trauma cranico e contusioni lievi.

L’uomo francese, ebreo, ricordo che invece ha rotto gli occhiali. Loro, trauma cranico, il che non vuol dire niente al fine di stabilire come sono andati i fatti per davvero, sia chiaro, ma sono elementi da considerare.

Così come non sappiamo quando è stato girato questo video: verrebbe da pensare prima dell’aggressione, ma allora perché riprende? Cosa lo ha determinato a farlo? E infine perché sono arrivati alle mani?

I punti interrogativi sono tanti. Ma è da sottolineare che tutte le notizie uscite fino ad oggi, fino a quando la famiglia palestinese non ha sporto denuncia quindi, i giornalisti non hanno minimamente considerato la loro versione. Totalmente ignorati. E’ corretto? E’ corretto diffondere le notizie in questo modo? Trasformare un eco in titolo, ignorare che la realtà è plurale, incerta, contraddittoria, o semplicemente potrebbe non essere quella che appare?

E’ corretto pubblicare prima di verificare, travestire il sospetto come verità, celebrare un solo testimone, ignorando l’altra parte? E’ corretto cancellare i dubbi?

Al momento la vera vittima a mio modesto parere è solo una, la verità.

Speriamo ora nella giustizia, ci sarà un processo e magari saranno ascoltati tanti testimoni. Magari avremmo un colpevole, magari più di uno. Ma il problema secondo me è che operando in questo modo il rischio è che la verità potrebbe arrivare quando la menzogna ha già creato zizzania, incendiato gli animi, diviso le persone. Potrebbe arrivare cioè quando nessuno l’ascolterà perché troppo accecato dall’odio creato dalla falsità. E chi dobbiamo ringraziare per questo?

Ad maiora

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A Bologna, il concerto del pianista ucraino Alexander Romanovsky, in programma per il 5 agosto 2025 ai Giardini di Porta Europa (Piazza Sergio Vieira de Mello), nell’ambito del festival Cubo Live, è stato cancellato dal sindaco Matteo Lepore, insieme a Unipol e Musica Insieme, “dopo pressioni politiche” — si legge sui giornali.

A Caserta, stessa sorte per il maestro Valerij Gergiev: il concerto, in programma per il 27 luglio 2025 alla Reggia, come parte del festival “Un’Estate da Re”, è stato cancellato dalla direttrice Tiziana Maffei, con l’avallo del Ministero della Cultura. Motivazione: «crescente tensione internazionale» e rischio di «strumentalizzazione ideologica», in particolare legato alle posizioni filo-Putin del maestro.

I due artisti però, non hanno commesso crimini, né violato leggi. La loro colpa è avere opinioni diverse. Una colpa tutta politica: quella di essere vicini alla Russia, o peggio ancora, a Putin. Eppure sul palco del teatro mi pare vadano a suonare e dirigere orchestre mica fanno comizi.

Siamo al paradosso della democrazia: si parla di libertà, ma si agisce col manganello ideologico. In nome di che cosa? Di una morale selettiva? Di una guerra che vogliamo combattere sul palco e nei teatri, zittendo le note ma lasciando “libere” le bombe?

Nel 2022, se ricordate, all’Università Bicocca vennero sospese addirittura le lezioni su Dostoevskij. Perché russo. E quindi colpevole a prescindere, anche perché di certo nemmeno lo conosceva Putin. Una follia.

A Trieste, lo stesso anno, venne cancellato “Il Lago dei Cigni” di Tchaikovsky. La Ukrainian Classical Ballet di Kiev non poté esibirsi sulle note dell’autore russo:

«Tra l’Arte, la Musica e la Cultura teatrale si è intromessa la politica, vietando a noi e ad altri artisti di utilizzare opere russe» — così spiegò allora Natalia Iordanov, manager e direttore responsabile della tournée in Europa della compagnia dell’Ukrainian Classical Ballet. E molti altri artisti sono stati invece esclusi da concorsi o comunque censurati solo perché russi. E oggi si continua, ancora censura dell’arte sempre per motivi politici. Ma nessuna censura per gli artisti israeliani, magari filo Netanyahu, no questo sarebbe antisemitismo. Davvero? L’altro invece? Discriminazione? E sia chiaro per me gli artisti non dovrebbero essere censurati mai, nemmeno i filo Netanyahu nonostante quest’uomo sia responsabile di un genocidio.

Ma sapete cosa c’è dietro la censura contro gli artisti russi? Un messaggio forte e chiaro. Ci stanno insegnando che la cultura, se non si allinea, va cancellata. Che la cultura non è libera. Che noi non siamo liberi.

Eppure l’articolo 3 della Costituzione ci dice che:

 “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge,  senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

Come vedete, l’articolo vieta le discriminazioni e garantisce ( sulla carta) pari dignità sociale anche (e soprattutto) quando le opinioni politiche sono diverse, converrete con me che quando la pensiamo tutti nello stesso modo, primo c’è qualcosa che non va, secondo non avrebbe senso questo articolo.

Mi chiedo quindi: il rispetto della diversità sancito nell’art. 3, vale solo quando fa comodo? O vale, sempre, per tutti? Vale anche per gli artisti? Anche se amici di qualcuno che non ci piace? Oppure no?

E poi , quale sarà il prossimo passo? Domani potranno licenziarci perché non siamo allineati? Perché abbiamo un’opinione diversa da quella del governo? O perchè abbiamo amici scomodi?

Il ministro Alessandro Giuli ha approvato la cancellazione del concerto di Caserta. Perdendo la possibilità di fare la cosa giusta. E io mi chiedo: ma dove finisce il suo giuramento alla Costituzione? E ancora, dove comincia la sua obbedienza a un pensiero unico che esclude, condanna, colpisce chi osa contraddire la narrazione dominante? Il ministero tra l’altro sta partecipando alle manifestazioni in ricordo dei 50 anni dalla morte di Pier Paolo Pasolini. Ebbene, Pasolini ricordo, è colui che scriveva:

 “Quando si vuole colpire la libertà, si comincia sempre dalla cultura.

Gli autori, prima di essere celebrati, perchè fa chic, andrebbero letti e capiti.

Chi piega la cultura alle ragioni della guerra, della propaganda, della paura, non è un uomo di cultura, è solo un burocrate del pensiero.

Mi chiedo poi ,dove siano tutti coloro che gridano ogni tre per due al fascismo. A queste persone ricordo che proprio così è iniziato il nazismo: con la censura, con le liste, con la paura dell’altro. Con l’odio per chi parlava una lingua diversa, pensava in modo diverso. E poi — a valanga — con l’indifferenza.

La cultura, signori, è un’altra cosa. Chi sta censurando l’arte, oggi è solo un servo. Sono servi di un potere che ci vuole condurre al macello.

Servi dello stesso potere che guarda Netanyahu violare le norme internazionali, gettare bombe su altri stati, massacrare un popolo nel modo più ignobile, compiendo un genocidio atroce, e tacere.

Perché tacere, oggi, fa comodo. Non perché sia giusto.

Ripeto, la cultura è un’altra cosa.

Ministri, sindaci e direttori di musei, marionette varie, la cultura non è servile, non è accondiscendenza, non punta ai ruoli prestigiosi, a posti di potere. Di questa roba non se fa niente. La cultura è fatta di suoni, parole, colori, profumi, gesti, movimenti, pensieri, che combinati in infiniti modi hanno lo scopo di proiettare l’uomo verso quell’armonia e quella bellezza che trascende l’essere umano stesso. La cultura è “qualcosa” che vuole strappare l’essere umano dalla mediocrità, a differenza vostra che grazie alla mediocrità ricoprite i vostri incarichi.

Arriverà domani. E guardandovi allo specchio forse vi chiederete dove e quando avete perso onore e dignità. Speriamo solo quel domani arrivi presto, perché state devastando il mondo.

Intanto questa la risposta del pianista Alexander Romanovsky alla vostra censura:

“Ho appreso che il mio concerto previsto per il 5 agosto a Bologna non potrà avere luogo. Ma il desiderio di condividere la musica con chi mi segue con cuore aperto resta più vivo che mai. Ci tenevo a suonare per voi lo stesso, come segno di gratitudine per il vostro sostegno e affetto. Terrò il concerto da casa e lo trasmetterò online, integralmente. Un piccolo gesto per restituirvi almeno in parte ciò che mi date. La musica, in fondo, è questo: qualcosa che unisce, sempre. Grazie di cuore, Alexander

Ad Maiora

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Durante l’assedio di Sarajevo, tra il 1992 e il 1996, alcuni facoltosi stranieri pare venissero accompagnati sulle colline intorno alla città per… sparare ai civili. Come fosse un safari. Solo che le prede erano esseri umani. Diverse testimonianze raccontano questo orrore.

Nel  2022 il documentario Sarajevo Safari ne parla grazie al regista Miran Zupanič. Il lavoro del regista sloveno racconta di ex agenti dell’intelligence e testimoni locali che descrivono la presenza di “turisti del massacro” — tra cui americani, russi, canadesi, italiani — che pagavano per imbracciare un fucile e colpire dal vivo uomini, donne, bambini. Le postazioni erano predisposte dall’esercito serbo-bosniaco, e i colpi partivano da quartieri come Grbavica e Pale.

In Italia, il 9 luglio 2025, il giornalista e scrittore Ezio Gavazzeni ha depositato le sue indagini autonome, raccolte durante anni di lavoro e ricerche. Solo pochi giorni prima dell’attività di Gavazzeni avevo scoperto questa storia grazie a un viaggio a Sarajevo e ne ho parlato il 10 luglio in un video su Facebook che trovate qui di seguito.

https://www.facebook.com/mariannamajor/videos/1266560441492821?locale=it_IT

Lo trovate anche qui

Qualche dato aggiuntivo sulle uccisioni dei cecchini, seppur non limitati agli stranieri, danno la misura dell’orrore: 225 civili uccisi, tra cui circa 60 bambini, e oltre 1.030 feriti.
Molti colpi non miravano a uccidere, ma a ferire gravemente: lo scopo era attirare altre persone – familiari, soccorritori – e colpire anche loro. Una tecnica calcolata, pensata per umiliare, disumanizzare, annientare psicologicamente.
Lo hanno testimoniato osservatori dell’ONU, giornalisti- ne ricordo uno fra tutti  Franco di Mare , e chi è sopravvissuto guardando cadere la propria gente.

E cosa pensiamo stia accadendo a Gaza coi palestinesi?


Francesca Albanese è una giurista italiana, relatrice speciale dell’ONU per i diritti umani nei territori palestinesi occupati. Ha messo nero su bianco una verità che molti si ostinano a negare: a Gaza è in corso un genocidio.

Lo ha scritto senza giri di parole, citando la Convenzione sul genocidio del 1948. Nel suo rapporto ufficiale ha affermato:

Il numero agghiacciante di morti, la distruzione sistematica di ogni aspetto necessario alla vita a Gaza… tutto questo può essere interpretato come prova evidente dell’intento di distruggere sistematicamente i palestinesi come gruppo.”

Albanese parla di pulizia etnica attraverso mezzi genocidi”, inquadrata in un lungo processo di colonizzazione e cancellazione dell’identità palestinese. Denuncia apertamente:

Crimini che Israele commette come respira. L’unico modo per fermarli è fermarlo.”

La reazione non si è fatta attendere. Negli Stati Uniti, il senatore repubblicano Marco Rubio ha chiesto la sua rimozione dall’incarico. Un attacco politico, frontale, per silenziare una voce coraggiosa e soprattutto scomoda, in altre parole, la  nuova “democrazia” che si riconosce nel bavaglio al dissenso.

Francesca Albanese tuttavia non ha fatto un passo indietro. Anzi, ha rilanciato: “Il genocidio avviene quando la disumanizzazione è diventata così normale che nessuno si sente più obbligato a fare qualcosa.”

Non esistono più linee rosse.”

Fonti ufficiali parlano di 50.000 morti in tutto da ottobre 2023 , di cui 15600 bambini , l’Unicef denuncia l’uccisione di, in media, 100 bambini al giorno.

Di fronte alla distruzione sistematica di Gaza, alla fame usata come arma, all’uccisione indiscriminata di civili sopratutto donne e bambini Albanese ha richiamato la comunità internazionale alle proprie responsabilità giuridiche e morali.

“Nessuno è libero finché la Palestina non è libera.”

Non si tratta di ideologia, ma di diritto. E soprattutto, di umanità. Oggi Francesca Albanese è tra le poche voci istituzionali che, pur sotto attacco, continuano a dire le cose come stanno. A difenderla è intervenuta Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International:

Questo è un vergognoso e trasparente attacco ai principi fondamentali della giustizia internazionale. I relatori speciali non sono nominati per piacere ai governi, ma per svolgere un mandato: promuovere i diritti umani e il diritto internazionale. Quello di Francesca Albanese è un lavoro essenziale in un momento in cui è in gioco la sopravvivenza stessa del popolo palestinese nella Striscia di Gaza.”

Pochi giorni dopo la pubblicazione del suo nuovo report, in cui Albanese denuncia come aziende internazionali abbiano tratto profitto dall’occupazione illegale e dal sistema di apartheid israeliano, sono arrivate le sanzioni statunitensi.

La sua campagna di guerra politica ed economica contro gli Stati Uniti e Israele non sarà più tollerata” – ha dichiarato Rubio, accusandola di esercitare pressioni sulla Corte penale internazionale affinché agisca contro funzionari e leader di entrambi i Paesi. “Né gli Stati Uniti né Israele – ha ricordato – sono parte dello Statuto di Roma. Questo rende le sue azioni una grave violazione della sovranità.”

Rubio l’accusa anche di “aver fomentato antisemitismo, espresso sostegno al terrorismo e disprezzo verso Stati Uniti e Israele”, affermando che il suo pregiudizio sarebbe evidente “da tutta la sua carriera”, compresa la richiesta alla CPI di emettere mandati di arresto contro Netanyahu e Gallant.

Ma qui non si tratta di simpatie o antipatie, né di equilibri geopolitici. Qui si tratta di massacri, di corpi sotto le macerie, di bambini senza acqua, pane, cure.

Francesca Albanese non ha fatto altro che chiamare le cose con il loro nome. A Gaza è in corso un genocidio e tutto il mondo sta a guardare , chi indifferente, chi cercando di trarne vantaggi. 

Il Governo italiano al momento  non pervenuto 

Hanno firmato. In silenzio. In massa. 514 parlamentari europei hanno approvato gli emendamenti al Regolamento Sanitario Internazionale dell’OMS.

Il gruppo Meloni, quello dei “conservatori e riformatori”, ha votato a maggioranza a favore della mozione”. Quindi in Italia è da escludere che il governo adotti misure diverse. Siamo stati traditi, e venduti. Le nostre vite, la nostra salute è stata offerta senza il nostro parere, a big pharma.

Una mossa chirurgica, ma non per curare. Per controllare e lucrare sulla nostra salute.

Dal 19 settembre 2025, l’Organizzazione Mondiale della Sanità potrà dichiarare pandemie globali, imporre restrizioni, indirizzare politiche sanitarie vincolanti per gli Stati – senza alcuna ratifica parlamentare nazionale. Un colpo di mano travestito da cooperazione. Un passaggio diretto dal voto democratico al comando sovranazionale. E quasi nessuno ne parla. Soprattutto nessuno lo grida. Ma io sì, perché chi controlla la salute, controlla tutto. E oggi quel controllo è in mano a chi trasforma la malattia in business. Mi riferisco a Big Pharma. Parlo di un’industria che ha già mostrato il suo vero volto, più volte:

  • OxyContin, oppioide della Purdue Pharma, ha causato oltre 500.000 morti per overdose negli Stati Uniti. È stato promosso come “sicuro” pur sapendo del rischio di dipendenza. La famiglia Sackler, che lo ha venduto come fosse caramelle, ha incassato miliardi e poi ha negoziato una bancarotta strategica. Un crimine travestito da farmaco.
  • Vioxx (Merck): antidolorifico ritirato dopo che causò decine di migliaia di infarti. Sapevano, ma hanno taciuto.
  • Talidomide (Grünenthal): venduto negli anni ’50 come farmaco per la nausea in gravidanza. Ha causato oltre 10.000 malformazioni neonatali. Decenni per ottenere giustizia.
  • Vaccini contro l’influenza suina del 2009 (H1N1): acquistati in massa sotto emergenza, milioni di dosi mai usate, alcuni casi di narcolessia gravi nei bambini. Nessuna responsabilità per i produttori, grazie a clausole legali blindate.
  • Contratti segreti per i vaccini Covid, intere pagine oscurate. Penali assurde. Responsabilità legale azzerata per le case farmaceutiche. I cittadini pagano. Le aziende incassano.
  • Vaccinata contro la covid ( contro si fa per dire) un’intera popolazione con farmaci sperimentali a fronte di contratti segreti per i vaccini Covid, intere pagine oscurate. Penali assurde. Responsabilità legale azzerata per le case farmaceutiche. I cittadini pagano. Le aziende incassano. La gente muore ma nessuno indaga. Assenza di controlli e vigilanza su reazioni avverse. Negazionismo pagato a suon di royalties.
  • Manipolazione dei dati clinici, sponsorizzazione aggressiva, medici pagati per prescrivere. Dai farmaci per il colesterolo a quelli per la depressione: cure standardizzate, effetti collaterali minimizzati, vite usate come cavie.
  • etc etc

E i nostri politici in Europa oggi, hanno consegnato a questa gente il potere di influenzare decisioni globali sopra le teste degli Stati “sovrani” , a nostre spese. La chiamano “prevenzione”, invece è il nuovo volto del controllo: emergenze a comando, stati d’eccezione permanenti, obblighi sanitari imposti da una cabina di regia internazionale legata mani e piedi all’industria farmaceutica.

Io non ci sto. Non è questa la medicina che cura e salva vite umane. Questo è business sulla nostra pelle sulla nostra vita. E’ una scienza(h) trasformata in dogma da chi guadagna vendendo farmaci ai malati che ha contribuito a creare.

Questa riforma dell’OMS è un mandato a delinquere. È il passaggio finale di una trasformazione silenziosa: da cittadino a paziente, da paziente a consumatore, da consumatore a cavia, a numero, a nullità. Ora l’unica possibilità che abbiamo per evitare il disastro è che lo Stato italiano notifichi all’OMS il rifiuto delle modifiche entro il 19 luglio 2025. Ma capite che avendo già approvato in Europa è difficile lo faccia… spontaneamente. La battaglia è quindi nostra, è politica, giuridica e comunicativa. E il tempo stringe. Cosa possiamo fare per evitare che il Regolamento Sanitario Internazionale (RSI) dell’OMS, entri il vigore il 19 settembre 2025? Serve una dichiarazione formale da parte degli Stati membri. Per ottenerla noi possiamo solo fare pressione in vari modi:

 1. Pressione sui governi nazionali

  • Scrivere ai parlamentari, al tuo senatore o deputato (soprattutto quelli delle Commissioni Affari Esteri e Sanità).
  • Chiedere interrogazioni parlamentari.
  • Firmare e diffondere petizioni che chiedono al Governo italiano di opporre il veto.

 2. Mobilitazione civica e mediatica

L’opinione pubblica deve essere informata. La stragrande maggioranza delle persone non sa nemmeno che questo processo è in atto. Quindi :

  • Organizzare o partecipare a eventi, incontri, dirette social, conferenze stampa.
  • Coinvolgere giornalisti indipendenti, blog, podcast.
  • Pubblicare articoli, video o contenuti su piattaforme social per alzare l’attenzione.

 3. Ricorsi legali e costituzionali

Se le modifiche RSI verranno applicate senza consultazione parlamentare approfondita, si potrebbe configurare un vulnus democratico. Infatti alcuni giuristi stanno valutando:

  • Impugnazioni davanti a Corti Costituzionali nazionali.
  • Appelli al Consiglio d’Europa o alla Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU), in base al principio di sovranità e autodeterminazione.
  •  Punti chiave su cui fare leva:
  • Le modifiche RSI sono vincolanti, ma non sono mai state votate dai popoli.
  • Deregolamentano il concetto di pandemia, consentendo all’OMS di dichiarare emergenze anche senza consenso degli Stati.
  • Le lobby farmaceutiche hanno interessi enormi, e i precedenti (OxyContin, Tamiflu, vaccini H1N1, ecc.) parlano chiaro.
  • L’accordo può portare a limitazioni della libertà personale (viaggi, cure, obblighi sanitari) imposte da organismi non eletti. Capite la gravità???

Chi come me crede ancora nella libertà, ha il dovere di alzare la voce.

Scriviamo. Informiamo. Resistiamo. Perché non esiste cura senza verità. E non esiste salute senza libertà.

AD MAIORA

Disarmare le parole: il Papa, i giornalisti e il peso della verità

«Solo i popoli informati possono fare scelte libere». Con questa frase, Leone XIV ha offerto uno degli applausi più fragorosi della sua giovane elezione, rendendo omaggio ai giornalisti incarcerati per aver cercato di raccontare la verità. Li ha definiti coraggiosi, li ha voluti liberi, li ha messi al centro di una Chiesa che – almeno nei suoi auspici – non teme la trasparenza.

Nel suo primo grande discorso sulla comunicazione, il Pontefice ha elogiato anche i reporter di guerra, veri testimoni dell’umanità lacerata, ricordando quanto sia urgente «disarmare le parole» per «contribuire a disarmare la Terra». È un’esortazione che va oltre la retorica: è un invito a uscire dalla confusione babelica della comunicazione ideologica e senza amore.

«Non possono esistere una comunicazione e un giornalismo fuori dal tempo e dalla storia», ha affermato. Parole che sembrano gettare ombra su una gestione vaticana spesso sorda al tempo presente, come dimostrano i recenti inciampi del Dicastero per la Comunicazione.

Eppure, in un mondo che si nutre di silenzi comodi e notizie usa-e-getta, il Papa rilancia il valore del giornalismo come atto di responsabilità e servizio. Un pensiero che riecheggia Albert Camus: «Un giornalista è colui che guarda il mondo e non distoglie lo sguardo».

In un’Aula Nervi segnata da sorrisi di circostanza e posizionamenti strategici, Leone XIV ha scelto il gesto sobrio: niente selfie, nessuna concessione all’effimero. Come a dire che la verità non ha bisogno di filtri.

«La libertà di stampa è il pilastro di ogni democrazia», scriveva Hannah Arendt. Il nuovo Papa sembra saperlo bene. E chissà che nel suo dossier sulle finanze vaticane non trovi anche un capitolo sul valore – non solo economico – di una comunicazione degna del Vangelo che dice di servire.

AD MAIORA SEMPER

PS. A proposito di libertà di stampa.. L’informazione può essere libera solo se è indipendente, immagino tu lo sappia. Se vorrai aiutarmi nel mio lavoro anche solo con un piccolo contributo, sarai non solo al mio fianco, ma sarà tuo il merito di ogni indagine di ogni verità che verrà svelata.
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