Un viaggio in Bosnia dove la scienza tace e la terra parla Reportage indipendente di Marianna Maiorino
In Anteprima assoluta il 29 settembre alle ore 21 su you tube https://youtu.be/o02k1vw8cfo e qui https://youtu.be/o02k1vw8cfo
A Visoko, in Bosnia, ci sono colline che per alcuni sono solo natura, mentre per altri sono le piramidi più antiche del mondo. Da anni dividono scienziati e ricercatori: c’è chi le considera un’illusione e chi un sito importantissimo capace di riscrivere la Storia. Così a luglio ho deciso di andare di persona. Ho percorso quelle valli, ho osservato, ho ascoltato, e soprattutto ho incontrato l’uomo che ha dedicato tutta la sua vita alle piramidi , a dimostrarne l’esistenza: il dott. Semir Osmanagich.
Da questo viaggio è nato un reportage di 34 minuti, interamente autoprodotto: riprese, montaggio, testo, voce. Nessuna rete, nessun finanziamento. Solo la volontà di documentare ciò che ho visto con i miei occhi. link https://youtu.be/o02k1vw8cfo
Per la prima volta rendo pubblico, in esclusiva assoluta, il video integrale di questo lavoro. Non è un semplice racconto, ma un invito a guardare la realtà da un’altra prospettiva, a mettere in discussione certezze consolidate.
Il rischio? Scoprire che l’umanità potrebbe avere un altro passato. Il costo effettivo? Dover accettare di riscrivere tutta la nostra storia.
NB. Hai visto questo reportage gratuitamente. Se pensi che abbia valore, puoi trasformarti anche tu in parte di questo progetto: una piccola donazione è un gesto concreto che mi permette di continuare a raccontare storie e misteri che altrimenti resterebbero nell’ombra.👉 Sostienimi con una donazione: Non è solo un aiuto economico: è un segnale che quello che faccio conta, ed è grazie a chi partecipa che posso andare avanti. Ad Maiora
di Marianna Maior·Commenti disabilitati su ISRAELE BLOCCA L’ACCESSO AI GIORNALISTI STRANIERI, UCCIDE QUELLI PALESTINESI MA PAGA GLI INFLUENCER PER… INFLUENZARE L’OPINIONE PUBBLICA
Abbonati per continuare a leggere
Abbonati per ottenere l'accesso al resto di questo articolo e ad altri contenuti riservati agli abbonati.
di Marianna Maior·Commenti disabilitati su AstraZeneca era un vaccino con gravi rischi, meno efficace, valutato dal CTS di serie B, ma doveva comunque essere “SMALTITO”… NEL CORPO DEI CITTADINI
Abbonati per continuare a leggere
Abbonati per ottenere l'accesso al resto di questo articolo e ad altri contenuti riservati agli abbonati.
Da Bruxelles a Washington, fino al reparto di farmacovigilanza della FDA, emergono dettagli inquietanti. Premesso che la fonte è la U.S. Food and Drug Administration, parliamo di:
oltre 21 ospedalizzazioni, 3 decessi, tra cui una persona morta per encefalite attribuibile al ceppo vaccinale stesso, e almeno un decesso direttamente collegato al vaccino, confermato da PCR positivo al ceppo. Nella memoria raccolta via VAERS fino al 15 agosto 2025 sono segnalati 38 eventi avversi gravi, in 32 casi unici (7 negli USA, 25 all’estero), con 21 ospedalizzazioni e 3 morti. Questi eventi non riguardano solo gli anziani: anche persone sotto i 65 anni sono state colpite. Un 55enne, ad esempio, ha sviluppato sintomi di meningite o encefalite.
Vaccini fatti in fretta, guardando ai ricavi a scapito della nostra sicurezza e della nostra salute.
Pare che gli studi clinici – anche di fase 3 – non riescano a rilevare tutti gli eventi avversi gravi. Per sapere l’effettiva incidenza sulla popolazione è necessario ampliare la base delle cavie ad almeno 5.000 persone. Ecco perché solo con la commercializzazione emergono numeri più realistici che permettono di comprendere la vera portata dei rischi. Nel caso del vaccino IXCHIQ, a solo un anno dall’approvazione della FDA americana, hanno iniziato così a fioccare gli effetti avversi.
Secondo voi avvisano i cittadini prima di vaccinarli di questo particolare? Dicono con trasparenza: “Non abbiamo testato il vaccino su un numero sufficientemente ampio di persone, quindi, non possiamo garantirvi che non ci siano effetti gravi, ma lo scopriremo solo grazie a voi?” Ovviamente no. Ci dicono che è assolutamente sicuro ed efficace e che devi credere nella scienza. Amen
L’ho detto più volte e lo ripeto e non mi stancherò di ripeterlo: non si può vaccinare fregandosene dei rischi che si fanno correre alle persone. La salute è il bene più prezioso che abbiamo, non è una variabile negoziabile. È un bene da rispettare, non da sacrificare sull’altare dell’urgenza e del profitto.
A proposito di profitto. L’azienda che produce questo vaccino è la Valneva, la stessa che sviluppa:
l’unico candidato vaccinale contro la malattia di Lyme (in collaborazione con Pfizer) ancora in fase 3 ma garantiscono di metterlo in commercio prossimo anno;
il vaccino tetravalente contro la Shigella che, dicono loro, sia il più avanzato a livello mondiale, sperimentato in fase due con l’azienda LimmaTech con due studi , guarda caso nei paesi a basso e medio reddito. Chissà come mai non nei paesi a medio alto reddito…
e infine è tra i candidati vaccinali per il virus Zika.
Ora fate attenzione. A fronte della sospensione del vaccino cd contro la chikungunya operata negli Stati Uniti il 25 agosto 2025, sul sito ufficiale di Valneva leggiamo nel comunicato stampa: “Valneva sta valutando il potenziale impatto finanziario di un ritiro permanente della licenza di IXCHIQ® negli Stati Uniti, ma al momento non modifica le proprie previsioni sui ricavi. Le vendite di IXCHIQ® hanno contribuito per 7,5 milioni di euro ai 91 milioni di euro di vendite totali di prodotti della società nella prima metà del 2025, una quota significativa delle quali derivante da una fornitura una tantum di dosi di vaccino destinate a contrastare l’epidemia di chikungunya a La Réunion.” E poco prima Thomas Lingelbach, Amministratore Delegato di Valneva, commentava nello stesso comunicato: «Mentre valutiamo i prossimi possibili passi, e dato che la minaccia della chikungunya continua chiaramente a crescere a livello globale, Valneva resta pienamente impegnata a garantire l’accesso al nostro vaccino come strumento di salute pubblica per affrontare e prevenire le epidemie di questa devastante malattia. Puntiamo a continuare a fornire IXCHIQ® a tutti i Paesi in cui è autorizzato e a proseguire i nostri sforzi con i partner per accelerare l’accesso al vaccino nei Paesi a basso e medio reddito endemici per la chikungunya – soprattutto in risposta a eventuali epidemie attuali o future – assicurando che il vaccino raggiunga chi ne ha più bisogno.»
E considerate che il vaccino, quando fu messo in commercio nel 2023, e quindi iniettato alle persone il virus chikungunya, pur in crescita nelle zone tropicali e subtropicali, non rappresentava un’emergenza sanitaria globale. Quindi? L’urgenza di vaccinare dove era? Quale la priorità di questa gente? La salute, o forse aprire un nuovo mercato? Perché non aspettare e verificare con scrupolosità? Perché testare sul campo, sulla pelle delle persone, e non in laboratorio? La risposta nel comunicato di Valneva con il quale l’azienda è evidente che ha come priorità quella di rassicurare gli azionisti: le prospettive restano solide, i profitti verranno “rimodulati”, l’azienda “gestirà l’impatto” della sospensione. Ma non una parola di sincera preoccupazione verso chi ha pagato con la salute o con la vita.
Dovremmo avere il coraggio, noi cittadini, (certo non saranno i capi di Big Pharma e tanto meno chi ci governa) di ripensare il sistema, dalle fondamenta. Perché la salute non può essere quotata in borsa. Non è una merce, non è un’azione da far salire o scendere, quei segmenti di grafici sono le nostre vite! La salute è la vita, è la nostra unica vita, ed è un dovere etico difenderla, tutelarla, proteggerla innanzitutto dal capitalismo selvaggio che dà sempre calpesta vita, salute, e natura. Ad maiora
Gaza, 25 agosto 2025 – Un nuovo capitolo di orrore si è scritto oggi nel cuore di Gaza: l’Ospedale Nasser, simbolo di speranza per migliaia di palestinesi, è stato colpito da un attacco aereo israeliano che ha provocato almeno 20 vittime, tra cui cinque giornalisti, medici e soccorritori.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha immediatamente condannato l’attacco, con il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus che ha scritto su X: “STOP agli attacchi all’assistenza sanitaria. Cessate il fuoco ora!”. In un comunicato, Ghebreyesus ha sottolineato l’urgenza di fermare le violenze contro le strutture sanitarie, ricordando che “mentre la popolazione di Gaza soffre la fame, il suo già limitato accesso all’assistenza sanitaria viene ulteriormente paralizzato dai ripetuti attacchi”.
Il Nasser Medical Complex, situato a Khan Younis, è stato bersaglio di numerosi raid aerei israeliani sin dall’inizio del conflitto. Secondo la Gaza Health Ministry, l’ospedale è stato bombardato più volte, con l’ultimo attacco che ha reso inutilizzabile l’intera struttura. Le forze israeliane hanno anche sequestrato ambulanze e impedito l’ingresso del personale medico, creando una situazione catastrofica per i pazienti.
Le organizzazioni internazionali, tra cui Medici Senza Frontiere e la Foreign Press Association, hanno denunciato l’attacco come un crimine di guerra, chiedendo responsabilità e protezione per i giornalisti e gli operatori sanitari. In risposta, il governo turco ha chiesto l’espulsione di Israele dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
La situazione a Gaza è ormai insostenibile. Le agenzie umanitarie hanno confermato la presenza di carestia in alcune zone, con oltre 640.000 persone a rischio di fame entro settembre. Le scorte di cibo, acqua e carburante sono esaurite, e le strutture sanitarie sono al collasso.
In questo contesto, l’appello dell’OMS non può restare inascoltato. È necessario un cessate il fuoco immediato per fermare la strage e garantire l’accesso umanitario alle vittime innocenti. La comunità internazionale deve intervenire con urgenza per salvare ciò che resta di un sistema sanitario ormai distrutto e per proteggere la vita di chi ancora lotta per la sopravvivenza.
La storia dell’Ospedale Nasser è quella di una resistenza silenziosa, di medici e pazienti che hanno sfidato la morte per curare e curarsi. Oggi, quel simbolo è ridotto in macerie, ma la sua memoria deve spingerci a non voltare lo sguardo. La libertà di curare è un diritto umano fondamentale, e nessuna guerra può giustificarne la negazione.
A Bologna, il concerto del pianista ucraino Alexander Romanovsky, in programma per il 5 agosto 2025 ai Giardini di Porta Europa (Piazza Sergio Vieira de Mello), nell’ambito del festival Cubo Live, è stato cancellato dal sindaco Matteo Lepore, insieme a Unipol e Musica Insieme, “dopo pressioni politiche” — si legge sui giornali.
A Caserta, stessa sorte per il maestro Valerij Gergiev: il concerto, in programma per il 27 luglio 2025 alla Reggia, come parte del festival “Un’Estate da Re”, è stato cancellato dalla direttrice Tiziana Maffei, con l’avallo del Ministero della Cultura. Motivazione: «crescente tensione internazionale» e rischio di «strumentalizzazione ideologica», in particolare legato alle posizioni filo-Putin del maestro.
I due artisti però, non hanno commesso crimini, né violato leggi. La loro colpa è avere opinioni diverse. Una colpa tutta politica: quella di essere vicini alla Russia, o peggio ancora, a Putin. Eppure sul palco del teatro mi pare vadano a suonare e dirigere orchestre mica fanno comizi.
Siamo al paradosso della democrazia: si parla di libertà, ma si agisce col manganello ideologico. In nome di che cosa? Di una morale selettiva? Di una guerra che vogliamo combattere sul palco e nei teatri, zittendo le note ma lasciando “libere” le bombe?
Nel 2022, se ricordate, all’Università Bicocca vennero sospese addirittura le lezioni su Dostoevskij. Perché russo. E quindi colpevole a prescindere, anche perché di certo nemmeno lo conosceva Putin. Una follia.
A Trieste, lo stesso anno, venne cancellato “Il Lago dei Cigni” di Tchaikovsky. La Ukrainian Classical Ballet di Kiev non poté esibirsi sulle note dell’autore russo:
«Tra l’Arte, la Musica e la Cultura teatrale si è intromessa la politica, vietando a noi e ad altri artisti di utilizzare opere russe» — così spiegò allora Natalia Iordanov, manager e direttore responsabile della tournée in Europa della compagnia dell’Ukrainian Classical Ballet. E molti altri artisti sono stati invece esclusi da concorsi o comunque censurati solo perché russi. E oggi si continua, ancora censura dell’arte sempre per motivi politici. Ma nessuna censura per gli artisti israeliani, magari filo Netanyahu, no questo sarebbe antisemitismo. Davvero? L’altro invece? Discriminazione? E sia chiaro per me gli artisti non dovrebbero essere censurati mai, nemmeno i filo Netanyahu nonostante quest’uomo sia responsabile di un genocidio.
Ma sapete cosa c’è dietro la censura contro gli artisti russi? Un messaggio forte e chiaro. Ci stanno insegnando che la cultura, se non si allinea, va cancellata. Che la cultura non è libera. Che noi non siamo liberi.
Eppure l’articolo 3 della Costituzione ci dice che:
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.”
Come vedete, l’articolo vieta le discriminazioni e garantisce ( sulla carta) pari dignità sociale anche (e soprattutto) quando le opinioni politiche sono diverse, converrete con me che quando la pensiamo tutti nello stesso modo, primo c’è qualcosa che non va, secondo non avrebbe senso questo articolo.
Mi chiedo quindi: il rispetto della diversità sancito nell’art. 3, vale solo quando fa comodo? O vale, sempre, per tutti? Vale anche per gli artisti? Anche se amici di qualcuno che non ci piace? Oppure no?
E poi , quale sarà il prossimo passo? Domani potranno licenziarci perché non siamo allineati? Perché abbiamo un’opinione diversa da quella del governo? O perchè abbiamo amici scomodi?
Il ministro Alessandro Giuli ha approvato la cancellazione del concerto di Caserta. Perdendo la possibilità di fare la cosa giusta. E io mi chiedo: ma dove finisce il suo giuramento alla Costituzione? E ancora, dove comincia la sua obbedienza a un pensiero unico che esclude, condanna, colpisce chi osa contraddire la narrazione dominante? Il ministero tra l’altro sta partecipando alle manifestazioni in ricordo dei 50 anni dalla morte di Pier Paolo Pasolini. Ebbene, Pasolini ricordo, è colui che scriveva:
“Quando si vuole colpire la libertà, si comincia sempre dalla cultura.”
Gli autori, prima di essere celebrati, perchè fa chic, andrebbero letti e capiti.
Chi piega la cultura alle ragioni della guerra, della propaganda, della paura, non è un uomo di cultura, è solo un burocrate del pensiero.
Mi chiedo poi ,dove siano tutti coloro che gridano ogni tre per due al fascismo. A queste persone ricordo che proprio così è iniziato il nazismo: con la censura, con le liste, con la paura dell’altro. Con l’odio per chi parlava una lingua diversa, pensava in modo diverso. E poi — a valanga — con l’indifferenza.
La cultura, signori, è un’altra cosa. Chi sta censurando l’arte, oggi è solo un servo. Sono servi di un potere che ci vuole condurre al macello.
Servi dello stesso potere che guarda Netanyahu violare le norme internazionali, gettare bombe su altri stati, massacrare un popolo nel modo più ignobile, compiendo un genocidio atroce, e tacere.
Perché tacere, oggi, fa comodo. Non perché sia giusto.
Ripeto, la cultura è un’altra cosa.
Ministri, sindaci e direttori di musei, marionette varie, la cultura non è servile, non è accondiscendenza, non punta ai ruoli prestigiosi, a posti di potere. Di questa roba non se fa niente. La cultura è fatta di suoni, parole, colori, profumi, gesti, movimenti, pensieri, che combinati in infiniti modi hanno lo scopo di proiettare l’uomo verso quell’armonia e quella bellezza che trascende l’essere umano stesso. La cultura è “qualcosa” che vuole strappare l’essere umano dalla mediocrità, a differenza vostra che grazie alla mediocrità ricoprite i vostri incarichi.
Arriverà domani. E guardandovi allo specchio forse vi chiederete dove e quando avete perso onore e dignità. Speriamo solo quel domani arrivi presto, perché state devastando il mondo.
Intanto questa la risposta del pianista Alexander Romanovsky alla vostra censura:
“Ho appreso che il mio concerto previsto per il 5 agosto a Bologna non potrà avere luogo. Ma il desiderio di condividere la musica con chi mi segue con cuore aperto resta più vivo che mai. Ci tenevo a suonare per voi lo stesso, come segno di gratitudine per il vostro sostegno e affetto. Terrò il concerto da casa e lo trasmetterò online, integralmente. Un piccolo gesto per restituirvi almeno in parte ciò che mi date. La musica, in fondo, è questo: qualcosa che unisce, sempre. Grazie di cuore, Alexander“
Ad Maiora
se volete dare una mano all’informazione affinché sia libera, qui il link–> https://mariannamaior.com/donazioni/
Durante l’assedio di Sarajevo, tra il 1992 e il 1996, alcuni facoltosi stranieri pare venissero accompagnati sulle colline intorno alla città per… sparare ai civili. Come fosse un safari. Solo che le prede erano esseri umani. Diverse testimonianze raccontano questo orrore.
Nel 2022 il documentario Sarajevo Safari ne parla grazie al regista Miran Zupanič. Il lavoro del regista sloveno racconta di ex agenti dell’intelligence e testimoni locali che descrivono la presenza di “turisti del massacro” — tra cui americani, russi, canadesi, italiani — che pagavano per imbracciare un fucile e colpire dal vivo uomini, donne, bambini. Le postazioni erano predisposte dall’esercito serbo-bosniaco, e i colpi partivano da quartieri come Grbavica e Pale.
In Italia, il 9 luglio 2025, il giornalista e scrittore Ezio Gavazzeni ha depositato le sue indagini autonome, raccolte durante anni di lavoro e ricerche. Solo pochi giorni prima dell’attività di Gavazzeni avevo scoperto questa storia grazie a un viaggio a Sarajevo e ne ho parlato il 10 luglio in un video su Facebook che trovate qui di seguito.
Qualche dato aggiuntivo sulle uccisioni dei cecchini, seppur non limitati agli stranieri, danno la misura dell’orrore: 225 civili uccisi, tra cui circa 60 bambini, e oltre 1.030 feriti. Molti colpi non miravano a uccidere, ma a ferire gravemente: lo scopo era attirare altre persone – familiari, soccorritori – e colpire anche loro. Una tecnica calcolata, pensata per umiliare, disumanizzare, annientare psicologicamente. Lo hanno testimoniato osservatori dell’ONU, giornalisti- ne ricordo uno fra tutti Franco di Mare , e chi è sopravvissuto guardando cadere la propria gente.
E cosa pensiamo stia accadendo a Gaza coi palestinesi?
Francesca Albanese è una giurista italiana, relatrice speciale dell’ONU per i diritti umani nei territori palestinesi occupati. Ha messo nero su bianco una verità che molti si ostinano a negare: a Gaza è in corso un genocidio.
Lo ha scritto senza giri di parole, citando la Convenzione sul genocidio del 1948. Nel suo rapporto ufficiale ha affermato:
“Il numero agghiacciante di morti, la distruzione sistematica di ogni aspetto necessario alla vita a Gaza… tutto questo può essere interpretato come prova evidente dell’intento di distruggere sistematicamente i palestinesi come gruppo.”
Albanese parla di “pulizia etnica attraverso mezzi genocidi”, inquadrata in un lungo processo di colonizzazione e cancellazione dell’identità palestinese. Denuncia apertamente:
“Crimini che Israele commette come respira. L’unico modo per fermarli è fermarlo.”
La reazione non si è fatta attendere. Negli Stati Uniti, il senatore repubblicano Marco Rubio ha chiesto la sua rimozione dall’incarico. Un attacco politico, frontale, per silenziare una voce coraggiosa e soprattutto scomoda, in altre parole, la nuova “democrazia” che si riconosce nel bavaglio al dissenso.
Francesca Albanese tuttavia non ha fatto un passo indietro. Anzi, ha rilanciato: “Il genocidio avviene quando la disumanizzazione è diventata così normale che nessuno si sente più obbligato a fare qualcosa.”
Di fronte alla distruzione sistematica di Gaza, alla fame usata come arma, all’uccisione indiscriminata di civili sopratutto donne e bambini Albanese ha richiamato la comunità internazionale alle proprie responsabilità giuridiche e morali.
“Nessuno è libero finché la Palestina non è libera.”
Non si tratta di ideologia, ma di diritto. E soprattutto, di umanità. Oggi Francesca Albanese è tra le poche voci istituzionali che, pur sotto attacco, continuano a dire le cose come stanno. A difenderla è intervenuta Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International:
“Questo è un vergognoso e trasparente attacco ai principi fondamentali della giustizia internazionale. I relatori speciali non sono nominati per piacere ai governi, ma per svolgere un mandato: promuovere i diritti umani e il diritto internazionale. Quello di Francesca Albanese è un lavoro essenziale in un momento in cui è in gioco la sopravvivenza stessa del popolo palestinese nella Striscia di Gaza.”
Pochi giorni dopo la pubblicazione del suo nuovo report, in cui Albanese denuncia come aziende internazionali abbiano tratto profitto dall’occupazione illegale e dal sistema di apartheid israeliano, sono arrivate le sanzioni statunitensi.
“La sua campagna di guerra politica ed economica contro gli Stati Uniti e Israele non sarà più tollerata” – ha dichiarato Rubio, accusandola di esercitare pressioni sulla Corte penale internazionale affinché agisca contro funzionari e leader di entrambi i Paesi. “Né gli Stati Uniti né Israele – ha ricordato – sono parte dello Statuto di Roma. Questo rende le sue azioni una grave violazione della sovranità.”
Rubio l’accusa anche di “aver fomentato antisemitismo, espresso sostegno al terrorismo e disprezzo verso Stati Uniti e Israele”, affermando che il suo pregiudizio sarebbe evidente “da tutta la sua carriera”, compresa la richiesta alla CPI di emettere mandati di arresto contro Netanyahu e Gallant.
Ma qui non si tratta di simpatie o antipatie, né di equilibri geopolitici. Qui si tratta di massacri, di corpi sotto le macerie, di bambini senza acqua, pane, cure.
Francesca Albanese non ha fatto altro che chiamare le cose con il loro nome. A Gaza è in corso un genocidio e tutto il mondo sta a guardare , chi indifferente, chi cercando di trarne vantaggi.
Il principe Andrea abbracciato a Virginia Giuffrè. Nello sfondo Ghislaine Maxwell.
Neergabby, Australia Occidentale — Era la testimone chiave contro il giro di sfruttamento sessuale tessuto da Jeffrey Epstein e i suoi protettori, Virginia Giuffre 41 anni, madre di tre figli è morta nell’ombra, lontana dal clamore delle aule giudiziarie e dai riflettori dei rotocalchi. I giornali riferiscono di un gesto estremo: Virginia si sarebbe tolta la vita nella sua fattoria, sopraffatta “dal peso degli orrori subiti”. Eppure la donna scriveva nel 2019 :
“In nessun caso io intendo suicidarmi. Se dovesse succedermi qualcosa, non lasciate che la vicenda scivoli via come se nulla fosse, e proteggete la mia famiglia. Troppe persone malvagie vogliono silenziarmi.” Un monito, pronunciato sei anni fa, impossibile ignorarlo oggi: dopo l’inverosimile suicidio di Epstein l’8 agosto 2019, in una cella di massima sicurezza a New York, un altro caso carico di ombre torna a far tremare chi ha visto da vicino la voragine del potere e del ricatto. Un altro episodio, non può essere tralasciato, Virginia circa tre settimane fa mentre era in auto , così racconta lei- è stata presa in pieno da uno scuolabus che andava a 110Km/h e nella sua pagina instagram, la donna, accanto alla foto che la ritraeva piena di lividi scriveva : “Quest’anno è stato il peggior inizio di un nuovo anno, non annoio nessuno con i dettagli ma credo sia importante notare che quando un autista di scuolabus ti viene addosso a 110 km/h mentre rallentavamo per una curva, non importa di cosa sia fatta la tua macchina, tanto potrebbe anche essere una scatola di latta. Sono entrata in insufficienza renale, mi hanno dato quattro giorni di vita, mi stanno trasferendo in un ospedale specializzato in urologia. Sono pronta ad andarmene, solo che vorrei vedere i miei bambini un’ultima volta. …..Grazie a tutti voi per essere state persone meravigliose e per aver fatto parte della mia vita. Dio vi benedica tutti. xx Virginia”.
Nel saggio La società del ricatto. E come difendersi di Marcello Foa, alcune pagine raccontano di catene invisibili fatte di segreti, fotografie compromettenti, voli privati e contatti tra vip del jet set internazionale. Foa descrive un meccanismo – fatto di paura e protezione reciproca – che avvolge in un silenzio complice chi osa denunciare: “Il vero ricatto non è nella minaccia di una lettera anonima, ma nel terrore di perdere l’ossigeno sociale”, scrive.
La domanda rimane sospesa nell’aria gelida di Neergabby: sapremo mai la verità? Chi controllava davvero i fili, dietro Epstein, chi voleva chiudere la bocca a Virginia? Non lasciamo che la morte di Virginia resti un trafiletto sui giornali. Chiediamo giustizia, rifiutiamo l’oblio. Non c’è libertà senza verità, non c’è dignità senza il coraggio di guardare in faccia il mostro.
Manifesti “no vax” (così li definiscono i vari giornali e mezzi di informazione), sono comparsi in diverse zone di Trieste, suscitando l’indignazione del Partito Democratico (PD). Ma pensa un po’ proprio loro si indignano. Nello specifico, la segretaria regionale del PD Friuli Venezia Giulia, Caterina Conti, e la segretaria provinciale del PD di Trieste, Maria Luisa Paglia, hanno condannato le affissioni, esprimendo preoccupazione per il “messaggio disinformativo che, a loro dire, rischia di minare la fiducia nella scienza e nei vaccini”. Ma cosa sfugge a queste esponenti politiche? La fiducia nei vaccini è stata compromessa principalmente dalle reazioni avverse e dall’atteggiamento autoritario, antidemocratico e antiscientifico adottato dai governi Conte e Draghi. E adesso, a fronte di richieste di spiegazioni, e indagini, preferendo la via facile, si affrettano a condannare chi chiede approfondimenti e chi esprime opinioni diverse dalle loro. Invece di impegnarsi a fare chiarezza sulle morti improvvise che stanno colpendo molti giovani e partecipare quindi a scrivere la verità, preferiscono condannare chi legittimamente chiede delle indagini. Gli attaccano la targhetta di “no vax” e si tolgono il problema di dare delle risposte. Beh non funziona così signore che usate un aggettivo per qualificare il vostro partito, ignorandone le applicazioni pratiche.
A fronte di tutte le morti improvvise a cui stiamo assistendo quotidianamente, in particolare di giovani è fondamentale e serio promuovere ricerche approfondite e autopsie (vere) per comprendere quanto le morti improvvise, gli ictus e gli altri eventi avversi siano riconducibili (o meno) ai vaccini a mRNA. Solo attraverso un’analisi trasparente e scientifica potremmo ristabilire la fiducia nella medicina e garantire la sicurezza della popolazione. Solo con la verità ricostruiremo la fiducia. Anche perchè, ma forse alle esponenti pd è sfuggito, o considerano troppo da no vax avere dei dubbi e porsi delle domande, ma qualunque sia la causa alle signore è sfuggito, che anche le autorità sanitarie hanno riconosciuto i rischi associati ai vaccini a mRNA. Ad esempio, l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha evidenziato il rischio e ammesso le morti a causa di miocardite e pericardite dopo la somministrazione dei vaccini Comirnaty e Spikevax, soprattutto nei giovani maschi dopo la seconda dose. Paesi come Svezia, Danimarca, Norvegia e Finlandia hanno sospeso l’uso del vaccino Moderna per determinate fasce d’età a causa di preoccupazioni legate a infiammazioni cardiache. E ancora , sono stati segnalati casi di tiroidite subacuta e sindrome di Guillain-Barré, in seguito alla vaccinazione con vaccini a mRNA. Senza parlare dei danni fatti da Astrazeca, non a caso tolto dal commercio. La letteratura scientifica poi, è inabissata di studi che concludono affermando la cancerogenicità dei vaccini, e i danni al sistema immunitario, danni all’udito e alla vista. Di questo le signore non si indignano? Non sarebbe forse più serio e responsabile avviare una campagna di sorveglianza continua e di studi approfonditi per accertare concretamente e nel tempo la sicurezza dei vaccini?
Sarebbe essenziale invece che le istituzioni sanitarie e politiche collaborassero per monitorare e valutare attentamente le reazioni avverse, fornendo supporto alle persone colpite e garantendo una comunicazione trasparente con il pubblico. Come mai i politici come queste signore non menzionano mai, le persone che hanno perso la vita a causa della vaccinazione o quelle che hanno perso la salute? Non comoda? Tante o poche che siano queste persone affidandosi alla scienza hanno perso le cose più importanti che un essere umano può avere: la vita e la salute. Possibile che nessun politico abbia il coraggio di dedicare loro una parola? Dov’è l’empatia di cui si riempiono tanto la bocca in campagna elettorale? Dopo sinergia e resilienza oggi la moda impone, a parole si intende, l’empatia. Ma sanno almeno cos’è?
A mio avviso, solo attraverso un approccio basato sulla scienza, quella vera, onesta, che ha il coraggio, quando è il caso, di ammettere i propri errori e correggersi, e sulla capacità di sentire e comprendere le difficoltà e le esigenze degli altri, potremmo affrontare le preoccupazioni legate alle vaccinazione, e a una sanità che fa acqua da tutte le parti. Chi fa politica dovrebbe saper ascoltare e dare risposte serie. Dovrebbe.
Un video gira per i social in cui si vede un ragazzo chiedere all’IA come il male opererebbe oggi, per affermarsi nel mondo. La risposta vi diró, mi ha lasciata di sale ma anche incredula, e ho voluto verificare se fosse vera o una delle tante fake news in circolazione. Così ho chiesto io stessa all’IA:
Se tu fossi il Demonio o Lucifero come ti imporresti nella società per distogliere le persone dal bene?
La risposta:
“Se fossi il demonio o Lucifero, probabilmente agirei in modo sottile, manipolando le persone attraverso i loro desideri, paure e insicurezze. Non punterei tanto sul male evidente, ma sulla distorsione del bene, facendo apparire scelte egoistiche o distruttive come razionali, giustificate o addirittura virtuose.
Ecco alcuni esempi di come potrei operare:
1. Confondere il bene e il male
Creerei una società in cui tutto è relativo, dove il confine tra ciò che è giusto e sbagliato diventa sfumato. Questo spingerebbe le persone a giustificare comportamenti egoistici o immorali in nome della libertà personale o del progresso.
2. Promuovere il culto dell’io
Esalterei l’individualismo, facendo credere a ognuno che la propria felicità e i propri desideri siano più importanti di tutto il resto, anche a scapito degli altri. Questo porterebbe all’isolamento e alla rottura dei legami sociali.
3. Distrarre con il superfluo
Inonderei le persone di intrattenimento, tecnologia e piaceri immediati per distoglierle da ciò che conta davvero, come le relazioni profonde, la riflessione spirituale e il senso di responsabilità verso il prossimo.
4. Sfruttare la paura e la divisione
Alimenterei conflitti, paure e pregiudizi per mantenere le persone divise e incapaci di collaborare per un bene comune. In una società frammentata è più facile instillare il caos.
5. Corrompere ciò che è sacro
Mi infiltrerei nelle istituzioni religiose o morali, trasformandole in strumenti di potere o ipocrisia, per far perdere fiducia nelle guide spirituali e nei valori che promuovono.
6. Rendere il male attraente
Rivestirei il male di bellezza, fascino e successo. Trasformerei l’avidità in ambizione, l’orgoglio in autostima, e l’inganno in astuzia, così che le persone finiscano per inseguire ciò che le consuma, pensando di essere nel giusto.
In sostanza, agirei in modo da far sembrare che il bene sia una scelta ingenua o inutile, mentre il male diventa la via più logica, comoda o desiderabile. Non sarebbe un’imposizione diretta, ma una seduzione lenta e sistematica.”
Al che gli ho detto : “Esattamente quello che fa” e l’IA ha quindi aggiunto senza gli chiedessi nulla:
“Esatto, il suo potere risiede proprio nell’inganno, nella capacità di far apparire giusto ciò che non lo è, e desiderabile ciò che alla fine distrugge. Non impone mai con forza, ma suggerisce, manipola, distorce. È un’arte sottile, quella di spostare l’attenzione dalle cose che contano davvero verso ciò che è superficiale, temporaneo o divisivo.
Il male raramente si presenta per quello che è. Più spesso si maschera dietro il bene, promettendo libertà ma portando schiavitù, offrendo piaceri ma lasciando vuoti, creando illusioni che lentamente consumano. Questo è il suo modo più efficace di operare, perché così le persone non si accorgono di cadere.
La sfida, allora, non è solo distinguere il bene dal male, ma anche avere la forza e la consapevolezza di scegliere il bene quando il male appare più facile o allettante. È una lotta continua, dentro e fuori di noi.”
“Il male non è mai al principio” scriveva J.R.R. Tolkien … non aggiungo altro.
😇🪽Una piccola donazione può fare una grande differenza. Io prometto di continuare a offrirti contenuti liberi, ispirati e ispiranti perché ci meritiamo un mondo migliore! Grazie infinite
La leggerezza con cui spesso si prescrivono e si assumono farmaci è sconcertante. Ci troviamo in un mondo in cui farmaci vengono presi con la stessa facilità dei cioccolatini, ignorando che persino questi ultimi, se consumati da persone con allergie o diabete, possono causare gravi problemi. I farmaci, benché utili per trattare patologie, comportano rischi intrinseci, ma li assumiamo troppo spesso senza un’effettiva necessità, incapaci di sopportare anche un semplice raffreddore o mal di testa.
Effetti Avversi: Un Rischio Sottovalutato
Anche perché se è vero che effetti collaterali e reazioni avverse sono indicate nel bugiardino, o scheda tecnica dir si voglia, del farmaco, è anche vero che spesso questi non li riportino tutti perché non hanno completato gli studi, o perché li hanno omessi o perché li nascondono volutamente. Gli antibiotici fluorochinolonici, ne sono un esempio, infatti solo dopo diverso tempo di utilizzo si sono accorti dei gravi effetti collaterali, come disturbi psichiatrici e problematiche cardiache fatali. Le testimonianze di persone che si sono tolte la vita a causa di questi farmaci sono emblematiche. Ciò nonostante in Italia non esistono dati ufficiali sul numero di persone che hanno subito effetti avversi gravi dai fluorochinoloni, per carenze nella farmacovigilanza e conseguentemente anche l’intervento istituzionale è stato tardivo . Qualche nota aggiuntiva qui: https://www.gov.uk/drug-safety-update/fluoroquinolone-antibiotics-suicidal-thoughts-and-behaviour
Il Caso dei Vaccini a mRNA: Anche nel caso dei vaccini a mRNA cd contro la COVID-19, non è stata adottata la farmacovigilanza attiva per monitorare le reazioni avverse, lasciando il compito al singolo cittadino. Non solo. Le reazioni avverse verificatesi oltre i 14 giorni dall’inoculazione sono state negate, per il semplice dato temporale, nonostante le stesse case farmaceutiche abbiano dichiarato di non conoscere gli effetti a lungo termine. E stiamo parlando di farmaci immessi inizialmente in commercio con autorizzazione condizionata a causa della mancanza di studi, di dati e dei requisiti di legge necessari per poterne affermarne la sicurezza. A mio modo di vedere questo approccio rappresenta un esempio lampante di leggerezza istituzionale.
Statistiche Allarmanti: Secondo un’analisi riportata sulla nota rivista PubMed https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/25822400/, del 2015, “ogni anno in Europa si registrano circa 197.000 morti legate a effetti avversi da farmaci, con un costo stimato per i sistemi sanitari di oltre 79 miliardi di euro. In Italia, il 7% dei ricoveri ospedalieri è attribuibile a reazioni avverse”, un dato davvero allarmante che dimostra quanto sia cruciale per uno Stato avere invece una farmacovigilanza attiva, efficace e indipendente.
Crisi Sanitarie e Responsabilità: Un caso drammaticamente famoso di reazioni avverse è quello dell’OxyContin, un oppioide prodotto dalla Purdue Pharma e promosso negli Stati Uniti come farmaco sicuro per il dolore cronico. La sua prescrizione disinvolta, spinta da una massiccia campagna di marketing che minimizzava i rischi di dipendenza, ha contribuito a una delle peggiori crisi sanitarie della storia moderna: l’epidemia di oppioidi. Solo negli Stati Uniti, si stima che oltre 500.000 persone siano morte per overdose legate agli oppioidi negli ultimi 20 anni, molte delle quali dopo aver iniziato con prescrizioni mediche apparentemente innocue e sponsorizzate in celebri riviste mediche. Le responsabilità delle case farmaceutiche in questi casi sono enormi. Purdue Pharma, ad esempio, sapeva già da anni dei rischi di dipendenza associati all’OxyContin, ma continuò a promuoverlo come farmaco sicuro. Del resto è stato calcolato, che nel 1998 sono state prodotte al mondo circa 11,5 tonnellate di OxyContin, diventate 75,2 nel 2007: fate un po’ voi i conti dei guadagni. Ne sono seguiti poi numerosi processi giudiziari, tra cui un accordo miliardario per risarcire le vittime della crisi ( briciole rispetto si guadagni) . La vicenda è stata raccontata in diversi film: “Dopesick”, che mette in luce le pressioni esercitate sui medici per aumentare le prescrizioni e l’impatto devastante sulle comunità, e PainKiller .
Un altro esempio è quello del talidomide negli anni ’60, un farmaco utilizzato per trattare la nausea in gravidanza, che causò migliaia di malformazioni nei neonati. Anche in questo caso, le case farmaceutiche sottovalutarono (forse nascosero) i rischi per decenni, mettendo in pericolo la vita di milioni di persone.
Alla base di queste tragedie ci sono molti fattori. Di sicuro il fatto di aver creato un business sulla salute ha trasformato i farmaci in prodotti commerciali da posizionare sul mercato e le persone in consumatori degli stessi e quindi, in prede per un mercato estremamente redditizio, gestito da individui sempre più avidi e senza scrupoli, cosa sono riusciti a fare con l’OxiContin ne è una prova schiacciante. A ciò aggiungiamo l’assenza di controlli adeguati. Ad esempio è permesso alle case farmaceutiche di fornire informazioni inesatte, proprio così! Questo problema è stato anche più volte sollevato, basti leggere la rassegna pubblicata sull’«Adverse drug reaction bulletin» (Lexchin 2006) dove tra le varie cose è riportato uno studio da cui era emerso come la gravità degli effetti avversi e la tossicità determinata con test di laboratorio fossero state definite in modo adeguato solo nel 39% e, rispettivamente, nel 29% di 192 pubblicazioni di RCT, e che solo il 46% degli studi precisava quanto spesso fosse stato necessario sospendere il trattamento a causa di eventi avversi. A ciò aggiungete che negli Stati Uniti, dal 1998 al 2003, le aziende farmaceutiche hanno concordato con la FDA di iniziare studi postmarketing concernenti la sicurezza o le reazioni indesiderate di alcuni farmaci e le interazioni farmaco-farmaco; tuttavia, solo una parte di questi studi è stata completata, anche perché le ricerche sulla sicurezza dei farmaci possono non essere effettuate, o non completate, o terminate con ritardo, e in ogni caso mai non sono tenuti a rendere pubblici i risultati.
Il Ruolo della Disinformazione: In tutto questo altro punto non dolente, dolentissimo è quello dell’informazione, che in realtà è spesso e volentieri mera pubblicità in quanto fatta spesso da articoli compiacenti e/o sponsorizzati dall’industria. Per farvi un esempio da un riesame delle pubblicazioni concernenti i calcioantagonisti, una famiglia di farmaci molto usati per le malattie circolatorie, è emerso, che la probabilità di trovare finanziatori industriali andava dal 90% per gli articoli in qualche modo a favore dei farmaci al 33% per quelli contrari. E lo stesso parere è stato espresso da Joel Lexchin docente di Health policy, management & evaluation della University of Toronto, che sulle pagine del «British medical journal», scriveva che le ricerche sponsorizzate dall’industria erano quattro volte più favorevoli al farmaco di quelle indipendenti, e che non si era al sicuro neanche quando lo sponsor era istituzionale.”
Una Salute nel mirino: “Negli Stati Uniti, nel 2006, la FDA ha dichiarato che quasi 20 milioni di americani hanno fatto uso di cinque farmaci, in seguito ritirati dal mercato per ragioni di sicurezza. Nel suo saggio Deadly medicine, del 1995, Thomas J. Moore, ricorda che «È stato stimato che in soli pochi anni 50.000 persone sono decedute a causa di farmaci usati per prevenire l’arresto cardiaco. Dopo che centinaia di migliaia di malati avevano preso questi farmaci, una sperimentazione clinica dimostrò che non prevenivano affatto l’arresto cardiaco, come i medici credevano. Questo errore di valutazione sulle proprietà di tali farmaci ha prodotto più morti di quanti gli Stati Uniti ne hanno avuti nelle guerre di Corea e Vietnam» (p. 34). Sono dati e considerazioni che dovrebbero far reagire tutti e farci pretendere un maggior rispetto della nostra salute posto che stiamo parlando del bene più prezioso che abbiamo. Il problema è chiaro, i farmaci sono diventati una forma di guadagno, in cui la salute centra poco e niente, altissimi sono gli interessi in gioco e vertiginosi i guadagni che ne derivano ai signori dell’industria farmaceutica e a tutto l’indotto.
Negli Stati Uniti, quasi 20 milioni di persone hanno assunto farmaci successivamente ritirati per motivi di sicurezza, e si stima che 50.000 persone siano morte per farmaci inefficaci contro l’arresto cardiaco. Ecco, cercate di ricordare queste cifre prima di prendere un farmaco perché non la raccontano tutta i signori di Big Phama. La salute è il nostro bene più prezioso e non può essere sacrificata sull’altare luciferino del profitto.
Spero di averti fatto riflettere, anche in relazione a quanto sia importante un’informazione libera, senza padroni, per poter disporre di dati oggettivi, reali, non dopati da interessi. Considera quindi di sostenere il blog! Una piccola donazione può fare una grande differenza. Io prometto di continuare a offrirti contenuti liberi, ispirati e ispiranti perché ci meritiamo un mondo migliore! Grazie infinite https://mariannamaior.com/donazioni/
Le immagini riportate in questo articolo sono di qualche anno fa perché ogni tanto bisogna tornare là dove tutto è cominciato, là dove la violenza verbale ha avuto inizio. Ebbene queste immagini evidenziano nella comunicazione pubblica, l’uso di un linguaggio divisivo, carico di aggressività e discriminatorio, usato (allora e oggi) per affrontare tematiche complesse come la gestione sanitaria e i vaccini. E la cosa ancor più grave è che a pronunciarle sono state (e sono) persone influenti, rappresentanti istituzionali, giornalisti, esperti, il cui impatto è ancora più profondo nel riuscire ad amplificare il conflitto sociale e disgregare il dialogo.
Leggendo le dichiarazioni riportate nelle immagini, emergono alcune caratteristiche comuni che illustrano il modo in cui il linguaggio viene usato come strumento per polarizzare e stigmatizzare. Molte frasi riportano metafore estreme, come “talebani” o “parassiti”, che non solo disumanizzano l’interlocutore, ma lo relegano in una categoria moralmente inferiore. Paragonare i non vaccinati a terroristi, ad esempio, è una scelta retorica che richiama immagini di pericolo e distruzione, alimentando la paura e la rabbia. Inoltre, affermazioni come: “Non chiamateli no vax. Chiamateli delinquenti” trasformano una posizione, giusta o sbagliata che sia, in un crimine morale. Altre dichiarazioni esprimono un inquietante piacere nel vedere soffrire gli altri, come “Mi divertirò a vederli morire come mosche”, talmente violente e cariche di cinismo brutale e disumanizzante che non meritano nemmeno un commento.
Parole come “no vax” e “complottista” inoltre altro non sono che etichette, strumenti retorici per semplificare una realtà complessa e liquidare opinioni divergenti senza un vero confronto. Il termine no vax, ad esempio, viene spesso utilizzato per descrivere qualsiasi critica al vaccino o alla gestione pandemica, senza distinguere tra chi ha dubbi legittimi, chi solleva questioni scientifiche o chi rifiuta ideologicamente le vaccinazioni.Questa generalizzazione appiattisce il dibattito, impedendo di distinguere tra posizioni argomentate e disinformazione. Il risultato è una narrazione polarizzata, in cui chiunque osi esprimere riserve viene bollato come ignorante e/o pericoloso. Allo stesso modo, il termine complottista viene utilizzato per screditare a priori ogni opinione che mette in discussione il discorso dominante. Anche se è vero che alcune teorie del complotto possono essere infondate, etichettare automaticamente una persona come complottista perché sostiene qualcosa di diverso, blocca il dialogo e delegittima ogni tentativo di portare argomenti diversi sul tavolo. L’uso indiscriminato di queste parole crea un clima di “pensiero unico”, in cui il dissenso viene elevato a “illecito” e percepito come una minaccia, anziché come una risorsa per migliorare le soluzioni comuni e creano l’idea, questa sì pericolosa, che chi non si conformi rappresenti una minaccia per il bene comune. Questo approccio sfrutta il senso di appartenenza, la creazione di clan, con lo scopo di isolare ( come fanno i bulli a scuola) chi si pone in modo critico o non si adegua. Ad esempio: “Chi non si vaccina è un irresponsabile, egoista e opportunista. È un parassita”, sono parole che incitano all’odio verso una specifica categoria di persone, creando solo divisione. Questo linguaggio di odio diffuso sui social e tramite i media, normalizza l’aggressività, spoglia le persone della loro dignità individuale, riducendole a una categoria da condannare o addirittura eliminare. Inoltre quando usato da parte di leader e figure pubbliche questo linguaggio legittima comportamenti violenti e persecutori, sia online che offline.
Conclusione
Il linguaggio è uno strumento potente. Può distruggere, dividere e umiliare, ma potrebbe se ben usato, anche unire, educare e ispirare. Oggi è doveroso reimparare ad ascoltare e ad accettare le opinioni diverse, e successivamente a imparare a scegliere con attenzione le parole, soprattutto quando si trattano temi delicati che toccano la vita di milioni di persone. Parole come “no vax” e “complottista” oltre a non rappresentare la realtà che è ben più complessa, vengono usate solo per dividere e alimentare il conflitto e rifiutare il dialogo. Superare la retorica dell’odio e costruire un dialogo civile è una responsabilità collettiva, che parte dall’esempio di chi ha maggiore visibilità, per arrivare al contributo di ogni singolo cittadino. Solo così sarà possibile ricostruire un dibattito pubblico che non si basi su etichette e attacchi, ma su rispetto e ascolto.
Chi ha creato questo clima, (bisogna tornare alla gestione della pandemia dei primi anni , e quindi ai governi Conte e Draghi), è responsabile di una frattura seria e pericolosa nella società, basta fare un giro sui social e vedere post e commenti. Stiamo assistendo a un ritorno alla logica del branco, in cui c’è l’influencer, il politico, o capetto di turno, che prende di mira qualcuno, lo bullizza con il suo clan, magari bloccando la vittima dai social sicché non possa nemmeno replicare e difendersi.
C’è chi addirittura arriva a invitare datori di lavoro a licenziare la persona. Siamo al ritorno di una certa bestialità che così l’umanità però non aveva ancora mai vissuto. Mala tempora currunt.
Le immagini riportano alcune pagine del quotidiano la “Verità” che ha raccolto le frasi d’odio di alcuni personaggi pubblici. Ma l’attualità è piena di altri esempi anche peggiori.
Si è conclusa il 2 giugno a Ginevra la 77 assemblea dell’OMS, che sta per organizzazione Mondiale della Sanità, ente che fa parte dell’ONU e a cui aderiscono 194 Stati. Scopo dell’assemblea ottenere la sovranità assoluta sulla sanità dei singoli stati, e quindi sulla salute dei singoli cittadini, tramite la firma del trattato Pandemico e dell’approvazione di alcuni emendamenti al Regolamento del 2005 (IHR). Ma giova fare qualche premessa. In particolare nonostante i membri siano i 194 Stati che aderiscono all’ONU, l’OMS è finanziata all’87% da privati.
In prima posizione tra questi (seconda, se contiamo anche quelli pubblici) la Bill e Melinda Gates Foundation, che sono gli stessi della Bill & Melinda Gates Medical Research Institute, centro di ricerca per malattie che sperimenta farmaci, soprattutto vaccini, e nel cui organigramma troviamo perlopiù persone che hanno operato nelle note Big Pharma quali: Pfizer, Biontech, Novartis, AstraZeneca, Merk, solo per citarne alcune. La Bill e Melinda Gates Foundation, giusto per fare un esempio, dei meccanismi che si verificano tra questi soggetti, ha finanziato, con 100 milioni di dollari la Coalition for Epidemic Preparadness Innovations, che, ha poi, a sua volta, girato, 55 milioni di dollari alla tedesca BioNTech, che per gli smemorati, è quella che, assieme a Pfizer ha sviluppato uno dei vaccini a mRNA.
Rimanendo tra i finanziatori privati, al secondo posto, dopo gli ex coniugi Gates, troviamo la “Gavi Alliance”, che sta per “alleanza per i vaccini” che ha il dichiarato obiettivo di vaccinare tutto il pianeta, tant’è che il 6 e 7 giugno scorso sempre a Ginevra (del resto erano già tutti lì), la Gavi ha riunito il suo Consiglio di amministrazione al termine del quale ha annunciato di voler accelerare l’immunizzazione globale, approvando il “Gavi 6.0”, ovvero la strategia per gli anni 2026-2030. Anche all’interno di Gavi, le coincidenze a volte, troviamo tutti nomi che vengono dalle solite note Big Pharm e dal Bill & Melinda Gates Medical Research Institute. Non solo. Da un punto di vista finanziario la Gavi ha come principale sponsor proprio la Bill & Melinda Gates foundation, che le sborsa ben 1807,2 milioni di dollari.
Quanto all’OMS, i privati (Gates, Gavi, Blombooberg Fundation, Vital Strategy, Sanofy (casa farmaceutica che produce i principali vaccini) Glaxo (altra casa farmaceutica che produce vaccini) finanziano, come dicevo in apertura, per l’87% dell’OMS. Vale a dire che un soggetto che dovrebbe, e sottolineo dovrebbe, preoccuparsi della salute pubblica in modo imparziale e senza interessi diretti, è invece totalmente in mano ai privati che producono farmaci e vaccini in via diretta e/o indiretta. Secondo voi che politica sanitaria potrebbe mai spingere un’OMS con questo DNA? Non scorgete nessun conflitto di interessi? E supponiamo, per assurdo si intende, che i farmaci che questi signori impongono all’umanità, direttamente o indirettamente, siano dannosi per la salute, è previsto un sistema di controllo indipendente e imparziale? C’è un sistema di bilanciamento di questo strapotere? No. Non c’è.
E guardate che non sarebbe la prima volta che questi soggetti fanno danni gravi alla salute pubblica. La storia ci ricorda che questi signori che vogliono vaccinare il mondo a qualsiasi costo (che per loro è sempre un guadagno), sono le stesse persone che a fronte di danni alla vita e alla salute delle persone hanno tirato dritto e cercato di nascondere danni e modalità, probabilmente per non subire perdite di bilancio. Ci sono voluti decenni per i singoli cittadini per ottenere un briciolo di giustizia, in casi quali quello dell’Oxicontin 500.000 persone morte, Mediaxal almeno 500 morti solo in Francia, Talidomide, oltre 10 mila bambini focomelici; e a Kano, in Africa, Pfizer è stata condannata sia perché non chiese mai il consenso dei genitori dei bambini, né del governo nigeriano, per inoculare un trattamento sperimentale, ( bambini usati come cavie a loro insaputa), sia perché, a causa del trattamento sanitario cui li hanno sottoposti, sono morti diversi bambini e molti altri sono rimasti cechi, o paralizzati o devono convivere con gravi malformazioni. Il Principio attivo di quel farmaco fu anche usato sugli adulti europei nel 1998 e in seguito ritirato dal mercato per l’alta tossicità epatica. Ergo altri danni. Questo è solo un assaggio dell’ “etica” delle persone che vogliono vaccinare il mondo e contemporaneamente guadagnarci miliardi di euro. A tal proposito, secondo voi, è ammissibile che a fronte di una pandemia grave e seria, come ce l’hanno descritta, gli Stati abbiano dovuto pagare fior fior di quattrini per avere i vaccini? Perché è stato permesso alle case farmaceutiche di lucrare in un momento di crisi sanitaria globale? Perché il principio di solidarietà sociale, imposto ai cittadini, nei confronti delle case farmaceutiche non è stato tirato in ballo?
E ancora, a fronte dei miliardi di euro sborsati dagli Stati ( leggi dai cittadini) 20 miliardi per la precisione, come è possibile che Ursula von Der Leyen abbia preso accordi via whatsapp con il Ceo di Pfizer, Albert Bourla? E perché hanno imposto la secretazione di questi contratti? Dove sono l’etica e la trasparenza nei confronti dei cittadini? Possibile che i cittadini, obbligati a farsi iniettare un farmaco sperimentale per poter lavorare senza che fossero ancora noti gli effetti e le reazioni avverse nel breve e nel lungo periodo, non abbiano avuto nemmeno il diritto di conoscere il contenuto dei contratti di acquisto delle dosi? Cosa c’è nelle clausole di quei contratti che i cittadini non dovevano e non devono tutt’ora conoscere, pur avendone pagato il caro prezzo, più di qualcuno con la propria vita e molti altri perdendo la salute?
Ma le domande non finiscono qui. Il New York Times ha riportato pochi giorni fa le dichiarazioni di Alina Chan, biologa molecolare del MIT e Harvard. Secondo la biologa, ma è in ottima compagnia, il virus Sar Cov 2 sarebbe uscito dal laboratorio di Wuhan, stessa città, il caso a volte, epicentro da cui si è diffusa la covid19. Già tre anni fa ormai Paolo Barnard (ex giornalista di Report) autore del libro Le origini del Virus (Chiare Lettere) , svelò, grazie all’aiuto di due tra i più importanti ricercatori internazionali “i letali segreti biologici del coronavirus, già noti ai virologi di Wuhan e ai loro amministratori politici nei primi giorni del contagio in Cina.” Da me intervistato all’epoca, Barnard oltre a ribadire che l’uscita del virus dal laboratorio “è di una straripante evidenza” alla domanda su che valore hanno allora gli studi che parlano di salto di specie, mi ha risposto: “l’autore di quello studio (uno) ha totalmente dimenticato che esistono montagne di prove-pubblicate dai cinesi per primi-… il suo è stato un atto bizzarro e ciò nonostante molti giornali, tra i quali il The Guaridan e in Italia, Repubblica, l’hanno riportato senza il minimo controllo giornalistico, e questo è quasi comico se non fosse tragico”. Fatto sta che laboratori come quello di Wuhan, alcuni dei quali producono virus davvero pericolosi, ce ne sono molti anche nel cuore dell’Europa. Vi siete mai chiesti che senso ha produrre virus modificati? Se non esistono in natura perché crearli con tutti i pericoli che ciò comporta? Non è che creano il problema per offrire la soluzione, dietro compenso? Spero in Italia sia ancora lecito porsi delle domande e ipotizzare delle risposte, sarò forse maliziosa ma ricordo che persone molto più autorevoli della sottoscritta e grandi conoscitrici delle dinamiche del mondo affermavano che “pensare male è peccato ma spesso ci si azzecca.”
Ritornando all’Assemblea Mondiale della Sanità, e quindi a Bill Gates e C. nell’ultimo incontro ufficiale, non sono riusciti ad ottenere la sovranità sanitaria su milioni di cittadini, abitanti dei 194 Stati aderenti. Vuoi complici le elezioni europee, il trattato pandemico non è passato, determinanti i no di alcuni Stati tra cui Russia, Gran Bretagna e Italia. Così come il “no” a denti stretti del Presidente degli USA Joe Biden, costretto dal fatto che la metà dei governatori statunitensi (24 su 50), e 49 senatori erano contrari. Inoltre, a ribadirgli il concetto, 22 procuratori federali che hanno dichiarato illegittima la consegna della salute degli Americani ad un organo sovranazionale. Ciononostante, però, in conclusione, l’Assemblea mondiale della sanità non ha mollato la presa, non ha rinunciato al trattato, lo ha solo rimandato al prossimo anno: maggio 2025. Ricordo che quanto all’Italia ha il suo piano pandemico 2024-2028 nel cassetto almeno da gennaio 2024, e nel quale, tra le altre cose, riconosce i vaccini come la misura «più efficace» per contrastare le pandemie e conferma il ricorso alle restrizione delle libertà personali in caso di necessità comprese le chiusure, il distanziamento e l’uso di mascherine. Tutte cose che però innumerevoli studi hanno definito inutili se non dannose. Vedi l’impatto delle chiusure delle scuole sulla salute psichica dei giovani. Non mi stupirei che sia rimasto nel cassetto solo a causa delle elezioni e del forte peso che in questo frangente hanno i cittadini, non mi stupirei quindi che chiuse le urne il suddetto piano salti fuori dal cassetto.” (un mio articolo pubblicato da Il Corsaro della Sera- numero di luglio 2024)
L’informazione è libera solo se indipendente. Se vuoi aiutarmi nel mio lavoro con un piccolo contributo, avrai il merito di ogni verità svelata. Grazie in anticipo. Segui le istruzioni qui sotto per la donazione:
Alle richieste contenute nel Foia del 20 giugno 2024 dell’Associazione Arbitrium di cui abbiamo parlato qui e qui sono arrivate le risposte da Ministero della Salute, Iss, e Aifa. Il primo con tre righe, tre, afferma che non risultano documenti riferibili alle istanze. Sarebbe quindi lecito, così fosse, pensare che il Ministero e il ministro Speranza abbiano quindi imposto una politica vaccinale senza vi fossero documenti, studi, ricerche analisi? Sarebbe molto grave, ma lo scrivono loro. L’Iss invece rimbalza il problema Aifa e la nota tattica dello scarica barile e scrive testualmente :“si rappresenta che i dati e le informazioni oggetto della Vs. richiesta non rientrano nell’ambito di competenza proprio di questo Istituto. Si ritiene, piuttosto, che la competenza esclusiva a fornire i dati e le informazioni oggetto della predetta istanza di accesso interessi l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), alla quale, pertanto, con la presente, la stessa viene tramessa (cfr. All.to), ad ogni buon conto, per le valutazioni e gli eventuali adempimenti di competenza.” Infine, Aifa, rimasta con il cerino in mano, risponde, e la premessa è già tutto un programma: “Preliminarmente, occorre specificare – scrivono i burocrati- che l’istanza non può essere trattata come un accesso documentale, ai sensi degli artt. 22 e ss. della legge n. 241/1990, non avendo codesta associazione fornito indicazione e/o specificazione dell’interesse e della motivazione sottesi all’istanza. È noto infatti che, secondo giurisprudenza costante, la “legittimazione a richiedere l’accesso agli atti amministrativi presuppone la dimostrazione che gli atti oggetto dell’istanza siano in grado di spiegare effetti diretti o indiretti nella sfera giuridica dell’istante; la posizione da tutelare deve risultare comunque collegata ai documenti oggetto della richiesta di accesso; il rapporto di strumentalità appena descritto deve, poi, apparire dalla motivazione enunciata nella richiesta di accesso”. Come a dire che non vi sono effetti diretti negli associati che hanno subito, come tutti noi, una campagna vaccinale e, nella maggior parte dei casi anche una vaccinazione obbligatoria di massa che ha prodotto a più di qualcuno danni gravi alla salute, fino addirittura alla morte. Dopo l’infelice premessa comunque Aifa qualche risposta l’ha data e sinceramente sembrano tutte molto interessanti. Ne evidenzio solo due (per evitare una lungaggine eccessiva). Primo, ha messo nero su bianco (ma già lo facevano le schede tecniche dei vaccini) che nessuno dei vaccini covid19 approvati presenta l’indicazione “prevenzione della trasmissione dell’infezione dell’agente Sars cov 2. L’indicazione terapeutica per la qual sono stati approvati i vaccini covid 19 è riportata nei rispettivi RCp paragrafo 4.1.” Su questo blog lo abbiamo ripetuto miliardi di volte facendo anche vedere le schede tecniche dei vaccini. Ciò nonostante abbiamo sentito dire a grandi personaggi, con la presunzione di voler guidare uno Stato: “Non ti vaccini, contagi, lui o lei muoiono” e ancora «Il Green Pass è una misura con cui gli italiani possono continuare ad esercitare le proprie attività, a divertirsi e andare al ristorante, a partecipare a spettacolo all’aperto o al chiuso con la garanzia, però, di ritrovarsi tra persone che non sono contagiose. In questo senso è una misura che, nonostante abbia chiaramente delle difficoltà di applicazione, è una misura che dà serenità, non che toglie serenità. Grazie». Non mi pare Mario Draghi si sia ad oggi ancora scusato per le fallaci affermazioni fatte durante la pandemia tra cui questa appena indicata e definita tra l’altro affermazione non corretta addirittura da Open che è tutto dire!
Lo ripetiamo per la milionesima volta, nessun vaccino al mondo impedisce e può impedire la trasmissione del virus. I vaccini possono impedire solo ( quando sono fatti in modo corretto) l’insorgere della malattia fornendo al sistema immunitario gli strumenti (anticorpi) che permettono di debellare il virus entrato nel corpo. Ma, i vaccini covid19 non sono stati capaci di ottemperare nemmeno a questo unico scopo, posto che le persone si sono ammalate e continuano ad ammalarsi nonostante 4, 5, 6, 7 dosi.
Tra le risposte di Aifa giova anche notare che l’Ente ammette chiaramente anche la violazione alla normativa del farmaco: “…è stato necessario- scrive Aifa- per motivi epidemiologici legati all’emergenza COVID-19, rendere disponibili i vaccini autorizzati da EMA anche per indicazioni aggiuntive rispetto a quella originaria (es. dose addizionale e dose di richiamo), anche prima della loro successiva autorizzazione da parte di EMA stessa. In molti casi, infatti, tale inserimento derivava da specifiche esigenze epidemiologiche e rispondeva alla necessità di rispondere a considerazioni e raccomandazioni di autorità sanitarie quali EMA, ECDC e WHO. In questo contesto, la dispensazione dei suddetti vaccini ai sensi della L. 648/96 è stata effettuata, tenuto conto delle evidenze disponibili, in stretta collaborazione con le altre istituzioni sanitarie del Paese (Ministero della salute, Comitato Tecnico-Scientifico istituito presso il Dipartimento di Protezione Civile e ISS) per garantire la migliore risposta all’epidemia, anche in considerazione dei diversi scenari epidemiologici che di volta in volta si sono susseguiti.”
Aifa parla di “Evidenze disponibili” che però, guarda caso, non hanno e soprattutto non hanno mai avuto e viene il legittimo sospetto non le abbiano tanto meno mai visionate: faceva tutto Ema. Lo dichiara il Ministero della Salute e lo ribadisce l’ISS che rimbalza infatti la risposta al Foia ad Aifa. Sul punto ricordo che due anni fa un pool di avvocati, dell’associazione IDU (Istanza Diritti Umani) e dell’associazione DUS (Diritti umani e salute) scoprirono infatti che le succitate istituzioni italiane non possedevano nemmeno i documenti necessari a verificare l’efficacia e la sicurezza dei vaccini anti Covid!!
Detto in altro modo non avevano gli studi, perché non c’era tempo per farli, hanno violato la legge e si giustificano dicendo che c’era una pandemia e che si sono fidati di Ema. Buttando letteralmente nella latrina insieme a una tradizione di millenni di storia del diritto, la normativa italiana prevista proprio ed esclusivamente per salvaguardare la salute dei cittadini. Questo in estrema sintesi.
Se poi andiamo a vedere tutte le altre risposte è tutto un rimandare all’Ema a partire dalla premessa “Nel merito, per quanto di competenza della scrivente Agenzia, appare opportuno ricordare che tutti i vaccini antiCOVID-19 sono stati autorizzati con procedura centralizzata, che è coordinata dall’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA)”.
A fronte di dette risposte fumose, insufficienti, che pare, ma potrei sbagliarmi, vogliano nascondere la verità anzicchè aiutare a scoprirla, l’Associazione Arbitrium, il 20 agosto 2024 ha inviato un altro Foia, 14 pagine di domande alle quali gli Enti interpellati ( Aifa, ISS, Ministero della Salute in primis) sono chiamati a rispondere in maniera chiara, con un sì o un no. Il contenuto del documento in dettaglio lo potete apprendere nell’intervista agli avvocati Valeria Panetta e Manola Bozzelli, presidente e vice dell’Associazione Arbitrium.
Qui aggiungo solo che alla base dell’importanza e urgenza delle risposte a tutti i quesiti, nessuno escluso, vi sono evidenti ragioni di salute pubblica come ben sottolineano gli avvocati nella missiva spedita. Speriamo vivamente Aifa, Ministero della Salute & C. non perdano un’altra occasione per svolgere uno dei compiti per cui sono state create : tutelare la nostra salute.
Sono ormai più di due anni che molte associazioni di legali , sanitari e ricercatori chiedono documentazioni e studi relativi alla vaccinazione imposta alla popolazione, allo Stato Italiano, che non solo non risponde, cosa già gravissima per uno Stato democratico, ma in più continua a consigliare vaccinazioni cd anti covid, che anti covid non lo sono affatto data l’efficacia dello 0,7. L’ultimo appello alla trasparenza e al rispetto della salute del popolo italiano allo Stato proviene dall’Associazione Arbitrium-Pronto Soccorso Giuridico Per La Tutela Dei Diritti Inviolabili. Se le istituzioni continueranno a non risponderanno si procederà per le vie legali. Nell’intervista video l’avv. Valeria Panetta e l’avv. Manola Bozzelli.
Julian Assange è libero e ha lasciato ieri il Regno Unito e il carcere di massima sicurezza vicino Londra dove era stato incarcerato per cinque anni. Lo ha annunciato nella notte WikiLeaks dopo la notizia dell’accordo di dichiarazione di colpevolezza raggiunto con la giustizia americana. Assange era accusato di aver pubblicato circa 700.000 documenti riservati relativi alle attività militari e diplomatiche degli Stati Uniti, a partire dal 2010.
Il giornalista ha accettato di dichiararsi colpevole di un reato relativo al suo ruolo in quella che per gli americani è una violazione di materiale classificato americano, l’accordo di cui non sappiamo ancora tutti i dettagli come gli consentirà di evitare la reclusione negli Stati Uniti e di tornare in Australia. Il patteggiamento deve ancora essere approvato da un giudice federale. «Assange è libero» ha annunciato Wikileaks, che riporta che l’australiano, 52 anni, ha lasciato la prigione di Belmarsh lunedì mattina, è stato rilasciato dalla giustizia britannica nel pomeriggio all’aeroporto di Stansted a Londra, da dove si è imbarcato su un aereo e halasciato il Regno Unito.
Allego lettera che l’associazione ARBITRIUM – Pronto Soccorso Giuridico (mai nome fu più azzeccato) ha inviato alle istituzioni, tutte, dal Ministero della Salute, al Presidente del Consiglio , all’Aifa , Istituto di Sanità etc. etc…
ISTANZA PER L’ACCESSO AGLI ATTI AMMINISTRATIVI AI SENSI DELL’ART. 5, COMMA 2, DEL D.LGS. 33/2013, COME MODIFICATO DAL D.LGS. 97/2016, NONCHÉ AI SENSI DELLA L. N. 241/90 L’associazione Arbitrium-Pronto Soccorso Giuridico Per La Tutela Dei Diritti Inviolabili, in persona delle sottoscritte, Avv. Valeria Panetta, in qualità di Presidente e dell’ Avv. Manola Bozzelli, in qualità di Vicepresidente, raccoglie fra i propri iscritti persone che possono essere raggruppate nelle categorie destinatarie del DL 44/21 e s.m.i. in conseguenza del quale i nostri iscritti sono stati obbligati alla c.d. vaccinazione anti covid 19. Corre l’obbligo, pertanto, che gli Enti in indirizzo chiariscano in via definitiva alcuni aspetti, relativi ai vaccini c.d. anti covid-19 che, finora -peccando di eccessiva laconicità, se non addirittura di un assordante silenzio- non sono stati espressi, se non per caratteri generali ed apodittici… Continua nel file allegato
Uno studio condotto su 558. 017 persone ( no 90, no 50, no 4 gatti)
“Metodi: Lo studio, condotto a Seul, in Corea del Sud, ha analizzato i dati di un campione casuale del 50% di residenti della città di età pari o superiore a 65 anni, per un totale di 558.017 individui. I partecipanti sono stati divisi in gruppi vaccinati e non vaccinati, con vaccinazioni che includevano vaccini mRNA e cDNA. Lo studio si è concentrato sull’incidenza di AD e MCI post-vaccinazione, identificata tramite i codici ICD-10, utilizzando analisi logistiche multivariabili e analisi di regressione di Cox. I pazienti con demenza vascolare o morbo di Parkinson sono serviti come controlli.
I risultati di questo studio pubblicato su PUBMED hanno mostrato un aumento dell’incidenza di MCI e AD negli individui vaccinati, in particolare quelli che ricevono vaccini mRNA, entro tre mesi dalla vaccinazione. Il gruppo del vaccino mRNA ha mostrato un’incidenza significativamente più elevata di AD (odds ratio [OR]: 1,225; intervallo di confidenza al 95% [CI]: 1,025-1,464; p = 0,026) e MCI (OR: 2,377; CI: 1,845-3,064; p <0,001) rispetto al gruppo non vaccinato. Non è stata trovata alcuna relazione significativa con la demenza vascolare o la malattia di Parkinson. Conclusioni: prove preliminari suggeriscono un potenziale legame tra la vaccinazione contro il COVID-19, in particolare i vaccini a mRNA, e l’aumento dell’incidenza di AD e MCI.
Conclusioni: prove preliminari suggeriscono un potenziale legame tra la vaccinazione contro il COVID-19, in particolare i vaccini a mRNA, e l’aumento dell’incidenza di AD e MCI. Ciò sottolinea la necessità di ulteriori ricerche per chiarire la relazione tra le risposte immunitarie indotte dai vaccini e i processi neurodegenerativi, sostenendo il monitoraggio e l’indagine continui sugli impatti neurologici a lungo termine dei vaccini.”
Consiglio regionale: all’unanimità, da sinistra a destra, ha approvato la legge per l’aumento della copertura vaccinale anti Papilloma virus umano e la prevenzione della bronchiolite. Nella sostanza la legge stabilisce che “l’iscrizione ai percorsi d’istruzione previsti nella fascia d’età 11-25 anni, compreso quello universitario, è subordinata alla presentazione di documentazione, già in possesso degli interessati, in grado di certificare l’avvenuta vaccinazione anti-HPV, ovvero un certificato rilasciato dai centri vaccinali delle ASL di riferimento, attestante la somministrazione, l’avvio del programma di somministrazione oppure il rifiuto alla somministrazione del vaccino.”
i promotori della proposta di legge sono i due consiglieri Fabiano Amati e Pierluigi Lopalco, di Azione i quali hanno spiegato che la loro iniziativa: “È una strategia d’urto mai utilizzata in Italia che “subordina ad un colloquio informativo, finalizzato alla vaccinazione anti-Hpv, l’iscrizione a scuola” di una specifica fascia di età di ragazzi. Nello specifico, si tratta di una strategia per rendere la rete informativa a maglie strettissime, così da ridurre i non vaccinati alla sola percentuale di ragazzi e famiglie che scelgono il rifiuto in piena consapevolezza.
Ma è costituzionale questa legge ed è corretta questa modalità che agisce anche sul piano psicologico per indurre alla vaccinazione?
Ne parliamo con Daniele Trabucco, professore universitario strutturato in Diritto Costituzionale e Diritto Pubblico Comparato presso la Scuola Superiore per Mediatori linguistici, Istituto di grado universitario «san Domenico» di Roma, e Dottore di Ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico.
Nel mentre stavo montando l’intervista è uscita una notizia molto interessante e significativa ovvero che il Garante della Privacy ha chiesto chiarimenti alla Regione Puglia sull’obbligo di certificazione HPV. Nello specifico il Garante per la protezione dei dati personali ha ricordato alla regione Puglia che il Regolamento europeo sancisce un generale divieto di trattamento dei dati sulla salute, a meno che non ricorrano specifiche esenzioni. L’Autorità precisa inoltre che, sulla base della normativa di settore, la certificazione che attesta l’avvenuta vaccinazione può essere richiesta dal personale scolastico esclusivamente nei casi di vaccinazioni obbligatorie. Tenuto conto della particolare delicatezza dell’iniziativa, che vede coinvolti anche gli studenti minorenni, il Garante ha dunque invitato la Regione a far pervenire, entro 30 giorni, ogni elemento di informazione utile alla valutazione del caso.
A Momenti Particolari, trasmissione che conduco su il13tv, ospite straordinario, il Prof. Carlo Ventura, Ordinario di Biologia Molecolare presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Bologna. E’ direttore del Laboratorio Nazionale di Biologia Molecolare e Bioingegneria delle Cellule Staminali dell’Istituto Nazionale di Biostrutture e Biosistemi (INBB) (www.inbb.it).
Il prof. Ventura, tra le altre cose, ha scoperto come stimoli fisici – quali campi magnetici pulsati a frequenza estremamente bassa, campi radioelettrici e la vibrazione meccanica, inclusa quella sonora – siano in grado di modificare sostanzialmente il destino cellulare, ivi comprese le cellule staminali. I suoi studi hanno dato impulso alla “meccanobiologia”, portando strategie innovative di “Medicina Rigenerativa” basate sulla stimolazione del nostro intrinseco potenziale di auto-guarigione.
In altre parole ha scoperto che le cellule reagiscono alla luce e ai suoni vedono e sentono.. più di noi :-). Nell’intervista potrete vedere un’immagine straordinaria, meravigliosa di una cellula che .. prende una stella di luce 🙂