Vaccino a mRNA autoreplicante: l’EMA approva, i medici lanciano l’allarme

L’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha recentemente approvato un nuovo vaccino a mRNA autoreplicante contro il SARS-CoV-2.

A differenza dei vaccini mRNA “classici” (come quelli di Pfizer-BioNTech o Moderna), questo utilizza una tecnologia di autoamplificazione dell’RNA: una volta inoculato, il materiale genetico continua a replicarsi autonomamente all’interno delle cellule per un periodo prolungato, inducendo una produzione molto più estesa della proteina Spike. Il problema è proprio questo, la Spike, ad oggi, è stata oggetto di molteplici studi per i suoi effetti citotossici, infiammatori e pro-trombotici, soprattutto se presente in circolo in quantità significative e per periodi prolungati. Il nuovo vaccino, generando più Spike e più a lungo, preoccupa non poco parte del mondo medico e scientifico, infatti il suo utilizzo solleva pesanti interrogativi sulla sicurezza a medio e lungo termine, in assenza di dati esaustivi su biodistribuzione, durata della replicazione e rischio di eventi avversi sistemici.

A ciò si deve aggiungere la recente scoperta secondo la quale tracce di proteina Spike sarebbero state rilevate nei fluidi biologici (come latte materno, sudore, secrezioni salivari e sessuali), aprendo scenari ancora incerti sul potenziale effetto della trasmissibilità interumana non infettiva.

Dal punto di vista regolatorio, il nuovo prodotto entrerà automaticamente in commercio anche in Italia, salvo opposizione formale del governo entro il 23 aprile. Una finestra temporale strettissima, durante la quale il dibattito scientifico e pubblico dovrebbe focalizzarsi su una domanda cruciale: è davvero prudente autorizzare una tecnologia vaccinale che amplifica la produzione della proteina Spike, proprio quella su cui oggi gravano i maggiori sospetti di tossicità?

Gli studi accumulati in questi anni parlano chiaro: la Spike non è una semplice “chiave d’ingresso” del virus, ma una proteina bioattiva capace di attraversare la barriera ematoencefalica, indurre infiammazioni sistemiche e, soprattutto, provocare miocarditi e pericarditi, con particolare incidenza nei soggetti giovani e sani, in età adolescenziale e post-adolescenziale. Le stesse autorità sanitarie – EMA, CDC, FDA – hanno dovuto riconoscere il rischio, sia pure con timidezza, e rivedere le raccomandazioni per alcune fasce d’età.

In questo contesto, autorizzare un vaccino che autonomamente prolunga e amplifica l’espressione della Spike, senza sapere con esattezza per quanto tempo e dove si distribuisca nel corpo, non è solo imprudente: è un salto nel buio, quella della morte.

C’è da chiedersi come mai non bastino già i dati accumulati sugli effetti avversi per imporre una ritirata strategica da questa tecnologia. Di certo, continuare su questa strada significa ignorare il principio di precauzione, fondamento non negoziabile per una medicina etica e responsabile. In gioco, oggi, non è più solo la protezione dal virus- sempre sia mai stata in gioco – ma la fiducia stessa nella scienza e nelle istituzioni che la rappresentano , una fiducia già gravemente tradita. Che questo ultimo vaccino ne rappresenti il colpo mortale?

Rispondi